Lorenzo Nardelli, ucciso a calci e pugni a Mestre perché aveva sbagliato porta: doveva incontrare una donna

Il 32enne fu scambiato per un ladro e aggredito da due inquilini del pianerottolo "sbagliato"

Lorenzo Nardelli, ucciso a calci e pugni a Mestre perché aveva sbagliato porta: doveva incontrare una donna
Lorenzo Nardelli, ucciso a calci e pugni a Mestre perché aveva sbagliato porta: doveva incontrare una donna
di Roberta Brunetti
Mercoledì 30 Agosto 2023, 08:18 - Ultimo agg. 31 Agosto, 10:13
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Quella maledetta sera del 9 agosto Lorenzo Nardelli imboccò la scala sbagliata del condominio di rampa Cavalcavia. Così, invece di entrare nella casa della donna con cui aveva un appuntamento, si ritrovò nel pianerottolo “parallelo”, dove si affacciava la casa dei cugini Radu e Marin Rusu che - per un altro terribile caso del destino - avevano lasciato la porta socchiusa. I due operai di origine moldava, all’interno, erano già alticci.

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Lorenzo, ucciso per aver sbagliato porta

E quando si trovarono davanti l’intruso, scambiandolo per un ladro, gli si scagliarono contro. Una violenza inaudita, consumatasi nell’ascensore condominiale, dove Nardelli morì per i terribili colpi ricevuti. Una fine assurda, quella del 32enne di Salzano, che ora viene ricostruita nei dettagli dagli agenti della Squadra Mobile di Venezia, coordinati dal sostituto procuratore Stefano Buccini. La spiegazione di un giallo che passa per una incredibile concatenazione di eventi, a cui gli agenti hanno già trovato più di un riscontro.

Dalle tracce telefoniche dei contatti tra Nardelli e la donna che abitava in quel condominio. Alla testimonianza della stessa donna, che quella sera gli aveva aperto la porta, ma non lo aveva più visto salire. “Ma dove sei?” gli aveva persino scritto in chat.

DALLA TRAPPOLA ALL’ERRORE

Sta tutto negli atti della Procura, depositati in questi giorni, in vista dell’udienza dell’8 settembre, davanti al Tribunale del riesame, a cui si sono rivolti i difensori dei Rusu, gli avvocati Giorgio Pietramala e Jacopo Trevisan. In carcere da quel giorno, Radu e Marin, rispettivamente 32 e 35 anni, hanno sempre sostenuto di aver reagito di fronte a quello che avevano pensato essere un ladro. Una violenza comunque inaudita, la loro, che è costata l’accusa di omicidio volontario. Nardelli, però, non aveva un passato da ladro, né si era comportato come tale quella sera: aveva parcheggiato tranquillamente davanti al condominio, era salito a volto scoperto. Di qui le indagini per chiarire meglio i contorni della vicenda. Confermando il carcere per i due cugini, era poi stato il giudice per le indagini preliminari di Venezia ad ipotizzare una trappola in cui Nardelli sarebbe stato attirato dai Rasu. In realtà le indagini, fin dai primi giorni, avevano individuato un’altra pista, quello dello scambio di casa. E a tre giorni dall’omicidio, era stata la stessa donna a confermare agli agenti quell’appuntamento con Nardelli “saltato”. Era la prima volta che lui andava in quell’appartamento. Lei gli aveva aperto la porta d’ingresso, ma lui non era più arrivato. Evidentemente per quell’errore tra le due scale “gemelle”. Il successivo esame dei cellulari aveva poi accertato che non c’erano invece mai stati contatti, nemmeno “social”, tra la vittima e i due cugini. Ulteriore conferma della pista della casa sbagliata.

 

IL NODO DELLA VIOLENZA

Una ricostruzione che solo ora, con il deposito degli atti, è diventata di pubblico dominio. Per la soddisfazione dei difensori dei Rusu. «Questa notizia è sconvolgente - ha commentato ieri l’avvocato Giorgio Pietramala - ridimensiona completamente la posizione dei nostri clienti. Riteniamo che non si possa più parlare di omicidio volontario, eventualmente di eccesso di legittima difesa». Ma questa interpretazione non convince affatto la Procura, per cui l’accusa di omicidio volontario resta in piedi. Ai Rasu viene infatti contestato l’uso della violenza, in assenza di un reale pericolo. A quanto raccontato dagli stessi cugini, quella sera erano piuttosto alticci. Probabilmente avevano lasciato l’uscio socchiuso, dopo essere andati a gettare la spazzatura. Erano in camera da letto a mangiare e bere, quando si trovarono di fronte Nardelli che era entrato nell’appartamento sbagliato. Quello che è successo dopo lo dicono le prime conclusioni dell’autopsia, oltre alle testimonianze di agenti e soccorritori che quella sera si precipitarono sul posto, chiamati dai vicini allarmati dalle urla. Nardelli fu massacrato di botte dai Rasu: dai segni lasciati sulle sue braccia, uno lo avrebbe tenuto fermo, l’altro lo avrebbe picchiato. Ucciso a mani nude. Una mattanza consumatasi nell’ascensore condominiale, che addirittura si disallineò proprio per la violenza dei colpi inferti alla vittima. Alla fine i tre uomini si ritrovarono bloccati nello stesso abitacolo, da cui Nardelli uscì senza vita. Morto per una frattura al cranio.

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