L’omicidio di Marcello Torre è un attentato politico. Un delitto eversivo che ricalca la logica terroristica del «colpire uno per educarne cento». Il cadavere è un monito per tutti i sindaci del “cratere”: o si consegnano alla camorra, dichiarando la sconfitta della politica, o saranno eliminati senza rispetto per la vita umana. Marcello Torre, per dignità personale e per ossequio alle istituzioni (era stato eletto sindaco di Pagani nel giugno del 1980), considera inammissibile la prima ipotesi. Anche il gesto di dimettersi pochi giorni prima dell’assassinio (6 dicembre 1980) è un atto teso a rafforzare l’opposizione ai gruppi di potere, preoccupati del suo crescente consenso popolare. Il sindaco, infatti, immediatamente dopo la scossa, si è rimboccato le maniche consegnando personalmente agli sfollati beni di prima necessità e trovando un alloggio temporaneo a chi è rimasto senza tetto. L’avvocato, questa era la sua professione, conquista il sostegno dell’opposizione e la fiducia collettiva grazie alle sue qualità umane, diventando, per i clan che intendono controllare l’emergenza sismica, un pericoloso ostacolo da abbattere. Marcello Torre è il capro espiatorio su cui la comunità scarica il peso delle sue responsabilità. Torre è la pietra di scandalo di una società ormai assuefatta alla presenza criminale. Pagani vive in uno stato di apparente normalità finché l’alter ego delinquenziale non viene evocato coram populo: manifestando pubblicamente il dissenso ai condizionamenti criminali, l’avvocato rivela alla città l’esistenza di fantasmi che si nascondono nelle pieghe della normalità. Il suo guardare oltre lo specchio delle apparenze, per quanto coraggioso, è un’inaccettabile anomalia che può mutare il corso degli eventi, al di là della sua stessa volontà. Chiamandosi fuori dal gioco di potere, proprio mentre ricopre un ruolo di potere, lo pone nella condizione dell’anormale: chi non si conforma alla norma, denunciando ciò che gli altri fingono di non vedere, è un pericoloso visionario che può alterare l’equilibrio della realtà apparente.
«…l’anormalità può servire da criterio preferenziale nella selezione dei perseguitati… Più ci si allontana dallo statuto sociale più comune… più aumentano i rischi di persecuzione».
* Docente e Scrittore – Autore del libro “Il Sindaco Gentile” (Melampo), dedicato a Marcello Torre, ucciso l’11 dicembre 1980