Laura Pausini e gli Oscar: «Non mi spiego il mio successo, mi sono anche sentita in colpa»

Laura Pausini e gli Oscar: «Non mi spiego il mio successo, mi sono anche sentita in colpa»
di Mattia Marzi
Mercoledì 17 Marzo 2021, 08:29
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Laura Pausini non trattiene le lacrime di fronte alla webcam: «Quando hanno fatto il mio nome ho detto: Italia, abbiamo vinto ancora. Io mi sento orgogliosa di essere italiana. Dicono che sono famosa in Sud America, ma la verità è che io lì non ho mai fatto un tour negli stadi. E non ho venduto tanti dischi quanti ne ho venduti qui. Spero che questa nomination sia un regalo per tutti gli italiani, anche per chi non mi segue e non ama la mia musica: è qualcosa che va al di là del mio nome». All'indomani della nomination agli Oscar per Io sì (Seen), la canzone della colonna sonora del film La vita davanti a sé di Edoardo Ponti con Sophia Loren, candidata come Miglior canzone originale, la 46enne cantante romagnola racconta la gioia provata nel vedere il proprio nome nella cinquina dei finalisti.

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IL GOLDEN GLOBE
La cerimonia di consegna è in programma per il 25 aprile al Dolby Theatre di Los Angeles.

La voce di Strani amori ci arriva forte del Golden Globe vinto lo scorso mese, premio che in molti casi rappresenta il viatico per gli Oscar: «Sto ancora capendo le modalità di partecipazione all'evento - dice lei, collegata dalla sua casa romana - mi emoziono con più facilità anche per la situazione che stiamo vivendo: sono abituata da ventotto anni a stare a casa venti giorni all'anno. Sono due anni che non viaggio e faccio fatica a trovare un equilibrio». Non è nuova ai grandi riconoscimenti internazionali. Nel 2005 vinse un Latin Grammy per la versione spagnola dell'album Resta in ascolto e con lo stesso disco l'anno successivo si aggiudicò anche una statuetta ai Grammy statunitensi. L'industria discografica latina l'avrebbe premiata poi anche per le versioni spagnole degli album Io canto (2007), Primavera in anticipo (2009) e Fatti sentire (2018). Eppure Laura Pausini sembra frastornata: «Il Golden Globe e la nomination agli Oscar sono riconoscimenti che mai avrei pensato di conquistare. È da quando ho vinto Sanremo nel 93 che mi domando: Perché tanto successo?. C'è stato un momento in cui mi sono sentita anche in colpa per il successo, non riuscivo a godermelo. Mi dovetti rivolgere a una psicologa. Le cose diventano sempre più importanti e grandi e io faccio fatica a gestirle. E se vinco l'Oscar, poi che faccio? Quale sarà la prossima sfida?».

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LA DEDICA
Condurre il Festival di Sanremo, ad esempio. Magari portando con sé come direttore artistico Niccolò Agliardi, autore del testo in italiano di Io sì (Seen), scritto originariamente in inglese da Diane Warren (già al fianco di Celine Dion, Aerosmith e Lady Gaga), braccio destro dell'interprete romagnola da una quindicina di anni, e poi conduttore in radio e in tv - anche in Rai - e scrittore: «I dirigenti me lo proposero già qualche anno fa, insieme a Paola Cortellesi. All'epoca dissi no perché non mi sentivo all'altezza. A Sanremo mi sento piccola. Ancora oggi quando mi chiama Pippo Baudo ho l'ansia: sono più tranquilla quando parlo con Beyoncé. Oggi direi di no perché nel 2022 sarò impegnata con la promozione del mio nuovo disco. Cantarlo lì? No, toglierei spazio ad altri. Lo farei con Paola quando entrambe saremo libere da altri impegni: andremo lì solo per divertirci», risponde lei. La nomination la dedica al padre Fabrizio, cantante di piano bar: «A 8 anni mi regalò un microfono: cominciò tutto da lì. Il mio sogno era quello di essere la prima donna a fare piano bar in Romagna. Mi diceva che avevo sogni troppo piccoli».

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