La tua Mehari verde
si è rimessa in moto

La tua Mehari verde si è rimessa in moto
Lunedì 23 Settembre 2019, 00:30 - Ultimo agg. 01:12
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Dall’Istituto comprensivo Ferrajolo-Siani di  Acerra 

ECCO TUTTE LE LETTERE A GIANCARLO SIANI

Caro Giancarlo, 

a più di trent’anni di distanza dalla tua tragica morte, in quella maledetta sera del 23 settembre del 1985, la tua Mehari verde, la Citroen con cui facevi spesso la spola tra Napoli e Torre Annunziata, si è rimessa in moto. Ne hai fatti tanti di chilometri in quell’auto, inseguendo il tuo sogno di diventare giornalista. E c’eri anche riuscito: il Mattino di Napoli ti aveva da poco fatto un vero contratto dopo anni di sacrifici. Dovevi essere proprio contento, al settimo cielo, eppure c’era qualcuno che non lo era per niente, per via delle tue scomode inchieste e per la tua inesauribile curiosità e impegno contro la camorra. Qualcuno aveva deciso che dovevi essere messo a tacere. Per loro eri solo un ragazzino curioso, fin troppo. Sapevi contro chi stavi combattendo, ma la passione non conosce ostacoli, nemmeno quelli che sanno di piombo. Così, sei andato avanti per la tua strada. Poi, in un attimo è finito tutto. Trentatré anni fa ci hai lasciati. I tuoi articoli, però, non sono morti con te, anzi. Ne sono stati tratti dei libri. Le tue parole sono arrivate nelle scuole, i ragazzi ascoltando la tua storia hanno capito quanto grande possa essere una passione se ci credi davvero. Da diversi anni anche la tua automobile ha ripreso vita, per portare in giro per l’Italia le testimonianze di quanti hanno tratto insegnamento dal tuo sacrificio. Mai come ora c’è bisogno che la gente prenda coscienza del fatto che le organizzazioni di stampo mafioso hanno inquinato ogni tessuto umano e civile del nostro Paese. Mai come ora, c’è bisogno di trovare dei giovani che si facciano portatori dei tuoi stessi valori: onestà, integrità, dedizione. Per anni abbiamo pensato che la cosa non ci riguardasse, che la mafia fosse una cosa lontana da noi e di cui era meglio non interessarsi. Perciò ora ci troviamo a raccogliere i cocci di quest’Italia, che stenta a riprendersi da crisi economiche, corruzioni e dal malaffare. Tu ci hai insegnato che le parole fanno più male di un proiettile, che non importa chi sei e da dove vieni, basta dire ciò che si pensa e, soprattutto ciò che è giusto dire. Hai avuto il coraggio di combattere con le parole. Parole che sento di dedicarti ancora una volta. Non restare in silenzio, non pensare di essere solo uno dei tanti, ma ricorda che sei tu quell’ingranaggio che fa funzionare la macchina. Ci sono stati dei ragazzi che hanno recitato per te, fatto incontri, sfilato. Si sono messi in gioco, facendo domande e provando a cercare nei più grandi e dentro loro stessi le risposte, ricercando un insegnamento etico e civile. Hanno guardato la tua macchina camminare tra le strade della città. Adesso la Mehari è partita di nuovo, per continuare a raccontare la tua storia. Il motore della tua passione non si è ancora spento. 

Maddalena 3B
                                                                                                          
Carissimo Giancarlo,

ti scrivo perché in questi ultimi giorni in classe abbiamo parlato di te. Sono ormai trascorsi più di trent’anni ed ancora si parla del tuo omicidio per mano della camorra. Ti ricordiamo per il tuo coraggio, sei riuscito a smascherare alcuni esponenti della camorra senza pensare che sarebbe potuto succedere qualcosa; non hai avuto paura della verità e non hai taciuto ed hai scritto degli articoli che hanno aiutato molte persone. Giravi instancabilmente nella tua Mehari verde, unica e inconfondibile, documentandoti con il sorriso tra le persone che incontravi. Sei sempre stato a disposizione di tutti ed anche se hanno cercato di fermarti e di farti tacere, anche rischiando la vita ti sei fatto ricordare come un valoroso uomo che è riuscito in gran parte a salvarci da una città corrotta dalla camorra. Tu sei riuscito a non perdere le speranze e anche se non ci sei più non sei morto invano perché ora tutti si ricordano di un uomo forte, deciso, amante della sua Napoli, coraggioso perché non hai avuto paura della morte e perché neanche la camorra è riuscita a fermarti. La nostra scuola è dedicata a te; lo scorso anno la scuola primaria si è impegnata nel ritrarti in un dipinto che oggi è il simbolo della nostra scuola. Non eri solo, c’era la tua immancabile macchina, il tuo immancabile sorriso e tutti i bambini che hanno contribuito al dipinto. Caro Giancarlo mi hai fatto riflettere sul fatto che hai preferito far sapere la verità piuttosto che salvare la tua vita, il tuo corpo è stato sepolto, ma le tue parole sono rimaste vive e prendono il sopravvento nei nostri cuori. Purtroppo non sei con noi fisicamente e non abbiamo avuto l’opportunità di conoscerti, ma sappiamo per certo che tu ci indichi la via, verso la giustizia e ci conduci a sete di verità.

Irene II B 
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