“Gli Eroi di Leucolizia” raccontati ai bambini,
ecco perché il bene è l’unica scelta possibile

“Gli Eroi di Leucolizia” raccontati ai bambini, ecco perché il bene è l’unica scelta possibile
di Angela Iantosca *
Lunedì 25 Gennaio 2021, 22:30
6 Minuti di Lettura

Ci sono cresciuta con quei nomi. Ho manifestato con loro accanto. Ho urlato a squarciagola. Ho marciato sulle loro gambe. Ho pianto in silenzio. Ho pedalato e camminato. Ho percorso chilometri, esposto striscioni e lenzuola, abbracciato forte e tessuto fili invisibili. Sono andata nelle scuole. Ho scritto e ho parlato tanto. Nella convinzione che ogni parola detta sia una parola in più necessaria. Nella convinzione che spesso è l’assenza di parole a rubare la libertà. L’assenza di studio, opportunità, incontri, ascolto, storie. Come ha detto un giorno un bambino ospite del carcere minorile di Catania: «Non me le hanno dette giuste le parole, per questo mi trovo qui».

Eppure mancava ancora qualcosa.

L’ho capito quando, mentre mi occupavo di ’ndrangheta, dei ruoli all’interno della famiglia, delle relazioni tra mamme e figli, mi sono imbattuta nella narrazione che di sé fanno le mafie con quelle ninnananne cantate ai bambini appena nati, nelle quali si raccontano le storie di chi è stato ucciso e si ricorda che quelle morti vanno vendicate. L’ho capito osservando quel filo di sangue che tiene unite le generazioni mafiose, mosse dallo spirito della faida, personificazione femminile di un destino ineluttabile. Guardando tutto questo, mi sono posta delle domande: noi cosa facciamo per tessere il filo della memoria? Raccontiamo ai più piccoli le storie di chi ha sacrificato la propria vita in nome della giustizia, dell’onestà, della verità? Rendiamo omaggio a chi ha pensato di essere un ‘noi’ prima che un ‘io’? Onoriamo chi la mafia ha creduto di poterci portar via con un atto violento? Ricordiamo che, grazie a loro, quel fresco profumo di libertà è un vento leggero che ogni giorno possiamo respirare? Nutriamo le nuove generazioni di bellezza e vita?

Da queste domande nascono le sette favole (“Gli Eroi di Leucolizia” - Perrone), che ho deciso di scrivere per cominciare a far conoscere ai più piccoli chi ha lottato e lotta contro le mafie e chi, dopo aver combattuto per anni sulla Terra, oggi vive a Leucolizia, un pianeta che è dentro di noi: il luogo in cui abita la memoria, i sogni, le stelle, i guerrieri della luce, in cui il bene è l’unica scelta possibile, in cui c’è l’ingrediente segreto, in cui la diversità è ricchezza, in cui ci si tiene per mano e si è tutti fratelli. 

Ed è proprio in questo luogo che qualche giorno fa ci siamo incontrati per parlare delle favole grazie a Radio Siani, Fondazione Polis della Regione Campania e Associazione Annalisa Durante. Lo abbiamo fatto online, superando i confini freddi dello schermo con i racconti, i ricordi, le testimonianze di chi ha conosciuto, amato, pianto “Gli Eroi di Leucolizia”, di chi ha scelto di essere gambe e braccia e cuore di chi non c’è più. Come Giannino Durante, papà di Annalisa, che ha saputo trasformare un dolore in un’occasione per sé e Forcella: «Gli eroi siamo tutti quanti noi quando siamo assieme», ha detto con la voce incrinata dall’emozione. La stessa di Pino Perna, presidente dell’Assocciazione intitolata alla bellissima: «Sono passati 16 anni dalla sua morte, ma Annalisa è viva. È viva perché qui si fa teatro, cinema e c’è una biblioteca. Luoghi nei quali vogliamo mostrare ai ragazzi che si può cambiare, si può vincere la delinquenza attraverso la memoria e le azioni concrete».

