Giancarlo Siani, don Palmese:
«Continuerà a ispirare tanti giovani»

Giancarlo Siani, don Palmese: «Continuerà a ispirare tanti giovani»
di Don Tonino Palmese *
Venerdì 24 Settembre 2021, 17:27 - Ultimo agg. 17:43
3 Minuti di Lettura

Il sacrificio di Giancarlo Siani permea da anni l'impegno delle giovani generazioni. E il volume che il Mattino ha voluto dedicargli nel 36° anniversario della sua uccisione ne è una valida testimonianza. Furono dei giovani cronisti infatti, guidati da firme storiche del quotidiano che all'epoca aveva sede in via Chiatamone, a seguire la vicenda giudiziaria che portò alla sentenza definitiva di condanna di mandanti e killer del delitto del 23 settembre 1985. E sempre la figura di Giancarlo continua tuttora ad ispirare il lavoro di tanti ragazzi che, soprattutto in territori di frontiera, svolgono l'affascinante mestiere di giornalista e raccontano i fatti, spesso sotto costanti minacce e intimidazioni.

La storia di Giancarlo porta con sé una dimensione valoriale molto ampia e nutre l'imprescindibile valore della libertà di stampa e del giornalismo di qualità. La sua Mehari, che la Fondazione Polis rimise in viaggio 8 anni fa per farle compiere il tragitto mai realizzato il 24 settembre 1985 dal Vomero alla sede del Mattino, è diventata, nel corso del tempo, il simbolo di tutti i cronisti uccisi e minacciati dalle mafie e dal terrorismo, nonché di quelli che sono caduti in quanto inviati in contesti segnati dalla guerra. E ancora, quella stessa “spiaggina” continua idealmente a percorrere le strade della memoria e contiene al suo interno le storie e le istanze di tutte le vittime innocenti della criminalità, senza alcuna distinzione, a prescindere dalla mano omicida.

Proprio per questo, la Fondazione Polis ha promosso, due anni fa, al Palazzo delle Arti di Napoli, la Sala della Memoria, un connubio tra la Mehari di Giancarlo e la mostra #Noninvano, caratterizzata dai volti e dai sorrisi delle vittime innocenti della violenza criminale.

E anche qui entrano in gioco i giovani (e il mondo della scuola in particolare), che speriamo di poter accogliere proprio al PAN nei prossimi mesi nel rispetto delle norme di prevenzione del contagio da Coronavirus, per spiegare loro chi era Giancarlo, un ragazzo che la camorra ha sottratto alla vita troppo presto ma che i valori dell'innocenza e della memoria hanno reso appunto eternamente giovane, come il protagonista del racconto “Ricongiungimento insperato”, contenuto nel libro “Tesoretto dell'amico di casa renano” di Johann Peter Hebel.

Giancarlo infatti continua ad avere 26 anni ed in faccia il simbolo della libertà che contraddistingue una delle sue foto più celebri. Continua ad essere il ragazzo pieno di vita magistralmente interpretato dal compianto Libero De Rienzo nel film di Marco Risi “Fortapàsc”. Continua a stimolare e ad ispirare il lavoro di tanti suoi colleghi. Forse per questo fa sempre più breccia, 36 anni dopo, soprattutto nel cuore dei giovani. Ricordarlo significa, giorno dopo giorno, coltivare la sua eredità di persona semplice che amava svolgere il suo lavoro, senza la pretesa di essere un eroe, ma con il solo desiderio di osservare e raccontare ciò che accadeva, collegando i tasselli a beneficio dei lettori. Ricordarlo significa anche stare concretamente vicini ai familiari di tutte le vittime innocenti della criminalità, provare a cambiare le traiettorie di vita di quei bambini che nei suoi articoli Giancarlo definiva “muschilli”, diffondere e far conoscere un'altra narrazione, diametralmente opposta ai toni sensazionalistici ma effimeri del linguaggio della camorra: una narrazione basata sulla normalità dell'esistenza delle vittime e dei loro familiari. Noi della Fondazione Polis continuiamo a credere che tutto questo sia ancora possibile. Anche a Napoli e in Campania.

* Presidente Fondazione Polis

© RIPRODUZIONE RISERVATA