Noel Gallagher: «I Maneskin? Belli da vedere ma non conosco le loro canzoni. Ero solo un disoccupato, la musica mi ha salvato la vita»

Il 2 giugno uscirà Council Skies, il quarto disco della sua band: gli High Flying Birds

Noel Gallagher: «I Maneskin? Belli da vedere ma non conosco le loro canzoni. Ero solo un disoccupato, la musica mi ha salvato la vita»
di Grazia Sambruna
Sabato 22 Aprile 2023, 06:46 - Ultimo agg. 23 Aprile, 02:02
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«Non me ne frega niente. Se parli con me ti dico quello che penso, non quello che vuoi sentire». Così Noel Gallagher, dalla sala conferenze di un albergo che più milanese non si potrebbe immaginare: vista sullo skyline, con Bosco verticale in primo piano. Per i corridoi, scorrazza una barboncina, Mimì, che ha un profilo Instagram personale pieno di foto con vip e influencer. Noi, invece, abbiamo davanti una vera rockstar. Una rockstar in grande fermento creativo: il 2 giugno uscirà Council Skies, il quarto disco della sua band, gli High Flying Birds. La cover è scattata da Kevin Cummins, celebre fotografo britannico che ha immortalato tutti i più grandi dagli Smiths ai Joy Division, passando per David Bowie e Bjork. Ed Oasis. Ma non Gallagher, stavolta. «Odio posare, non metterei mai la mia faccia sulla copertina di un disco. Che senso ha?».

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LA COPERTINA
Nell'immagine scelta per Council Skies, quindi, una rotonda di Manchester, completamente deserta, in bianco e nero: «Non è un caso che non ci siano persone. Tutte le canzoni dell'album le ho scritte durante la pandemia, a casa, chitarra e voce». Come Dead to the world, il suo brano preferito di questo nuovo lavoro: «È un gran pezzo dark, romantico. Almeno quanto Pretty Boy, il secondo singolo. Appena l'ho scritto, ho pensato che ci sarebbe stato bene Robert Smith dei Cure. Qualcuno mi ha passato la sua mail e così è nata la collaborazione: alla fine ha fatto il remix (Johnny Marr degli Smiths ha suonato la chitarra, ndr). Abbiamo lavorato benissimo, anche se a prima vista sembriamo il giorno e la notte: lui sempre vestito di nero, con tutto quel trucco L'ho visto lo scorso Natale all'Arena di Wembley. Tre ore di concerto meraviglioso. A me, però, non piace tirarla per le lunghe come fa Bruce Springsteen. Un concerto dovrebbe durare novanta minuti, come una partita di calcio. Altrimenti poi la gente finisce per non vedere l'ora che ti levi di mezzo».
Council Skies avrà il suo tour mondiale che toccherà anche l'Italia, l'8 novembre 2023 al Forum di Assago. «Le canzoni per me acquistano senso quando le suono in pubblico. Per esempio, Easy Now parla di legami interpersonali: quanto conosciamo davvero chi ci sta intorno? Ma credo di averne capito il significato quando l'ho fatta live per la prima volta, sei mesi fa».
La nascita di nuovi brani ha comunque un'importanza quasi sacrale per Gallagher: «Penso che il compito di un artista, soprattutto oggi, in questo mondo pieno di guerra e orrore, sia quello di creare. Di creare in modo che qualcuno, là fuori, possa sorridere e distrarsi anche solo per un attimo dallo schifo che c'è in giro. Sono tre decenni che faccio musica, ma questo per me rimane ancora il privilegio più grande, più importante delle classifiche».
Noel Gallagher è qui e ora, ma "domani" nel 2024 ci sarà un anniversario storico: il trentesimo dall'uscita di Definitely Maybe, il primo disco degli Oasis.

Da mesi c'è fermento: si parla perfino di una reunion. Noel frena gli entusiasmi: «Quello che posso dirvi è che negli archivi della Sony ho ritrovato nastri di registrazioni dell'epoca che sono stupendi. Ciò non significa che li renderò pubblici. Magari me li risuonerò per i fatti miei». Poi, un efferato epitaffio: «Su quell'infernale Spotify circolano milioni di brani, tutti a portata di mano. E tutti uguali. È come se questa generazione di artisti fosse in costante rincorsa di quanto è già stato fatto, si limita a copiare. Al massimo, aggiunge testi orribili. Ed è un peccato. Vedo i miei figli teenager: loro non hanno una band di riferimento perché queste non ci sono più. Trovatemi altri John e Paul, Iggy Pop & The Stooges, Oasis. Quando siamo usciti, nel 94, era dal 74 che non si sentiva qualcosa di così innovativo. A trent'anni da Definitely Maybe, mi auguro che qualcuno salti fuori. E se non è successo vuol dire che ancora non c'è: se ci fosse in giro un tizio con la nuova Live Forever, non rimarrebbe inascoltato. Io quando l'ho scritta, ricordo ancora bene quel pomeriggio a Manchester, ero solo un disoccupato con una penna in mano. La musica mi ha salvato la vita».


MANCHESTER CITY
Inevitabile, una domanda sui Maneskin: «È il gruppo con quel ragazzo che aveva pippato in diretta all'Eurovision? E poi ha dichiarato di non averlo fatto Che dire? Sono belli da vedere, le loro canzoni però non le conosco». Con trent'anni di carriera alle spalle, Noel Gallagher ha ancora sogni: «Prima di tutto che il Manchester City vinca la Champion's League, ma questo non dipende da me. Poi amo il cinema, il mio film preferito è Il Buono, il Brutto e il Cattivo. Nessuno, però, mi ha mai proposto di fare una colonna sonora. A me piacerebbe scrivere una canzone per James Bond. Mi vedrei bene pure nel ruolo del protagonista. Perché no?».
Al termine dell'intervista, lo ritroviamo sulla terrazza dell'hotel, intorno a un tavolino con il suo staff, semi-nascosto da piante in fiore. Sta mangiando burrito e patatine fritte. Davanti a lui solo una mezza naturale. Manca il Martini cocktail. Per ora.

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