La verità è venuta fuori,
ora vogliamo “vendicarci” noi

La verità è venuta fuori, ora vogliamo “vendicarci” noi
Lunedì 23 Settembre 2019, 01:00 - Ultimo agg. 01:15
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Dall’istituto comprensivo Pertini di Napoli

ECCO TUTTE LE LETTERE A GIANCARLO SIANI

Caro Giancarlo,

ti scriviamo da Scampia: siamo quella che, ai tuoi tempi, si chiamava una “terza media”. Lo conosci il nostro quartiere? Da qualche anno è diventato famoso, ne parlano tutti: parlano di camorra, delle Vele, delle piazze di spaccio, dei morti ammazzati, delle sparatorie. Scampia, per come la descrivono, è esattamente quello di cui parlavi tu nei tuoi articoli. Ma, come sai, a Scampia ci sono anche persone perbene, che non c’entrano niente con quel mondo che tutti descrivono: ci sono associazioni che si occupano del prossimo e dell’ambiente, che si preoccupano del futuro. La gente, il quartiere, sta cercando di cambiare: anche chi in passato ha sbagliato, sta cercando di rimediare, di migliorarsi, per amore dei propri figli. C’è una scritta, sopra la villa comunale: “Quando la felicità non la vedi, cercala dentro”…ma è difficile, perché siamo “circondati” da una realtà che, molte volte, non ci piace. Se la maggioranza vive in un certo modo, quel piccolo gruppo di persone che vuole cambiare rischia sempre di restare dov’è, perché la sua voce verrà isolata. 

Tu, caro Giancarlo, la tua voce hai sempre voluto farla sentire, anche a costo della vita: eri convinto che un piccolo gruppo di mafiosi non potesse far sentire solo la sua voce e danneggiare gli altri. Tu credevi di poter cambiare le cose, che la verità potesse cambiarne alcune, se non tutte. Volevi essere un “giornalista giornalista”, non un “giornalista impiegato”, e per questo, ad un certo punto, sei diventato un “nemico di tutti”. Avresti dovuto andartene per vivere tranquillo, e forse avresti anche dovuto occuparti di altri argomenti: non sarebbe stato meglio scrivere dei gattini intrappolati sugli alberi? Qualcuno potrebbe dire che alla fine sei stato sconfitto, che non sei riuscito ad ottenere quello che volevi: ti hanno ammazzato a ventisette anni, il giorno del concerto di Vasco Rossi. E forse te lo aspettavi, sapevi a cosa andavi incontro. 

Eppure noi, che viviamo nel mondo di cui tu già hai raccontato trent’anni fa, crediamo che la tua non sia stata una sconfitta: la verità è venuta fuori, anche se tardi, e i tuoi assassini sono stati arrestati. In qualche modo sei stato “vendicato”. Vorremmo riuscire a “vendicarci” anche noi, vorremmo fare come te: vorremmo dimostrare che a Scampia non c’è solo il brutto, ma anche qualcosa di buono. Vorremmo mostrare al mondo la verità, ma…a volte ci manca il coraggio: noi parliamo parliamo, tu invece hai parlato ed agito. Speriamo che un giorno l’eco della tua voce e del tuo coraggio risuoni anche nelle nostre parole.

Ti ammiriamo tanto.

La terza D  

Caro Giancarlo,

una delle tanti morti  causate dalla camorra, è stata la tua .. la  vita ti è stata strappata ancor prima di realizzarsi . Contemporaneamente ai tuoi studi all’università ,hai mostrato grande interesse verso le problematiche sociali , concentrandoti maggiormente proprio sulla camorra . Hai iniziato a capire cos’è effettivamente la camorra per poi ritrovarti a distanza di una decina di anni a lavorare per la stampa , sfornando giorno dopo giorno articoli riguardanti proprio le malefatte dei camorristi .Fin quando non hai fatto un passo falso con un  articolo, scatenando le ire dei camorristi in questione , ovvero , il boss di Torre Annunziata (Valentino Gionta) e del potente boss Lorenzo Nuvoletta , per poi ritrovarti di fronte alla morte. Per me la tua morte è stata ingiusta , stavi semplicemente svolgendo il tuo lavoro,se non fosse stato per la camorra avresti potuto continuare per la tua strada ancora per molto tempo , trovando la felicita attraverso uno dei beni più grandi che ti dona la vita, ovvero, la famiglia, assieme all’amore , ovviamente. Ma purtroppo tutto questo non è avvenuto a causa della camorra . Molto spesso si viene trascinati all’interno di essa  svolgendo atti inconsapevoli , per poi ritrovarsi incastrati in essa. In svariati casi questi “camorristi” si sono trovati sul punto di pentirsi , effettivamente perché dopo tutto il male inflitto si saranno trovati a pensare: “cosa ci faccio in questa realtà?” Oppure  perché si sono stancati di sporcarsi le mani di sangue quotidianamente… di preciso non ne conosco le cause, ma l’importante è che si sono ritrovati a riflettere per poi tornare sui propri passi . Forse sarà banale come pensiero , ma io resterò dell’idea che prima o poi queste persone apriranno gli occhi alla realtà e torneranno sui propri passi .Credo ancora in un futuro migliore … in un futuro in cui non si deve avere paura di fare o dire qualcosa per timore che la propria vita possa finire da un momento all’altro … credo in un futuro in cui non saranno più morti a causa della camorra … credo in un futuro in cui la camorra cesserà di esistere … io ci credo.

Dalla tua amica Brigida
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