Samantha Cristoforetti in canottiera e culotte sfida Sandra Bullock: «Come tieni i capelli a posto nel film Gravity?» Il rimpianto dell'astronauta Scott Kelly

Samantha Cristoforetti sfida Sandra Bullock: «Come tieni i capelli a posto nel film Gravity?» Il rimpianto dell'astronauta Scott Kelly
Samantha Cristoforetti sfida Sandra Bullock: «Come tieni i capelli a posto nel film Gravity?» Il rimpianto dell'astronauta Scott Kelly
Paolo Ricci Bittidi Paolo Ricci Bitti
Lunedì 20 Giugno 2022, 15:07 - Ultimo agg. 23 Febbraio, 13:18
10 Minuti di Lettura

Samantha Cristoforetti in culotte e canottiera per imitare Sandra Bullock in Gravity, anzi, per smascherare le incongruenze del film cult di Alfonso Cuaròn «magnifico nella grafica, irreale nel rispetto della realtà e delle leggi della fisica». 

Che tuffo nel passato prossimo della storia del cinema e della vita sulla stazione spaziale internazionale. E c'è pure il rimpianto di uno degli assi degli astronauti della Nasa dietro il "duetto" che viaggia da qualche ora su Twitter rivelando uno sketch mica male dell'archivio non ancora noto dell'Iss. Scott Kelly rimpiange di non aver fotografato in tempo l'astronauta italiana che stava fluttuando volutamente in déshabillé sulla stazione spaziale dopo avere terminato un turno di lavoro.  

Un passo indietro dopo aver ricordato che Samantha Cristoforetti da ormai due mesi è di nuovo in orbita sull'Iss per la missione Minerva. Nel 2013 esce il film Gravity di Alfonso Cuaròn in cui Sandra Bullock, ovvero la dottoressa Ryan Stone salva la pelle dopo una catastrofica collisione che distrugge l'Iss causando la morte dei colleghi fra i quali  George Clooney, ovvero Matt Kowalsky. Film a dir poco spettacolare anche grazie alla Nasa che, nonostante il plot un filino jettatorio, mette a disposizione inedite riprese in altissima definizione nonché la copia esatta della stazione che usano gli astronauti per addestrarsi. 

Samantha Cristoforetti e Gravity:  «Bellissimo ma non è reale»

In quell'anno Samantha Cristoforetti, selezionata nel 2009 dall'Agenzia spaziale europea (Insieme a Luca Parmitano) aveva appreso che l'anno seguente sarebbe decollata finalmente per lo spazio, il sogno che diventava realtà come accade per una percentuale infinitamente piccola dei sognatori.

Fatto sta che la trentina, mentre è alle prese con l'addestramento, va a vedere Gravity in una sala di Colonia. E poi ne scrive sul suo diario sul sito dell'Esa una dettagliata, articolata, motivata e avvincente stroncatura dal punto di vista tecnico: ovvero il film è bellissimo ed entusiasmante ed è molto consigliato andarlo a vedere, ma è del tutto irreale (sotto la potete leggere). Scrive molto bene l'ingegnera Samantha Cristoforetti, come si scoprirà poi durante la sua missione nel 2014/2015 e poi leggendo il suo Diario di un'apprendista astronauta, best seller anche negli  Usa e in Germania. Il Messaggero pubblica un estratto di quella recensione il 14 ottobre 2013 nelle pagine appunto dedicate alla critica cinematografica. Un articolo che viene ripreso parecchio, anche se non siamo ancora ai tempi esasperati attuali dei social che tutto rilanciano.

Il Tweet di Samantha 

Adesso si scopre che nella missione Futura fra il 2014 e il 2015 Samantha Cristoforetti e i suo colleghi idearono una gag per dimostrare una delle incongruenze del film Gravity. "Cara dottoressa Stone - scrive la trentina in un tweet odierno - Una domanda rapida: come faceva a tenere così in ordine i suoi capelli (mentre fluttua sull'Iss, ndr)? Chiedo per un'amica". Già, per quanto accurati i "trucchi", gli "effetti speciali" sul set (che pure hanno fruttato uno dei 7 premi Oscar assegnati al film) non potevano tenere all'insù i capelli della Bullock come accadeva al suo corpo reso fluttuante a mezz'aria appeso a funi rese invisibili nella post produzione.  E la scena perde di realismo. 

