Monica Vitti in un libro: i mille volti di una diva. Da domani in edicola con il Messaggero

Monica Vitti in un libro: i mille volti di una diva
Monica Vitti in un libro: i mille volti di una diva
di Ilaria Ravarino
Venerdì 11 Febbraio 2022, 08:48 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 04:40
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Dopo i volumi monografici su Alberto Sordi e Gigi Proietti, Il Messaggero celebra il genio e il talento di un altro nome d'eccellenza dello spettacolo italiano, quello dell'attrice romana Monica Vitti, scomparsa a novant'anni all'inizio di febbraio dopo una lunga malattia che la teneva da tempo lontana dai riflettori. In edicola da domani con Il Messaggero - al prezzo di 6,90 euro più costo copia - il volume Tutto quello che potevo dare - I mille volti di Monica Vitti, di Valeria Arnaldi, ripercorre in 128 pagine e 14 capitoli la vita dell'attrice nota come il quinto colonnello della commedia all'italiana, unica donna tra Alberto Sordi, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, inserendola nel contesto del grande cinema italiano di quell'epoca.

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Dalla scoperta del teatro avvenuta durante la guerra, in Sicilia, nello scantinato del palazzo che fungeva da rifugio, fino alla decisione di farne un lavoro, presa da Vitti a 14 anni contro la volontà della madre, il libro tratteggia la figura di un'artista sistematicamente e orgogliosamente fuori dai canoni.


VOCE UNICA
Come quando, respinta dall'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico perché troppo emotiva, Vitti ritentò il provino rischiando nuovamente l'esclusione per via della voce, bassa e roca, giudicata sbagliata per un'attrice. «Un medico mi disse che con le corde vocali arrugginite che mi ritrovavo potevo fare tutti i mestieri, tranne quello dell'attrice - raccontava - Se lo dice in giro, gli gridai, io m'ammazzo. E mi buttai a terra a piangere come una pazza». Sbagliato anche il naso, sbagliato quel profilo che la rendeva così diversa dal canone dell'immaginario estetico dell'epoca: un dettaglio che Vitti non volle mai cambiare, trasformandolo in una fiera battaglia personale - battaglia che avrebbe lasciato in lei profonde ferite e un'insicurezza cronica di cui non si sarebbe mai liberata. Nei capitoli del libro anche il rapporto professionale e sentimentale con il regista Michelangelo Antonioni (con lui la tetralogia dell'incomunicabilità), la scoperta folgorante della commedia (da La ragazza con la pistola di Mario Monicelli a Io so che tu sai che io so di Alberto Sordi) e l'esame di tutti i film in cui il nome di Vitti è stato associato al sentimento - Vitti moglie, Vitti amante - ma anche alla costruzione di un nuovo modo di raccontare le donne.

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FEMMINISTA
Troppo «piena di pudore», come disse lei in una celebre intervista a Enzo Biagi, per «avere il coraggio» di scendere in piazza insieme alle femministe, Vitti fu femminista in modo personale e individuale, attraverso l'accurata scelta dei personaggi femminili da portare sul grande schermo. Un capitolo a parte lo occupano i film cult, Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) di Ettore Scola, Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa di Marcello Fondato, La Tosca di Luigi Magni, Polvere di stelle di Sordi e Teresa la ladra di Carlo Di Palma, e le sue incursioni nella tv, nel doppiaggio e nella musica, fra cui una Canzonissima accanto a Pippo Baudo. Chiude il volume il racconto del suo addio e i tributi di chi con Vitti ha lavorato, primo fra tutti Giancarlo Giannini, oltre ai murales e alle opere artistiche a lei dedicate. A corredo del libro - costruito raccogliendo e rielaborando rare interviste dell'attrice, suoi interventi televisivi e testimonianze d'epoca dei colleghi - anche preziose fotografie, locandine di film e scatti delle sue comparsate in tv.
 

 

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