Antonella Lattanzi: «Le ventenni dovrebbero congelare gli ovuli: è un’opzione di progresso». L'intervista che fa scalpore

Nel romanzo "Cose che non si raccontano" racconta il desiderio di un figlio e le prove dolorose che le donne si trovano a dover affrontare

Antonella Lattanzi: «Alle ragazze raccomando di congelare gli ovuli: è un’opzione di progresso». L'intervista che fa scalpore
Antonella Lattanzi: «Alle ragazze raccomando di congelare gli ovuli: è un’opzione di progresso». L'intervista che fa scalpore
Venerdì 24 Marzo 2023, 09:02 - Ultimo agg. 15:56
4 Minuti di Lettura

Un figlio che non viene quando vuoi tu,  il ricorso alla scienza, i prelievi invasivi, il dolore di una donna che può essere di tante. Anzi di tutte. Antonella Lattanzi ne parla in "Cose che non si raccontano", romanzo autobiografico sul desiderio di un figlio  e sulle prove dolorose che le donne si trovano a dover affrontare. 

Sardegna, il post choc del sindaco Pierpaolo Sau sul calo delle nascite: «Le donne entrino nel mio ufficio a tre ore una dall'altra»

Gli aborti

«A 20 anni ho abortito per due volte. A quell'epoca a un figlio non ci pensavo proprio - racconta la scrittrice in un'intervista a Vanity Fair - Volevo diventare una scrittrice, ricordo benissimo questo fuoco incredibile che non si sceglie: si può solo abbracciare o meno. Abitavo a Bari, quartiere di periferia, senza soldi e senza niente; a un certo punto mi sono trasferita a Roma per frequentare il corso con Domenico Starnone: ho vissuto in un camper, abusivamente negli studentati».

Poi però, 20 anni dopo, a un figlio ha cominciato a pensarci: «Quando mi sono sentita pronta per un figlio e, con il mio compagno, ho deciso che volevo cominciare a cercarlo, ero vicina ai 40 ed è spuntato subito quello che chiamo il pensiero magico: non succederà per le due volte di cui sopra, non merito di diventare mamma. Sono stata assalita da un senso di colpa atavico».

Il calvario



E lì è cominciato il suo calvario:  la procreazione assistita – tre tentativi –, la riduzione fetale (il processo di riduzione del numero di embrioni nelle gravidanze multiple triple o superiori fermando il battito cardiaco di uno o due di loro, ndr). «Ho affrontato di nuovo i momenti più difficili, perché quando li metti nero su bianco devi viverli ancora e ancora e ancora.

Pensavo che a un certo punto, dopo parecchi “ancora”, sarebbero stati meno penosi. Invece no. Il dolore è rimasto incredibilmente intatto».Ho compreso che questo mio romanzo non è soltanto per le donne che hanno attraversato il mio identico dolore: è per le persone che soffrono. Quando si soffre, si è egoisti: perché ci sembra che nessuno abbia mai sofferto come noi. Scoprire di non essere soli è d’aiuto».



Il dolore della coppia


«Io e il mio compagno siamo stati messi a dura prova. Non so se ne siamo usciti rafforzati, credo che gli effetti si vedranno più avanti. Del resto, non è passato molto da quando tutto è iniziato, poco prima del covid».

 

Congelare gli ovuli

«Sono arrabbiata perché ho creduto alle donne intorno a me che, superati i 35, ripetevano: “Sei giovane, c’è tempo!”. Sono arrabbiata perché manca l’educazione al congelamento degli ovuli quando di anni ne hai 20, 25. E infatti ora a tutte le ragazze che incontro raccomando questa opzione, è una soluzione semplice, di progresso. Non è giusto mettere al mondo un figlio quando il momento è sbagliato, quando la relazione è sbagliata. E non è giusto essere costrette a subire un raschiamento a poca distanza da donne che stanno partorendo. È una violenza inaccettabile».


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA