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Gina Lollobrigida, Mara Venier: «Era stanca di lottare, ma aveva un sogno: tornare libera»

La conduttrice tv racconta l’ultima intervista fatta alla diva a Domenica In, nel novembre del 2021, la loro amicizia e gli anni del dolore. «Gina voleva morire in pace. L’amore per Piazzolla? Erano legatissimi»

Gina Lollobrigida, Mara Venier: «Era stanca di lottare, ma aveva un sogno: tornare libera»
Gina Lollobrigida, Mara Venier: «Era stanca di lottare, ma aveva un sogno: tornare libera»
di Ilaria Ravarino
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 16 Gennaio 2023, 22:02 - Ultimo agg. : 17 Gennaio, 11:26
4 Minuti di Lettura

A lei l’ultima intervista, la più dolorosa, quella delle lacrime e dell’umiliazione. Quella in cui la diva, considerata ormai fuori controllo dal figlio Milko Skofic, e isolata dalla sua stessa famiglia, chiedeva, piangendo, il diritto a «morire in pace». Lasciata sola dalle persone a lei più vicine dopo aver accolto come un figlio (anche troppo, secondo i parenti) Andrea Piazzolla, suo assistente e tuttofare, accusato di avere approfittato del suo patrimonio: il racconto nel novembre 2021, in una puntata di Domenica In che adesso pesa come un macigno. In studio c’erano Gina Lollobrigida, il suo avvocato Antonio Ingroia e l’amica da più di vent’anni, Mara Venier. 

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Che ricordo ha di quell’intervista? 
«Quella volta l’ho trovata meno combattiva, quasi rassegnata a quello che le stava succedendo. Le dirò, quel giorno ho avuto una brutta sensazione, come se si stesse lasciando andare». 

Come mai accettò di parlarle? 
«Avevamo una bella amicizia, aldilà delle ospitate in tv, per cui mi faceva piacere invitarla in studio. A volte, sinceramente, era lei a chiedermelo. A Domenica In ho cercato sempre di darle spazio e farla sfogare, anche nei momenti più difficili e pesanti. C’era una grande fiducia».

Come vi siete conosciute? 
«Sa che non me lo ricordo? Sarà stato venti, venticinque anni fa. Forse attraverso Renzo (Arbore, ndr) o Jerry (Calà, ndr). Ricordo che aveva un problema di qualche genere con le sculture, quelle che faceva lei. Era molto amareggiata. Poi è venuta al mio matrimonio: avevamo un rapporto di grande confidenza e amicizia. Di una cosa sono sicura: ha vissuto male i suoi ultimi anni». 

Perché? 
«Con tutto quello che le è successo, sfiderei chiunque a restare felice. In quell’ultima intervista mi disse: “Io ho il diritto di morire in pace”. E credo che avesse ragione. Doveva avere la libertà di vivere come voleva. Ogni donna, a qualsiasi età, dovrebbe poter fare come le pare. Figuriamoci se a 90 anni non aveva il diritto di farlo, Gina Lollobrigida. E invece le è stato impedito». 

Colpa di chi?
«Guardi, io so solo che quando la vedevo insieme ad Andrea (Piazzolla, ndr) mi sembrava che tra i due ci fosse un legame fortissimo, autentico e sincero. E reciproco. Gina era felice che ci fosse lui nella sua vita. Sono stata testimone di tanti loro momenti insieme, tante cene: lei stravedeva per lui e lui per lei. Ne sono certa». 

Ricordi belli ne ha? 
«Certo, a volte era ancora piena di vita e di gioia di vivere. Mi fa ancora sorridere quando mi raccontò la storia del suo tentato matrimonio con lo spagnolo (Francisco Javier Rigau, ndr). Mi aveva invitata, era felicissima. Doveva sposarsi a New York. Mi sono trovata il vestito, avevo comprato il biglietto. Niente. Mi chiama e mi fa: “Ferma, nun venì più perché questo qua nun me lo sposo”. Così, in romanesco, sincera. Mi mortificai, pensai subito che fosse stato lui a lasciarla. Ci stava, tutto sommato, poteva essere. E invece no, era il contrario. “Nun t’amareggià”, mi disse. Ogni volta che ce lo ricordavamo, e capitava spesso, ridevamo come due pazze. Si immagina? Avevano già spedito gli inviti, a quella festa doveva venire mezzo mondo, pure Bill Clinton era in lista». 

Com’era nel privato, come amica?
«La nostra era una gran bella amicizia, ovviamente io ero affascinata dai suoi racconti, amavo la sua vita. Eppure lei parlava raramente dei suoi successi, con me si apriva soprattutto sui grandi dolori. Non parlava delle avventure fantastiche con Sean Connery, dell’America. Parlava più spesso della violenza che aveva subito da ragazza, ancora un grande dolore. E aveva esorcizzato questa vita complicata, con tutti i suoi amori infelici, attraverso la fotografia e l’arte». 

Ma un ricordo bello?
«Quando le chiesi, tra tutti gli uomini che aveva baciato al cinema, chi fosse quello che le aveva fatto girare la testa. E lei rispose, senza esitare: il bacio più bello l’ho dato a Yul Brynner». 
 

 
 
 
 
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