La vista di quella foto del 2015 ha innescato il rimpianto in Scott Kelly (gemello dell'ugualmente astronauta Mark) che ha trascorso un mese e mezzo con la prima (e finora unica) astronauta italiana:  «Uno dei miei più grandi rimpianti - twitta sempre oggi - nella mia carriera di astronauta (che è sterminata, 520 giorni e 10 ore, record per gli Stati Uniti, ndr) è di aver visto il film Gravity su uno schermo dell'Iss e di non essere stato abbastanza veloce a fotografare contemporaneamente Samantha mentre fluttuava davanti a me. Che delusione, ecco la prova di quel fallimento (vedi nel tweet la foto del modulo Iss deserto sotto lo schermo su cui sta passando la Bullock, ndr), ma adesso è tutto ok».  

Su Tik Tok i capelli alla "Cristoforetti"

Uno spettacolo, effettivamente quella foto della Cristoforetti che mima l'attrice americana, anche perché, oltre ai fini didattici sempre inseriti nelle attività dell'astronauta del'Esa come dimostrano i suoi video che spopolano su TikTok, riporta alla moda dei "capelli alla Cristoforetti", ovvero alla capigliatura che fluttua: durante la prima missione ci furono parrucchieri che si sentirono chiedere dalle clienti l'acconciatura "alla Cristoforetti". Anche loro, nonostante gel e altri artifizi, fallirono come Cuaròn. 

Più di recente, nel 2021, l'astronauta italiana rivelò in occasione dell'UltraPop Festival on line che aveva rischiato di passare per una pazza perchè durante la visione di Gravity al cinema le era scappato più volte da ridere anche durante le fasi più drammatiche del film perché, al di là delle ricostruzione perfette degli ambienti, non c'era una scena che fosse realistica del punto di vista della realtà, così come aveva del resto scritto nella sua recensione del 2013 che a questo punto va proprio riletta.

Infine l'intervento di Luca Parmitano che ha apprezzato la foto di Samantha, ma si tira fuori dalla questione dei capelli.

<blockquote class="twitter-tweet"><p lang="en" dir="ltr">Hair? Never had that problem.

Very cool picture, Sam! <a href="https://t.co/aHpu0XEW7b">https://t.co/aHpu0XEW7b</a></p>&mdash; Luca Parmitano (@astro_luca) <a href="https://twitter.com/astro_luca/status/1538778153493078016?ref_src=twsrc%5Etfw">June 20, 2022</a></blockquote> <script async src="https://platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>

Paolo Ricci Bitti

Scott Kelly è il secondo da sinistra

La recensione di Gravity di Samantha Cristoforetti (articolo pubblicato sul Messaggero il 14 agosto 2013)

Dalle mutandine-culotte con microcanottiera di Sandra Bullock allo zaino-jet di George Clooney, dalle improbabili correnti gravitazionali ai portelloni “invertiti” nelle stazioni spaziali.

L’astronauta Samantha Cristoforetti smaschera una per una tutte le clamorose incongruenze del film “Gravity” ma conclude la sua recensione con un consiglio: «Andate a vederlo: è meraviglioso!» Di più: «Sarete inevitabilmente commossi dalla bellezza estetica del film», si legge nel suo diario on line sul sito dell'Agenzia spaziale europea che giorno dopo giorno raccoglie sempre più visitatori, così come i suoi account su Twitter e Facebook. Logico: il capitano pilota cresciuto sui monti del Trentino il prossimo anno diventerà la prima italiana a viaggiare in orbita e come si può perdere il racconto di un’astronauta vera a proposito degli astronauti-attori del film di Alfonso Cuarón, premiato con una cascata di stelle dalla critica e con la scalata rapidissima del box office? Il film che ha recuperato dall’hard disk che abbiamo nel cuore molti dei file di 2001 Odissea nello spazio?



Paolo Ricci Bitti

PENSIERI PROFONDI

Come il più consumato dei critici, la Cristoforetti attacca la web-recensione in 16 punti con una serie di complimenti: «La riproduzione dell’hardware (dei veicoli spaziali e dei loro interni, ndr) è incredibilmente accurata e il film è un’ottima occasione per visitare le macchine dell’umanità nello spazio: dal telescopio Hubble, alla Stazione internazionale (Iss) alle Sojuz. Così, grazie anche al 3D, andate al cinema e quando uscite guardate il cielo e pensate che tutte quelle cose esistono per davvero nell’orbita terreste. E lasciate che quel pensiero arrivi in profondità».