Come quelle messe in campo da Nino Daniele, uno degli attori del cambiamento di Forcella e presidente del premio Amato Lamberti: «Non è semplice raccontare i protagonisti della lotta alle mafie ai bambini ed Angela Iantosca ci ha dato il linguaggio per farlo, quello delle fiabe popolari. Le persone che sono protagoniste di queste storie sono il patrimonio etico più importante di cui disponiamo nel presente. Sono gli epici protagonisti della nostra memoria, di una società che non si vuole arrendere al male, che sa che c’è una lotta da condurre e che in questa lotta c’è bisogno di legarsi con questo filo invisibile di cui si parla in queste favole.

La memoria non è un luogo neutro, non è un campo pacificato: dentro la memoria vive polemos. È il luogo della lotta tra bene e male. Lavorare su questo è una scelta importante”. Come sottolinea anche Alfia Milazzo, presidente della Fondazione La città Invisibile di Catania: “La poesia e la musica sono legate tra loro. E sono importanti per i bambini. Ci sono studi scientifici che mostrano quali sono gli effetti benefici di un certo tipo di parole sui bambini dagli 0 ai 6 anni».

Narrare dunque risulta fondamento stesso dell’esistere. Come fa da decenni Casa Memoria a Cinisi: «La storia di Peppino ormai è una storia simbolo dell’antimafia sociale – spiega Luisa Impastato -. Se siamo arrivati oggi a far sì che molte persone si identifichino in lui come esempio di valori positivi, lo si deve anche a chi, a partire da mia nonna, si è impegnato nel non far dimenticare questa storia. Dobbiamo difendere ciò che si è conquistato con fatica. Ed uno dei nostri impegni è proprio trasmettere questa memoria. Come fanno le favole di Angela». Una memoria che si può coltivare anche da giovani, come prova l’impegno di Alessia Di Ranno, una delle volontarie di Casa Memoria. Perché la memoria è qualcosa che appartiene e si rivolge a tutti, senza distinzione d’età, anche quando si scelgono delle favole per trasmetterla. «Questo è un libro che accorcia le distanze – ha sottolineato Salvatore Cuoci Presidente Comitato Don Peppe Diana -, perché tiene unite generazioni diverse. E anche perché questo libro mette in relazione Felicia con Iolanda, due mamme, quella di Peppino Impastato e di Don Peppe Diana che, con fierezza, hanno portato il lutto, hanno alzato la voce per difendere la memoria dei loro figli. Ed è un libro che guarda al cielo: per questo le sette storie narrate mi fanno pensare alle sette stelle che compongono la costellazione di Orione».

Una delle quali è Padre Pino Puglisi che, nel libro, diventa proprio una stella da seguire per non perdersi, per tenere sempre la testa rivolta verso l’alto nel nostro quotidiano perché «Leucolizia siamo noi, è il mondo in cui viviamo – ha aggiunto Maurizio Artale del Centro accoglienza Padre Nostro fondato da Puglisi -. E le storie narrate ci mostrano come i protagonisti non cercavano la legalità fuori dal contesto nel quale si trovavano. Ma in quel contesto… A noi il compito di parlare di quelle persone per farle diventare linguaggio comune». Perché le parole hanno un peso, come ha spiegato Gianmario Siani, Presidente della Fondazione Giancarlo Siani Onlus, che ha voluto presentare una bella iniziativa: «Noi siamo molto felici della favola dedicata a Giancarlo. E, poiché pensiamo che sia importante raccontare le storie ai nostri figli, abbiamo lanciato le “FavoLette”, cioè le favole lette che potete trovare su www.giancarlosiani.it. Basta cliccare e i vostri piccoli potranno ascoltare storie inedite, ricordando che studi scientifici mostrano come l’ascolto delle favole sin da piccoli li stimola anche a parlare prima».

Parlare, comunicare, dare voce, far sentire, lasciare semi di speranza, nutrire, stimolare: è questo l’incessante lavoro di tutti, dell’antimafia del fare, dell’antimafia che non si limita alle sole manifestazioni, ma che va oltre, fa rete, si lega. «Questo libro e la presenza di tutti questi relatori è una miscela straordinaria – ha concluso Don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis della Regione Campania -: questo mettere insieme il testo con questi amici ci ha dato la possibilità non di dire da che parte stiamo, perché già lo sapevamo, ma di poter dire che ci siamo imparentati tutti, un imparentamento questo che ci permette di uscire dalla tentazione della stanchezza che potrebbe accadere a chiunque».

* Autrice del libro “Gli eroi di Leucolizia”

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