Kobe Bryant, fu un errore del pilota a causare l'incidente in elicottero: svelata la perizia

Kobe Bryant, fu un errore del pilota a causare l'incidente in elicottero: la ricostruzione
Kobe Bryant, fu un errore del pilota a causare l'incidente in elicottero: la ricostruzione
Martedì 9 Febbraio 2021, 19:41 - Ultimo agg. 21:15
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Fu un errore del pilota a causare lo schianto in elicottero in cui il 26 gennaio del 2020 morì Kobe Bryant insieme alla figlia Gianna e altre sette persone. Lo rivela la perizia effettuata dal National Transportation Safety Board. Secondo il rapporto al pilota Ara Zobayan era stato proibito di attraversare la perturbazione in corso infilandosi tra le nuvole. Ma lui ignorò l'ordine trovandosi disorientato. Subito dopo lo schianto.

Secondo Robert Sumwalt, presidente del National Transportation Safety Board, il pilota avrebbe dovuto viaggiare in regime di 'visual flight rules', mantenendo la visibiltà. Invece lui continuò a volare attraversando le nuvole della perturbazione in corso. A quel punto lo Sikorsky S-76 si inclinò bruscamente e poi precipitò schiantandosi sulle colline nei pressi di Calabasas, alle porte di Los Angeles. L'elicottero non era dotato di scatola nera, un dispositivo non richiesto per quel tipo di velivolo.

Il ricordo di Black Mamba

Black Mamba aveva solo 41 anni. La figlia Gianna 13. L'elicottero avrebbe dovuto portali ad una partita di basket nell'area metropolitana di Los Angeles. Kobe usava spesso un elicottero per spostarsi per evitare il traffico. Con l'ex fuoriclasse dei Lakers se ne è andato non solo una stella del basket, considerato tra i miglior giocatori della storia dell'NBA (5 titoli vinti con i Lakers, più due ori olimpici con la nazionale Usa), ma anche un personaggio amato in tutto il mondo per la sua generosità e il suo attivismo. Fu ad esempio in prima linea contro la polizia violenta nei confronti degli afro-americani nonché fermo sostenitore dello sport giovanile come strumento di emancipazione. Non solo un cestista quindi ma anche un punto fermo per intere comunità di emarginati.

Kobe Bryant è stato inoltre premio Oscar nel 2018 con il regista e animatore Glen Keane nella categoria miglior cortometraggio d'animazione per 'Dear Basketball', da lui sceneggiato ispirandosi alla sua lettera di addio al basket.

E poi c'era la sua storia d'amore con l'Italia. Kobe adorava il Bel Paese al punto da dare alle sue quattro figlie avute con la moglie Vanessa tutti nomi italiani o di ispirazione italiana, Natalia Diamante, Gianna Maria-Onore, Bianka Bella e Capri Kobe.

Il rapporto di Kobe con l'Italia

In Italia aveva passato la sua infanzia, dai 6 ai 13 anni spostandosi nelle varie città dei club per i quali giocava il padre Joe. Da Rieti a Reggio Calabria, da Pistoia a Reggio Emilia. Come da lui stesso detto in un'intervista del 2019, in Italia aveva imparato i fondamentali del basket, metodi che in America non avrebbe mai trovato. E proprio la sua ultima città di residenza, Reggio Emilia, ha deciso di dedicargli una piazza in coincidenza del primo anniversario della sua morte e della figlia. Lo spazio prenderà il nome di Largo Kobe e Gianna Bryant.

E' notizia di oggi che Natalia Bryant è entrata a far parte della squadra IMG. L'agenzia di modelle, una delle più importanti al mondo, ha ingaggiato la figlia maggiore di Kobe. La ragazza ha da poco compiuto 18 anni. «Sono entusiasta e onorata di far parte della famiglia IMG», ha scritto su Instagram. Nonostante sia appena agli inizi, Natalia ha già oltre due milioni e 300 mila follower sul social media. 

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