Gli invisibili del Coronavirus
​e la fantasia della carità

Gli invisibili del Coronavirus e la fantasia della carità
di Don Enzo Cozzolino *
Giovedì 30 Luglio 2020, 20:30
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Ho avuto l'occasione di presentare, presso la sede della Fondazione Polis, il bellissimo libro del caro don Tonino Palmese “Dio nel frammento” e dell'invito rivoltomi a scrivere questo articolo.

Parto proprio dal suo titolo per descrivere la povertà.

Nel mese di luglio di 49 anni fa, per volontà di S. Paolo VI, nasceva la Caritas al posto della preesistente POA (Pontificia Opera di Assistenza).

Il cambiamento era sostanziale, perché si passava dal concetto di beneficenza a quello di promozione umana. Oggi, infatti, possiamo constatare che le 218 Caritas diocesane operanti sul territorio nazionale si sono ben radicate nelle varie comunità.

Anche di fronte alle nuove sfide poste dalla pandemia di Covid 19, le Caritas hanno continuato a restare accanto agli ultimi, agli invisibili, sia pure in forme nuove ed adattate alle necessità contingenti.

Ecco il punto sull’attuale situazione. Le Caritas diocesane segnalano un consistente aumento dei problemi legati alla perdita del lavoro e delle fonti di reddito, il che genera – a cascata – un’altra serie di problematiche: difficoltà nei pagamenti vari, disagio psico – relazionale diffuso, difficoltà scolastiche dei minori, solitudine, depressione, rinuncia/rinvio di cure ed assistenza sanitaria.

Tra le categorie di persone che ultimamente si sono rivolte alle Caritas si segnalano disoccupati in cerca di nuova occupazione, persone con impiego irregolare fermo a causa della pandemia, lavoratori precari/saltuari o dipendenti in attesa della cassa integrazione, lavoratori autonomi-stagionali, pensionati, inoccupati in cerca di prima occupazione, casalinghe.

Tra le ulteriori problematiche evidenziate vanno segnalate difficoltà burocratico/amministrative, difficoltà delle persone in situazione di disabilità/handicap, mancanza di alloggio per persone senza dimora, diffusione di pratiche di usura ed indebitamento, violenza e maltrattamenti in famiglia, aumento della diffusione di gioco d’azzardo e scommesse.

Nel periodo marzo – maggio 2020 le Caritas diocesane hanno sostenuto almeno 450mila persone (corre il dovere da parte mia di ringraziare i tanti volontari che non solo in Tempo Covid, ma anche in questa estate tengono aperte le tante mense e i tanti servizi Caritas a Napoli, e delle tante altre associazioni). Di queste, il 34% sono nuovi poveri, ovvero persone che, per la prima volta, sono state costrette a rivolgersi alla Caritas. I nuclei familiari in difficoltà sono stati aiutati con attrezzature per didattica a distanza, dispositivi di protezione individuale ed igienizzanti, fornitura di derrate alimentari, acquisto di farmaci e presidi sanitari, servizi di supporto psicologico. Un aumento in media del +114% nel numero di nuove persone che si rivolgono ai Centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane, rispetto al periodo di pre-emergenza coronavirus. È il dato allarmante, che risulta da una prima rilevazione condotta a livello nazionale su 70 Caritas diocesane in tutta Italia, circa un terzo del totale. La Caritas Italiana, in accordo con la Segreteria generale della Conferenza Episcopale Italiana della quale è organismo pastorale, fin dai primi giorni dell’emergenza ha intensificato il contatto e il coordinamento di tutte le 218 Caritas diocesane in Italia, a partire da quelle del nord più immediatamente colpite dalla diffusione del coronavirus. Coordinamento che continua anche attraverso questa rilevazione, in un’ottica anche di cura della rete e rafforzamento delle relazioni.

Le Caritas diocesane interpellate hanno evidenziato nella quasi totalità dei casi un aumento nelle segnalazioni dei problemi di occupazione/lavoro e di quelli economici. Il 75,7% di esse segnala anche un incremento dei problemi familiari, il 62,8% di quelli d’istruzione, il 60% di salute, anche in termini di disagio psicologico e psichico, e in termini abitativi. Vengono poi indicati anche nuovi bisogni, come quelli legati a problemi di solitudine, relazionali, anche con risvolti conflittuali, ansie e paure, disorientamento e disinformazione. Allo stesso tempo, si registra un aumento rispetto alle richieste di beni e servizi materiali - in particolare cibo e beni di prima necessità, con la distribuzione di pasti da asporto a domicilio, sussidi e aiuti economici a supporto della spesa o del pagamento di bollette e affitti, sostegno socio-assistenziale, lavoro e alloggio. Cresce anche la domanda di orientamento all'accesso alle misure di sostegno, anzitutto pubbliche, messe in campo per fronteggiare l'emergenza sanitaria, di aiuto nella compilazione di queste domande e la richiesta di dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti, etc.), che sono già stati distribuiti a circa 40.000 beneficiari. 

Inoltre, fin dall’inizio della crisi, la rete Caritas si è contraddistinta anche per aver messo in pratica quella “fantasia della carità”, a cui Papa Francesco l’ha più volte spronata. Si registra così l’attivazione di nuovi servizi legati all’ascolto e all’accompagnamento telefonico con circa 15mila contatti registrati in poche settimane dalle Caritas diocesane coinvolte nella rilevazione, la trasformazione della fornitura dei pasti in modalità da asporto o con consegne a domicilio, la fornitura di dispositivi di protezione individuale e igienizzanti, le iniziative a supporto della didattica a distanza con la fornitura di tablet e pc, il sostegno a famiglie nomadi, giostrai e circensi, l'assistenza ai senza dimora rimodulata per garantire gli standard di sicurezza, nonché l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari. Ci sono, poi, alcune esperienze inedite, come ad esempio quella denominata #TiChiamoIo, per offrire la vicinanza, seppur solo telefonica, alle persone accompagnate nei centri di ascolto, indipendentemente dal bisogno materiale; o il progetto “Message in a bottle”, ideato per far recapitare assieme ai pasti da asporto, messaggi e poesie da parte della cittadinanza.

Il rapporto dell’Istat sulla povertà mostra che il Meridione è completamente svantaggiato, nonostante la situazione stia leggermente migliorando perché si è ridotta la povertà assoluta, mentre rimane stabile quella relativa.

Infatti il numero di poveri al Meridione è ancora doppio rispetto al Centro-Nord, nonostante l’introduzione del Reddito di Cittadinanza.

Ci sono infine anche i cosiddetti “invisibili”, i senzatetto che vivono per strada e nelle stazioni. Ringrazio gli innumerevoli “gruppi di strada” di parrocchie, associazioni e Caritas che svolgono questo prezioso servizio.

Vorrei concludere riprendendo le parole del grande don Tonino Bello: «Quale voce di protesta il cristiano può levare per denunciare queste piovre che il Papa, nella ‘Sollecitudo rei socialis’, ha avuto il coraggio di chiamare strutture di peccato?»

Quella della povertà. La condivisione della propria ricchezza, che presuppone sia una solidarietà lunga che corta e necessita di una vera e propria educazione. La condivisione, l’aiuto, la vicinanza può certamente mettere gli uomini uno a fianco dell’altro e farli diventare fratelli.

* Direttore Caritas Diocesana di Napoli
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