Mesina, dall'anonina sequestri alla mediazione per Farouk Kassam: la vita di fughe di Grazianeddu

Mesina, dall'anonina sequestri alla mediazione per Farouk Kassam: la vita di fughe di Grazianeddu
Mesina, dall'anonina sequestri alla mediazione per Farouk Kassam: la vita di fughe di Grazianeddu
di Valentina Errante
Venerdì 3 Luglio 2020, 11:44 - Ultimo agg. 18 Dicembre, 07:09
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Molti dettagli della sua vita è stato proprio lui a raccontarli in un’autobiografia. Grazianeddu, al secolo Graziano Mesina, Orgosolo, classe ‘42, è stato il bandito sardo per eccellenza. Ma non solo, perché oltre ai sequestri e a ventidue evasioni (solo dieci riuscite) alle condanne, Grazianeddu è stato capace di ottenere la grazia del presidente della Repubblica e di vedersela revocare. La sua mediazione per la liberazione del piccolo Farouk Kassam sequestrato dall’anonima sarda nel ‘92 è rimasta un mistero. Ma è grazie a Mesina che Farouk è tornato a casa.

Graziano Mesina «irreperibile»: l'ex bandito sardo in fuga dopo la condanna definitiva a 30 anni



GLI ESORDI E LE EVASIONI
Il primo arresto nel ‘56 a 14 anni per porto d’armi abusivo: Mesina aveva con sé un fucile rubato, quattro anni dopo la prima evasione. Un anno dopo, portato in caserma, dopo avere sparato in un luogo pubblico, riesce a fuggire forzando la porta della camera di sicurezza. Si costituisce ed è ancora in carcere quando nei terreni dei suoi viene trovato il cadavere di Pietrino Crasta, commerciante di Berchidda, sequestrato poco prima. Nel dicembre del 61 Mesina è libero, in un bar di Orgosolo, il pastore Luigi Mereu, zio di uno degli accusatori dei suoi fratelli nella vicenda Crasta, viene colpito da alcuni colpi di pistola e ferito gravemente. È la prima pesante condanna: 16 anni. Quando sarà trasferito al Tribunale di Sassari per rispondere del tentato omicidio di un vicino di pascolo, organizzerà la prima grande evasione: riesce a liberarsi delle manette e alla stazione di Macomer, salta dal treno e scappa. Dura poco, lo cattureranno i ferrovieri.

Riesce di nuovo a evadere dopo essersi fatto ricoverare nell’ospedale San Francesco di Nuoro scavalcando il davanzale di una finestra e calandosi lungo un tubo dell’acqua nel quale rimase nascosto per tre giorni. Rimane in montagna latitante per tre mesi. Alla fine del mese di ottobre il fratello Giovanni detto “Dannargiu” venne ucciso, e il suo corpo viene messo in segno di sfregio accanto a quello del suo acerrimo nemico Salvatore Mattu, anche lui assassinato. Mesina nel tentativo di vendicare il fratello, la notte del 13 novembre 1962 entra in un bar, e secondo quanto dichiarato dall’avvocato spara ed uccise a colpi di mitra Andrea Muscau che riteneva, ingiustamente, responsabile della morte del fratello Viene arrestato e questa volta la condanna per omicidio è a 24 anni di carcere. Tenta altre fughe invano ma l’11 settembre del ‘66, mentre sconta la pena nel carcere San Sebastiano di Sassari riesce a compiere una delle sue più famose evasioni; con il compagno di prigionia Miguel Atienza (il vero nome è Miguel Alberto Asencio Prados Ponte), giovane spagnolo disertore della Legione Straniera, scala il muro del carcere alto 7 metri, gettandosi poi sotto nella centrale Via Roma di Sassari. Una volta fuori dal carcere è un taxi ad accompagnarli a Ozieri.


 

 


I SEQUESTRI
Comincia così l’attività criminale con Atienza. Nella zona di Golfo Aranci rapiscono Paolo Mossa, liberato dopo aver promesso che avrebbe pagato il riscatto. Poi tocca a Peppino Cappelli. Grazianeddu e il suo complice, travestiti da poliziotti, lo fermano a un finto posto di blocco. Il commerciante di carni sarà rilasciato dopo il pagamento di un riscatto di 18 milioni di lire. Il 17 giugno 1967 Mesina e Atienza vengono intercettati dalle forze dell’ordine che circondarono le colline di Osposidda, sotto Orgosolo. Durante lo scontro Atienza uccide due agenti, ma viene ferito a morte. Il 26 marzo 1968 il bandito sardo viene catturato in seguito ad un normale controllo dalla polizia stradale alle porte di Orgosolo e portato nel carcere di Nuoro Badu e Carros. Per otto anni sconta normalmente la pena. E' agosto del 76 quando riesce a fuggire insieme ad un gruppo di detenuti, tra cui uno dei leader dei Nap Martino Zichitella, dal carcere di massima sicurezza di Lecce denominato “li Bobò”.

