Milly Carlucci: «“Ballando” è l’Italia vera. E quest’anno ci porto la coppia Pascale-Turci»

La conduttrice del talent show di Rai1: «Già in passato avrei voluto lavorare con Francesca. Io in pensione? Finché farò grandi ascolti non ci penso proprio»

Milly Carlucci: «“Ballando” è l’Italia vera. E quest’anno ci porto la coppia Pascale-Turci»
Milly Carlucci: «“Ballando” è l’Italia vera. E quest’anno ci porto la coppia Pascale-Turci»
di Andrea Scarpa
Domenica 17 Luglio 2022, 00:13 - Ultimo agg. 18 Luglio, 01:59
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È la stakanovista della tv, quella che non si ferma mai. Un’impeccabile caterpillar. A 67 anni Milly Carlucci ha passato le ultime sei settimane in giro per l’Italia (ieri e oggi a Roma, presso la Palestra del Foro Italico) a selezionare con Ballando on the road danzatori professionisti e no da inserire nei suoi due talent show per Rai1, Ballando con le stelle (la 17esima edizione partirà l’8 ottobre) e Il cantante mascherato (in onda nel 2023). Anche in questo caso, un successo.

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Dopo tutti questi anni non è stufa di ballerini, giurati, polemiche varie?
«Per niente. Ballando è un magma incandescente di vita che cambia di continuo. Raccontiamo la nostra società, con i suoi pezzi così diversi, in maniera creativa». 


Girando com’è l’Italia vista dal suo palco?
«Molto diversa da Roma o Milano. È un Paese che ha bisogno di tutto, è in difficoltà economiche, e sogna nuovi valori, prospettive, gioie. Gli anni del Covid hanno fatto malissimo a tanta gente».


A lei?
«Anche. Io con tutta la squadra ho continuato a lavorare nonostante le difficoltà, e insieme abbiamo riscoperto il valore della solidarietà in un momento in cui regole e divieti, per quanto utilissimi, hanno mortificato un po’ tutti gli italiani. Noi non siamo fatti per stare in gabbia».


Passiamo dalla solidarietà alla gratitudine: i tanti che in questi anni ha miracolato, scoprendoli o rilanciandoli, sanno cos’è o è qualcosa che non fa parte del mondo dello spettacolo?
«Diciamo che io per prima sono grata al destino per quello che ho e a Renzo Arbore che mi ha fatto debuttare in tv.

Bacio per terra per ciò che ho avuto dalla vita». 


Va bene, e loro? Baciano il suo santino?
«Nooo... (ride). Di solito il gruppo ringrazia me e tutti insieme facciamo altrettanto con Rai1, che attrae ancora tantissima gente». 


Ha il contratto in scadenza con la Rai, vero?
«È la verità. Quando le cose vanno bene, in questo Paese Rai1 ha un impatto unico».

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In questi anni è particolarmente contenta di aver dato spazio a chi?
«Il grande Maradona, che è stato visto a casa in maniera più intima del solito. Cesare Bocci, che ha emozionato tutti con la storia della moglie malata. Lea T, la figlia dell’ex calciatore brasiliano Toninho Cerezo, nata uomo e poi diventata donna e modella. Nessuno come noi ha dato così tanto spazio al tema dell’inclusività con coppie gay, atleti paralimpici, concorrenti down eccetera».


Per il cast di quest’anno la parola d’ordine qual è?
«Quella di sempre: far discutere. Tutti. Seminare un pensiero». 


Con quale tema e con chi?
«Come raggiungere la felicità con la nostra normalità, il tema di questi anni, anche se poi siamo tutti diversi».


Insisto con il cast: conferma i nomi di Gabriel Garko, Iva Zanicchi, Nino D’Angelo, Nancy Brilli, Marta Flavi, Eva Robin’s, Beppe Convertini...?».
«Dico solo che alcuni di loro sono stati contattati, ma bisogna fare gli abbinamenti con i maestri, impresa mai semplice. C’è tempo per ufficializzare. Posso confermare che vorrebbero partecipare in tantissimi, e questo mi fa piacere: il programma funziona alla grande. Posso aggiungere che l’impianto drammaturgico, oltre al ballo, si basa sulle storie importanti delle persone in gara, e tutte insieme devono avere un senso».


