Patrick Zaki a Che Tempo che Fa: «Grazie a tutti voi sono a casa, spero di essere presto in Italia»

Patrick Zaki a Che Tempo che Fa: «Grazie a tutti voi sono a casa»
Patrick Zaki a Che Tempo che Fa: «Grazie a tutti voi sono a casa»
di Simona Verrazzo
Domenica 12 Dicembre 2021, 21:20 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 09:03
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«È grazie a tutti voi se sono a casa». Sono queste le primissime parole rilasciate a Che tempo che fa da Patrick Zaki, lo studente attivista egiziano dell’Università di Bologna arrestato il 7 febbraio 2020 al Cairo con diverse accuse tra cui quelle di minaccia per la sicurezza nazionale e propaganda del terrorismo, a causa di una serie di post critici verso il presidente Abdel Fattah Al Sisi. Dopo 22 mesi Zaki è stato scarcerato mercoledì scorso ma le accuse, sebbene le più gravi siano decadute, restano ancora in piedi, come “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” in riferimento soprattutto ad alcune sue dichiarazioni sulla condizione della minoranza copto-cristiana, la stessa a cui lui stesso appartiene.

La notizia della sua scarcerazione era stata annunciata lo scorso martedì e il giorno dopo lo studente attivista ha lasciato il carcere di Mansoura, l’ultimo dei diversi dove è stato detenuto in quasi due anni e dove, come denunciato anche da Amnesty International, ha subito minacce, violenze e torture.

Per tutto questo lungo periodo AI ha sempre mantenuto alta l’attenzione sul suo caso, attraverso la campagna Libertà per Patrick Zaki.

Patrick Zaki a Che Tempo Che Fa

«Ero molto confuso e ho chiesto ai miei familiari cosa stava succedendo», ha risposto Zaki, sempre in inglese, a Fabio Fazio quando gli ha chiesto in che modo ha saputo della sua scarcerazione. Commentando il momento più brutto dei suoi ultimi 22 mesi, il giovane ha ricordato il momento del controllo passaporti. Zaki, infatti, è stato fermato all’aeroporto del Cairo appena atterrato dall'Italia. «Mi hanno detto: “Aspetta qui due minuti”. Mi è venuta un'angoscia terribile in quei momenti: non capivo che cosa stava accadendo e che cosa avrebbe potuto capitarmi. E’ una cosa che non auguro a nessuno», sono state le sue parole.

Il suo sorriso e la sua luce negli occhi sono il segno tangibile della felicità della liberazione. «Ancora non ci credo, mi sembra un sogno», ripete entusiasta.

Ringraziando l’Italia per la mobilitazione in suo sostegno, Zaki ha detto che non sa quando potrà tornare in Italia. «Vorrei anche adesso», ha detto a Fazio, sottolineando che tecnicamente niente gli impedisce di lasciare l’Egitto, sebbene il 1° febbraio ci sia una nuova udienza.

Tra le personalità citate dallo studente attivista sono spiccate due donne: senatrice Liliana Segre e Rita Monticelli, la sua professoressa all’Università di Bologna.

Rispondendo che la prima cosa che ha fatto appena tornato a casa dalla sua famiglia è stata una doccia, Zaki ha però ricordato quanto le siano mancati i suoi libri e i suoi studi e si augura di poter tornare presto a Bologna per poter terminare il master che stava seguendo.

Pensando al 1° febbraio, giorno della ripresa del processo, ha detto che a fargli forza sarà proprio il pensiero del ritorno nel nostro paese. Intanto si appresta a passare finalmente di nuovo con la sua famiglia il Natale copto, il prossimo 7 gennaio.

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