Il 26 gennaio del ‘77 partecipa al sequestro dell’industriale Mario Botticelli, in provincia di Ascoli Piceno. Il 16 marzo viene arrestato a Caldonazzo, in provincia di Trento, durante una perquisizione in un appartamento. Trascorre la detenzione nelle carceri di Favignana, Trani, Fossombrone, passa per Cuneo e Novara, dove rimane due anni. Alla fine del 1982 quando viene trasferito a Porto Azzurro. Nel 1984 uscito dal carcere con un permesso, per far visita al fratello, non torna nel carcere di Vercelli. Raggiunge a Milano Valeria Fusè, una ragazza che aveva iniziato a scrivergli nel carcere di Novara. I due si rifugiarono in un appartamento di Vigevano. Dura poco. Saranno arrestati entrambi. Il 18 ottobre ‘92 Mesina ottiene la libertà condizionale, e dopo 29 anni di carcere si stabilisce a San Marzanotto, una frazione di Asti.

IL SEQUESTRO KASSAM
Nel 1992, durante il sequestro del piccolo Farouk Kassam, il bambino di 7 anni rapito nella villa di Porto Cervo dei genitori, Graziano Mesina interviene in Sardegna durante uno dei suoi permessi, con la funzione di mediatore, nel tentativo di trattare la liberazione con il gruppo di banditi sardi responsabili del rapimento avvenuto a Porto Cervo il 15 gennaio e durato fino al luglio successivo. Le circostanze della liberazione non sono mai state del tutto chiarite. Alla versione della polizia e del governo, che hanno sempre negato che fosse stato pagato un riscatto, si contrappone quella di Mesina ribadita in alcune interviste.

Secondo Grazianeddu, la polizia avrebbe pagato circa un miliardo di lire per il rilascio dell’ostaggio, aiutando la famiglia del piccolo a soddisfare le richieste dei rapitori. Il 4 agosto ‘93 il tribunale di sorveglianza revoca a Mesina la concessione della libertà condizionale dopo il ritrovamento di un Kalasnikov e altre armi da guerra in un caseggiato dell’astigiano di sua proprietà. Mesina, sospettato di progettare un nuovo sequestro di persona, viene nuovamente portato nel carcere d Voghera per scontare la pena all’ergastolo. In relazione a questi nuovi procedimenti giudiziari, Mesina ha sempre sostenuto la tesi del complotto contro di lui da parte dei servizi segreti, a causa del suo coinvolgimento nel sequestro Kassam.

LA GRAZIA
Nel luglio del 2003 Mesina chiede ufficialmente la grazia, dando mandato al suo avvocato di rivolgersi al Presidente della Repubblica.

Un anno dopo il presidente Carlo Azeglio Ciampi, ministro della Giustizia Roberto Castelli, firma la grazia. Mesina lascia il carcere di Voghera per fare ritorno da uomo libero nella sua Orgosolo. Si reinventa guida turistica Insieme ad altri due soci, nel 2007 ha aperto un’agenzia di viaggi a Ponte San Nicolò, in provincia di Padova. Il 10 giugno 2013 viene arrestato per traffico di droga. Nel giugno 2013, a 71 anni, viene arrestato ad Orgosolo. Per i magistrati della Dda di Cagliari è il capo di una potente organizzazione dedita a traffico di stupefacenti, furti e rapine. Dovrà rispondere peraltro di associazione a delinquere. Il 12 dicembre 2016 l’ultima condanna; 30 anni di reclusione dal tribunale di Cagliari, che dispone altresì la revoca del provvedimento di grazia. Il 7 giugno 2019 viene tuttavia scarcerato per decorrenza dei termini. La Cassazione rigetta il ricorso dei legale, lo scorso 2 luglio, i carabinieri si presentano a casa sua per notificargli il verdetto e ricondurlo in carcere, non trovano nessuno. Non è finita. Mesina, a 78 anni, è di nuovo latitante.

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