Allora ha sicuramente pensato di invitare la coppia di cui si è più parlato ultimamente: Paola Turci e Francesca Pascale. Giusto?
«Sì, certo. Ci abbiamo sicuramente pensato. Noi per fare le scelte giuste seguiamo anche la cronaca, ovvio. E poi conosco bene Francesca, anche perché in passato avrei voluto fare delle cose con lei ma poi non ci siamo mai riusciti. Adesso dobbiamo solo aspettare, si sono appena sposate. Di sicuro le voglio almeno come ospiti di una puntata».


E poi?
«E poi al momento siamo ancora in quella fase in cui stiamo allungando i nostri tentacoli in tante direzioni per capire che squadra mettere insieme».


La gestione del suo potere, che ogni anno cresce sempre di più, logora o - come diceva Andreotti - logora solo chi non ce l’ha?
«Io non ho alcun potere».


Ha il potere di cambiare la vita di parecchie persone, non può negarlo. 
«La sento più come una responsabilità che come un potere. Quella forza non è mia ma del mezzo. Io devo cercare di creare occasioni belle e non traumatiche. L’esposizione televisiva può far male in maniera irreversibile. La luce di Ballando con le stelle può essere così violenta che bisogna saperla reggere. E io devo scegliere persone che non si brucino. È un compito molto delicato».


Come si sopravvive in un ambientino come la Rai?
«Io conosco bene la Bbc e altre realtà televisive americane e tedesche. Non è la Rai che è un ambientino, è la tv a esserlo. Ovunque. Ogni giorno siamo giudicati ferocemente. Ci sono altri mondi messi così alla prova? Non credo. La Rai oltre a subire grandi pressioni per gli ascolti, risponde al Parlamento - come la Bbc - ma al contrario di questa non è considerato un patrimonio nazionale da rispettare, ma un obiettivo da colpire sempre e comunque».


Quindi per non soccombere in Rai che cosa ci vuole?
«Per farcela non in Rai ma in tv bisogna saper navigare fra i grandi cambiamenti di gusto, cercare di capire cosa vuole il pubblico e preservare la coerenza con se stessi. È un mestiere complicato ed è molto diverso da quello che immagina la gente. Non è solo una vita meravigliosa fatta di risate e autografi. Per niente».


Lei, se si volta indietro, come ce l’ha fatta?
«Con determinazione, umiltà, resistenza. E, a volte, follia. Quando diciassette anni fa ho proposto Ballando con le stelle i balletti in tv nessuno li voleva».


Qual è la cosa che sa fare meglio?
«La mia dote maggiore credo sia la curiosità».


È appena morto Angelo Guglielmi, storico direttore di Rai3 e autore di decine di programmi di successo (Samarcanda, Un giorno in pretura, La Tv delle ragazze, Blob, Chi l’ha visto?, Avanzi, Quelli che il calcio etc): non è stufa di format stranieri riadattati per l’Italia? Ce l’ha un suo progetto?
«Sì, certo. Oggi però il mercato è molto diverso dai tempi di Guglielmi. Nessuno fa investimenti senza la rete di protezione».


L’ha presentata a Stefano Coletta, direttore del prime time Rai?
«Non ancora, però entro due anni qualcosa di molto particolare si potrebbe anche fare».


Accetterebbe di fare il direttore di rete?
«Mai, per carità».


L’equivoco più frequente sul suo conto qual è?
«Quello che io sia rigida e fredda, equivoco alimentato anche dalle responsabilità del mio ruolo di direttore artistico. La realtà è che non lo sono per niente, anzi: mi adatto a tutto e cambio pelle ogni volta che serve».


L’errore più grande che ha fatto qual è stato?
«Sono sincera: non sarei arrivata fin qui se avessi fatto grandi sciocchezze. Ogni tanto penso solo al mio sliding doors: se fossi rimasta a Los Angeles per diventare un’attrice, dopo aver studiato all’Actor’s Studio, ce l’avrei fatta o sarei finita a fare la cameriera per sempre?».


Con le sue sorelle, Gabriella e Anna, pensate mai di fare qualcosa insieme?
«No, mai».


Il tempo che passa le fa paura?
«No, però temo le malattie». 


Pensa mai alla pensione?
«Mi viene da ridere. Nel mio mondo è il mercato, con la concretezza dei risultati, a decidere chi deve andare in pensione. Io, però, li porto ancora a casa, e quindi non ci penso proprio».
 

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