Gigi Proietti, Shakespeare e barzellette: sessant’anni da mattatore

Gigi Proietti, Shakespeare e barzellette: sessant’anni da mattatore
Gigi Proietti, Shakespeare e barzellette: sessant’anni da mattatore
di Gloria Satta
Lunedì 2 Novembre 2020, 22:17
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Più di 60 anni in scena all’insegna di un talento irresistibile: Gigi Proietti è stato l’ultimo mattatore. Non a caso, quando si parla di lui, gli aggettivi più usati sono poliedrico, istrionico, geniale. La carriera dell’attore si è infatti articolata per oltre mezzo secolo a 360 gradi: teatro, musica, cinema, tv. Autoironia, disincanto, una presenza scenica potentissima, la conoscenza profonda della cultura, anche di Roma, e poi quell’estro artistico esplosivo nutrito da anni di studio e dal rapporto ininterrotto con il pubblico: questi gli ingredienti che hanno fatto di Proietti, artista pop con radici culturali profonde, non solo un numero uno ma anche un esemplare unico nel panorama dello spettacolo italiano. 

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Gigi nasce nella Capitale e passa il primo anno di vita in via di Sant’Eligio, traversa di via Giulia. La sua famiglia, estranea allo spettacolo, «costringe» il futuro mattatore a studiare sodo e dopo il liceo frequentato all’Augusto lui si iscrive a Giurisprudenza. Ed è proprio all’università che scopre il teatro. La sera, per mantenersi, canta nei ristoranti con la sua bellissima voce e si esibisce nei piccoli teatri. Di giorno affronta provini e finisce al Centro Universitario Teatrale dove scopre Ibsen, Brecht, Shakespeare. A dire la verità il Bardo l’aveva già incrociato (ma inconsapevolmente) all’età di 14 anni «vedendo un Amleto messo in scena da Vittorio Gassman», raccontava, «ma chi fosse Shakespeare all’epoca non lo sapevo nemmeno». È Giancarlo Cobelli a insegnargli il mestiere e la disciplina fino alle prime prove significative dell’attore in Operetta di Gombrowicz e nel Dio Kurt di Alberto Moravia. Ma l’affermazione e la fama arrivano grazie al musical di Garinei & Giovannini Alleluja brava gente in cui Gigi sostituisce Domenico Modugno. La sua carriera è ormai lanciata e destinata a collezionare un trionfo dietro l’altro. Le tappe della galoppata nel successo s’intitolano Cavalli di battaglia, I sette re di Roma (in cui fa tutti i ruoli) e soprattutto A me gli occhi please, irresistibile one-man-show che dal 1976 per 3 anni riempie i teatri di tutta Italia. Ma Proietti ha fatto anche tanto teatro ”serio”, dall’Edipo Re del 1981 in cui venne diretto da Gassman fino alle collaborazioni con Carmelo Bene, Antonio Calenda, lo stesso Cobelli, Sam Shepard. Ma questo suo versante drammatico, frutto di studio e applicazione, secondo lui non gli veniva riconosciuto. E questo fatto gli provocava una certa amarezza che non gli ha impedito tuttavia di aprire alla fine degli anni ’70 la famosa scuola di recitazione destinata a sfornare talenti come Enrico Brignano, Paola Minaccioni, Giorgio Tirabassi, Flavio Insinna, ma anche di gestire Brancaccio e Brancaccino. E fondare 17 anni fa il Globe Theatre nel verde di Villa Borghese per consacrarlo a Skakespeare. 

Il cinema non è stato altrettanto ricco di occasioni per Gigi che veniva considerato un caratterista, sia pure di genio. Il suo più grande successo, punta di diamante dell’intera carriera, rimane Febbre da cavallo di Steno (1976) in cui fa lo scommettitore sfortunato Bruno Fioretti detto Mandrake, un ruolo che l’attore avrebbe ripreso nel remake del 2002 firmato da Carlo Vanzina. Gigi girò anche Brancaleone alle crociate con Mario Monicelli in ben tre personaggi, è stato uno dei protagonisti del mitico Casotto di Sergio Citti, ha preso parte a La proprietà non è più un furto di Elio Petri, L’urlo di Tinto Brass, Eloise, la figlia di D’Artagnan di Bertrand Tavernier che lo trasformò in Mazarino mentre Federico Fellini, che lo aveva preso in considerazione per il ruolo di Casanova, gli preferì poi Donald Sutherland. È Alessandro Gassman, nel 2017, a ”recuperarlo” alla grande affidandogli il ruolo indimenticabile di uno scrittore che ha vinto il Nobel nel film Il permesso. Le ultime interpretazioni di Proietti sono il Mangiafuoco nel Pinocchio di Matteo Garrone, e Io sono Babbo Natale, la commedia di Edoardo Falcone attesa nei cinema a dicembre, in cui il grande attore è un Santa Claus in incognito. 

Ed è corposa la sua carriera in tv, tra show e fiction. Il più grande successo è il serial Il Maresciallo Rocca, in onda su Rai1 tra il 1996 e il 2005 con ascolti record: Gigi faceva un carabiniere padre di 4 figli. Ma è stato anche San Filippo Neri, il cardinale Romeo Colombo da Priverno in L’ultimo papa re e lo stravagante giornalista del Messaggero Bruno Palmieri in Una pallottola nel cuore, girata proprio nel nostro giornale, Sandokan in Le tigri di Mompracem. L’attore ha fatto centro anche nei varietà: Fatti e fattacci, Fantastico 4, Club ’92, Cavalli di Battaglia sono i titoli che consolidano la sua fama di grande intrattenitore. E di ultimo mattatore. 
 

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