«E adesso, ok, ecco quello che volete veramente sapere» incalza l’astronauta. «Il film non è realistico per una serie di impossibilità fisiche. Volare da Hubble all’Iss con il jetpack? Andiamo, sono in orbite diverse: altitudini distanziate, velocità orbitali differenti, piani sfalsati. I calcoli per i trasferimenti orbitali fuori-piano possono darvi un mal di testa: non c’è nulla di intuitivo e serve molto propellente, non basta un minizaino con pochi minuti di autonomia. Per non dire dello spostarsi usando un... estintore: in realtà è vera quella pubblicità che diceva: la potenza è nulla senza controllo. E i satelliti geostazionari per le comunicazioni sono in orbita a 36mila km di altezza e non possono essere abbattuti da detriti che volano in orbita terrestre bassa».

C’è poi il momento più drammatico del film: è quando il veterano comandante George Clooney-Matt Kowalsky guarda per l’ultima volta negli occhi la specialista (e, al solito, strepitosa) Sandra Bullock-Ryan Stone e si suicida sganciandosi da essa per darle una possibilità di sopravvivenza. Solo un portento come Clooney poteva riuscire a darci tanti brividi con quegli sguardi a malapena intuibili da dietro il casco spaziale. Epperò spiega Samantha: «È, sì, di grande impatto emotivo vederlo fluttuare via nel nero infinito dello spazio sotto l’incantesimo di qualche forza magica ma, ehm, in realtà, non sarebbe accaduto niente, Clooney-Kowalsky avrebbe continuato a fluttuare restando proprio lì».

Nello spazio i movimenti degli astronauti attorno alle stazioni avvengono appunto a velocità ridottissima, senza rimbalzare qua e là come palle da rugby.

EFFETTI SPECIALI

Realizzato spendendo 80 milioni di dollari e utilizzando anche strabilianti filmati forniti (molto o poco scaramanticamente, fate voi) dalla stessa Nasa, il film “toppa” nella riproduzione di una delle parti più importanti delle stazioni: i portelli degli airlock (camere di compensazione, ndr). «La dottoressa Stone - scrive l’astronauta dell'Agenzia spaziale europea - sembra facilmente in grado di fare irruzione in ogni veicolo spaziale grazie ai portelli che si aprono verso l’esterno. In realtà fuori non ci sono maniglie e i portelli si aprono verso l’interno, altrimenti non sarebbero molto sicuri, eh? E prima di aprirli va depressurizzato l’airlock, altrimenti sarebbe molto difficile azionarli». Le evoluzioni degli astronauti nella memorabile scena di apertura di 13 minuti sono inoltre apparse un po’ troppo disinvolte: «Da Cirque du Soleil: sfortunatamente le tute spaziali sono molto rigide con nodi metallici che vincolano i movimenti. E il campo visivo è limitato». Un limite, quello della visibilità del casco, che ricorda il drammatico inconveniente (questo vero, verissimo) capitato il 16 luglio a Luca Parmitano, che si è trovato il casco invaso dal liquido della sottotuta durante una passeggiata spaziale.

REPARTO INTIMO

Giusto, l’abbigliamento: «Dove vorrei veramente mettere le cose in chiaro - scrive ancora la Cristoforetti - è nel reparto biancheria intima. La canottiera e i pantaloncini indossati dalla Bullock sono, beh, una sorprendente dichiarazione sulla “moda” degli astronauti: in realtà durante le “passeggiate” spaziali si indossa biancheria intima a maniche lunghe molto fuori moda, ma molto più protettiva, e una sottotuta termica che è una maglia con circa 100 metri di tubicini che servono per mantenere la temperatura corporea mentre fuori si passa da più cento gradi a meno 120». Ecco, di tutte le incongruenze, questa non ci sentiamo proprio di condannarla. E poi la stessa Sigourney Weaver-Ellen Ripley ci aveva abituati a questa succinta mise sotto la tuta spaziale in Alien. Ancora più leggero, diciamo pure inesistente, molti anni prima, l'abbigliamento di Jane Fonda-Barbarella che si spogliava di casco e tuta argentata nell'indimenticabile incipit del film di Roger Vadim.

CHI E' SAMANTHA CRISTOFORETTI

Intanto a vedere Gravity si comprende perché Samantha Cristoforetti abbia aggiunto il cinese alle cinque lingue (russo compreso) che già parlava: non vuole mica trovarsi a pigiare a casaccio i testi delle navicella spaziale appunto “Made in China” affidandosi alla conta Ambarambà Cicci Coccò. Eppure, anche se non finirà mai “lost in translation”, il capitano pilota dell’Aeronautica militare è una tipa di poche parole. Fisico minuto, occhi e capelli (corti) castani, tostissima, ma, almeno finora, assai riservata: è per quello che la freschezza della sua recensione on line al film rivela nuovi versanti della sua personalità.

(articolo del 14 ottobre 2013)


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA