La Commissione di inchiesta
sul femminicidio fa tappa a Napoli

La Commissione di inchiesta sul femminicidio fa tappa a Napoli
di Valeria Valente *
Lunedì 18 Novembre 2019, 08:00
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Sono in media venti le denunce per violenza domestica e di genere che ogni giorno arrivano in Procura a Napoli. Un dato significativo, che dà la cifra di quanto il fenomeno sia diffuso. Sappiamo anche che lo stesso fenomeno è trasversale, interessa tutti e si diffonde anche all'interno di famiglie che all’apparenza possono sembrare insospettabili.

Le statistiche evidenziano che le donne violate sono perlopiù comprese in una fascia di età tra i 35 e i 45 anni e che si decidono a denunciare il marito, il compagno o il genitore solo dopo ripetute vessazioni, solo dopo anni e anni di calvario. Gli autori delle violenze hanno tra i 30 e i 55 anni di età e in molti casi sono stati essi stessi, da bambini o da ragazzi, vittime o spettatori di violenze domestiche.

Anche alla luce di tutto questo, la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, ha voluto promuovere una due giorni di visite istituzionali, il 14 e 15 novembre, a Napoli, dopo le tappe di Potenza, Trento e Palermo.

Insieme con l'assessore regionale alle Pari Opportunità Chiara Marciani, abbiamo voluto ascoltare i rappresentanti dei centri antiviolenza, per proseguire anche con loro il lavoro di approfondimento e monitoraggio che la Commissione sta portando avanti su tutto il territorio nazionale. Con la Fondazione Polis per le vittime innocenti di criminalità e i beni confiscati, abbiamo poi avuto un incontro con alcuni orfani delle donne uccise in Campania, che la Fondazione sta accompagnando in un percorso particolarmente delicato. A questi ragazzi dobbiamo dare risposte concrete, perché, come sosteneva Anna Costanza Baldry, sono “orfani speciali”, dal momento che speciali sono i loro bisogni, i loro problemi, la condizione psico-sociale in cui si trovano. A questo proposito, è arrivata in questi giorni l'assicurazione da parte del Ministro dell'Economia Gualtieri che a breve verrà emanato il regolamento per distribuire le risorse già stanziate nel Fondo per gli orfani di crimini domestici. Un provvedimento giusto che attendeva dal 2018 e per troppo tempo è rimasto bloccato.

Infine, è stato importante il confronto avuto con i vertici delle Procure e dei Tribunali di Napoli e della sua area metropolitana, con le Forze dell'Ordine impegnate nell'attività di contrasto e di prevenzione, con il mondo universitario e i docenti che si occupano del tema in questione. Quanto più saremo, tutti, capaci di mettere a sistema le competenze e professionalità già attive per costruire una rete di sinergie rodata ed efficiente tra istituzioni diverse, tanto più saremo in grado di garantire la sicurezza e la vita delle donne.

Su alcuni fronti occorre agire speditamente. Riguardo ai fondi stanziati per l'anno in corso ai Centri antiviolenza, non è ancora nemmeno iniziato il riparto tra le Regioni. Questo significa che gli stessi Centri antiviolenza, unico baluardo di difesa delle donne vittime di abusi e maltrattamenti nel nostro Paese, operano in un quadro di forte incertezza che impedisce la programmazione degli interventi e la stesura di nuovi progetti, penalizzando, al contempo, quelli già in corso.

Abbiamo recentemente incontrato il premier Giuseppe Conte, che sul tema specifico ci ha rassicurati, mostrando attenzione e sensibilità rispetto a questa problematica. Inoltre, il ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, che ha insediato a Palazzo Chigi la cabina di regia interministeriale sulla violenza contro le donne, ha promesso che in tempi rapidi verrà data completa attuazione alla ripartizione dei fondi per le Regioni.

Ma tutto ciò, per quanto importante, non basta. Il quadro normativo italiano si è arricchito, nel corso degli ultimi anni, di interventi volti a garantire un inasprimento delle pene sul fronte delle violenze di genere, dalla legge contro lo stalking fino al recente Codice rosso. Sono aumentati gli arresti e le denunce. Ma non la tutela delle donne. Occorre pertanto una presa di coscienza culturale di quello che sta accadendo, partendo proprio dalle Università. Chi si occupa di violenza sulle donne, chi ha il compito di prendere in carico le vittime di violenza nel nostro Paese non sempre possiede la formazione e la specializzazione necessarie per farlo nel migliore dei modi. Spesso oggi sono i Centri antiviolenza a offrire questo tipo di formazione, mentre è necessario potenziare la rete tra università, professioni, magistratura, forze dell'ordine per fare sì che sempre di più si diffondano moduli e pratiche condivise tra i diversi operatori interessati. Su questo tema, e coerentemente con la sua funzione, la Commissione d’inchiesta sta monitorando in particolare le criticità e le relative conseguenze imputabili ad una formazione troppo sporadica e intermittente oppure ad un utilizzo debole delle diverse professionalità a disposizione secondo un necessario principio di specializzazione.

E ancora siamo al lavoro con i tribunali, in particolare per comprendere come vengono affrontate le separazioni civili. Moltissime vittime di violenza continuata in famiglia, per paura di denunciare, intraprendono infatti proprio la via della separazione civile per mettere al sicuro se stesse e i propri figli. Oggi alcune di queste donne corrono il rischio di passare da vittime a carnefici, vedendo messa in discussione la loro responsabilità genitoriale, ad esempio, nel caso in cui da parte dei figli minori vi sia un rifiuto verso i padri. Anche qui, è un sistema di collaborazione solido e diffuso tra i soggetti coinvolti nella presa in carico lo strumento più forte per scongiurare tutti i rischi di vittimizzazione secondaria che corrono le donne dopo aver trovato il coraggio di denunciare.

Nessuna donna muore per un raptus momentaneo e imprevedibile da parte di un uomo. Prima di ogni omicidio ci sono sempre reati sentinella, sui quali oggi è necessario spostare l'attenzione. Prevedere, in questi casi, significa prevenire.

Su molti di questi temi la visita istituzionale a Napoli ha rappresentato un passo fondamentale, grazie alle tantissime competenze degli operatori che abbiamo incontrato. Sono convinta che la loro professionalità abbia un valore aggiunto poiché si rivela la lente migliore per conoscere una situazione per molti versi ancora più complessa e articolata come quella campana e napoletana.

* presidente Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere
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