Greta Beccaglia: «Io molestata in diretta ho paura dell’indifferenza, ma tornerò allo stadio»

Greta Beccaglia: «Io molestata in diretta ho paura dell’indifferenza, ma tornerò allo stadio»
Greta Beccaglia: «Io molestata in diretta ho paura dell’indifferenza, ma tornerò allo stadio»
di Claudia Guasco
Lunedì 29 Novembre 2021, 00:48 - Ultimo agg. 30 Novembre, 08:59
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Racconta di aver passato la notte insonne, scossa e arrabbiata per ciò che le è accaduto. «Avevo l’adrenalina a mille, una cosa del genere non mi è mai successa». Greta Beccaglia ha 27 anni, è una giornalista che lavora con l’emittente regionale Toscana Tv. Sabato sera si occupa del collegamento dallo stadio Castellani di Empoli per la partita con la Fiorentina, i viola perdono e lei si piazza sotto la curva ad aspettare i tifosi sconfitti. Che non solo sono furibondi per il risultato, ma colgono l’occasione per molestarla pesantemente.

Schiaffo e parolacce


Due la palpeggiano, altri due la insultano.

Lei reagisce, l’umiliazione è feroce: «Sono avvilita - dice - ma se possibile sono ancora più determinata nel voler fare la giornalista. E tornerò fuori dallo stadio, anche se mi ha fatto paura l’indifferenza che mi circondava quando sono stata aggredita». Le molestie in diretta televisiva sono l’ultima frontiera del disprezzo per le donne, nemmeno il rischio di essere riconosciuto trattiene chi pensa sia lecito e forse anche un po’ goliardico palpeggiare una cronista davanti alla telecamera.

«E infatti siamo in diretta. Arriva questo tizio, che prima si sputa sul palmo della mano e poi mi tira uno schiaffo sul sedere, molto forte. Io sono una persona garbata, gli dico che un gesto del genere non è ammissibile». L’uomo nemmeno si volta e si dilegua. «Il collegamento, se possibile, prosegue anche peggio. Con un altro tifoso che mi sfiora le parti intime».

Video

A quel punto la telecronaca si interrompe anche se, a dire il vero, dallo studio potevano accorgersene un po’ prima. Invece il collega, anziché stigmatizzare la violenza e chiudere la diretta, pare minimizzare. «Vai avanti, non te la prendere. È tutta esperienza», consiglia. Greta Beccaglia non se la prende con il conduttore: «Mi dispiace che si siano focalizzati sulle sue parole - riflette - Non si è reso conto di ciò che stava accadendo, in diretta va tutto molto in fretta. Appena ha capito, ha staccato la linea».

La polizia di Empoli indaga per identificare i molestatori, ha acquisito la registrazione di Toscana Tv, quelle delle telecamere di videosorveglianza, sta ascoltando i testimoni e convocherà anche la giornalista per raccogliere la sua deposizione.

 

Intanto sulla sua pagina Facebook si fa vivo uno degli aggressori. «Ti chiedo umilmente scusa in pubblico per averti molestato in quella maniera. Per favore ritira la denuncia, come vedi ci ho messo la faccia», scrive. Greta Beccaglia tira dritto: «Non mi interessa, non ho letto nulla. Domani presento la denuncia. Quello che è accaduto a me è inaccettabile e non si deve ripetere. Nel mio caso la molestia è stata ripresa in diretta perché ero lì a lavorare. Purtroppo però, come sappiamo, molte donne sono vittime di aggressioni a telecamere spente, senza che nessuno venga a saperlo. Questo non deve avvenire mai più».

A favore della giornalista c’è una gara di solidarietà istituzionale e dei suoi spettatori. Ma che cultura, rispetto e consapevolezza siano ancora mete lontane «lo dimostra il fatto che, proprio lo scorso fine settimana, i calciatori siano scesi in campo con un segno rosso sotto lo zigomo simbolo della lotta contro la violenza sulle donne».
LA PAURA
Fuori dallo stadio, l’esatto opposto. «Non mi aspettavo tanta cattiveria. I tifosi erano tutti attorno a me, mi aggredivano verbalmente, mi dicevano ma come ti sei vestita, con quei jeans attillati sembri Diletta Leotta». Non basta insultare una donna, se lo si può fare con due. «Mi ha spaventato l’indifferenza che mi circondava. Dal video si nota chiaramente che ero terrorizzata, la gente accanto a me continuava a urlare. Ho già fatto l’inviata negli stadi e mai ho dovuto affrontare un episodio simile. Ho lavorato anche alla “Bombonera” a Buenos Aires per una partita del Boca: ero vestita nello stesso modo, è andato tutto bene». A Empoli no, e c’è un grosso problema se è accaduto dopo la giornata contro i femminicidi. «Però è un bene che sia successo ora. Perché ha più risalto, affinché non accada più».
 

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