«Giancarlo Siani, la sua lezione attraversa il tempo: politici, siate trasparenti»

«Giancarlo Siani, la sua lezione attraversa il tempo: politici, siate trasparenti»
di Daniela Limoncelli
Lunedì 21 Settembre 2015, 09:09 - Ultimo agg. 11:49
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«Trent’anni da quel giorno. E proprio ora che la città è messa a ferro e fuoco dalla camorra, sento addosso la stanchezza di una vita, ma penso: non mollare. In nome di Giancarlo, perché il suo sacrificio, perché quello delle altre vittime innocenti di camorra, possa essere un esempio positivo per cambiare anche uno, uno solo dei ragazzini delle ”paranze”». Paolo Siani, presidente di Polis, forse non lo sa, ma è diventato lui stesso un «simbolo» anticamorra. Non ha mai abbandonato la passione della sua vita, medico dalla parte dei bambini, pur avendo coltivato, in trent’anni di dolore, quella stessa voglia di denunciare, di dare voce a chi non ce l’ha, di andare “oltre” a caccia della verità – e tanto altro ancora -, che aveva Giancarlo. «Dallo spettacolo al Diana alla partita di pallavolo che ha visto scendere in campo i magistrati, il successo delle iniziative che abbiamo messo in moto in ricordo di Giancarlo - dice - rappresenta il segnale che si può ”fare rete” per continuare, sempre, a smuovere le coscienze di questa città».



L’ultimo articolo di Giancarlo, uscito sul Mattino del 22 settembre 1985, il giorno precedente alla sua morte, raccontava i “muschilli”. Ora quei “muschilli” hanno 40 anni e avranno allevato i baby killer di oggi…

«Sì, questo mi fa rabbia. Se, già da allora, si fosse prestata maggiore attenzione alle denunce di Giancarlo e dei colleghi che lavoravano al suo fianco, se all’epoca si fosse intervenuto sui “muschilli” oggi, forse, non avremo i baby killer. Ogni volta che rileggo gli articoli di Giancarlo, rintraccio nelle sue cronache i «germi» dell’evoluzione della camorra, della sua trasformazione in holding, in “ufficio di collocamento” del male, in roccaforte di miti negativi. Ne avevo consapevolezza trent’anni fa, e l’ho oggi. Perciò, con Geppino Fiorenza, non abbiamo mai smesso di pattugliare le scuole per far crescere e diffondere la cultura della legalità e della giustizia. Quei valori per i quali Giancarlo è morto. Ed è per questo che sono le scuole, e quindi i giovani, la spina dorsale del programma per ricordare i trent'anni dalla morte di Giancarlo».



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