Caro Giancarlo, è solo grazie a te
se oggi mi sento serena

Caro Giancarlo, è solo grazie a te se oggi mi sento serena
Lunedì 23 Settembre 2019, 01:00 - Ultimo agg. 01:19
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Liceo Villari di Napoli

​ECCO TUTTE LE LETTERE A GIANCARLO SIANI

Caro Giancarlo,

sono qui, oggi, per scriverti questa lettera, un tantino in ritardo direi, dato che non sei più tra noi, ma non potevo fare a meno di esprimere tutta la mia ammirazione nei tuoi confronti. Lo sai che ti considerano un eroe? Ed hanno pienamente ragione, perché con una sola parola riescono a racchiudere le tue gesta. Come si può non considerare un eroe una persona che combatte contro la camorra, anche se attraverso le parole? Tu sei stato una fonte d’ ispirazione per tutti e la tua morte non è stata vana, ma ha infuso coraggio nei cuori di tutti noi. Spero che in futuro ci siano tantissime altre persone che potremmo definire eroi, come te. 

Andrea della seconda BT

Caro Giancarlo, 

così come tu hai ben potuto sperimentare anni fa, quando eri poco più che ventenne, ancora oggi soprattutto nel napoletano si è spesso messi in ginocchio dalla piaga della camorra, artefice di un susseguirsi di eventi terribili. La parte probabilmente più triste di ciò è che ormai spesso non ci si meraviglia più dinnanzi alla notizia di una sparatoria in pieno centro, di un rogo di rifiuti tossici, di giovani coinvolti nel traffico di droga o perfino dinnanzi ad incendi devastanti sul Vesuvio che, qualche estate fa, hanno cancellato quasi del tutto il meraviglioso parco del vulcano simbolo della nostra città. In molti tacciono, si rassegnano, da deboli, da sottomessi, per paura di una possibile, o meglio, quasi certa, vendetta. Fortunatamente, Giancarlo, non sono tutti così. Una parte di noi cova rabbia verso le ingiustizie che sembriamo costretti a subire giorno dopo giorno, una parte di noi non tace, ma urla, si ribella dinnanzi allo scempio della nostra terra usata come sfondo di simili atti criminali.

Tu eri uno di loro, un giovane diverso da molti altri: la paura non era in grado di paralizzare la tua voglia di scrivere e di vivere in una Napoli libera, in cui la camorra non sarebbe più stata in grado di operare ovunque volesse. 

Il tuo amore per la verità ti ha inimicato chi tutti temevano, il terribile gigante della camorra, costandoti caro, costandoti la vita. Quella sera di settembre la tua Mehari verde ti accompagnava per l’ultima volta lungo il tragitto verso casa, in cui purtroppo non mettesti più piede.

Eppure, Giancarlo, tu possiedi un vanto che gli artefici del tuo delitto non saranno mai in grado di avere: non temevi i tuoi nemici. Ecco perché, da giovane giornalista, sei diventato un eroe, un modello da seguire il cui coraggio è ricordato  ogni giorno in libri, progetti scolastici, articoli di giornale. Un eroe che, a bordo della sua bizzarra automobile verde, si batteva ogni giorno contro chi più potente, ma anche più vigliacco, per avere un po’ di giustizia. 

E sai, oggi non esiste quasi nessuno, pure il più ignorante che non conosca la storia del giovane giornalista battutosi per la verità.

Ciao Giancarlo!

Camilla 

Caro Giancarlo,

mi chiamo Sara e sono la figlia di un camorrista. Nel 1985 ero un’adolescente, era il tempo della scuola, degli studi e della spensieratezza….per gli altri, non per me!!!!  Il mio “destino” era segnato.  Vivevo in un paesino ai piedi del Vesuvio in una villa lussuosissima, protetta da telecamere e da un muro altissimo o almeno così mi sembrava!!!E faceva da cornice un giardino profumato con una piscina sempre affollata di gente. Su tutta la famiglia e sulla comunità  incombevano le regole dettate da mio padre che aveva potere di vita e di morte. La  comunità ignorante conosceva solo la sua legge.  Solo più tardi ho capito! Avevo  tutto ciò che  desideravo  ma sentivo un’ inquietudine, una sensazione di fastidio e insofferenza.    Uscivo solo per andare a scuola accompagnata  sempre da una zia. Non  avevo molti amici e quei pochi non potevo frequentarli:   nessuno di loro veniva a casa mia per giocare o studiare né io potevo andare  a trovarli, mi veniva impedito.Vivevo perlopiù chiusa in una prigione dorata. Spesso all’alba venivano i carabinieri che perquisivano  la villa ed il giardino,  mia madre mi teneva chiusa nella mia stanza ma io sentivo tutto, ricordo ancora la paura. Un giorno mi capitò di leggere un tuo articolo pubblicato sul Mattino, ero su una sdraio ai bordi della piscina: “Nonna manda il nipote a vendere l’eroina”. Era il 22 settembre del 1985, portava la tua firma. Fui colpita subito dalla storia e dal modo di raccontarla. Fu un’illuminazione!! Ebbi allora la consapevolezza che per me  “un domani era possibile”.  Andai a cercare altri tuoi articoli e guarda caso!!! mio padre li ritagliava tutti, solo adesso ho capito perché.  Quante cose il 22 settembre del 1985 capii di mio padre. Il giorno dopo il 23 settembre dello stesso anno, era di pomeriggio lo vennero a  trovare molte persone tra cui due giovani che parlottavano e complottavano qualcosa  con mio padre ed altri. Il 24 settembre seppi di te….. Ebbene Giancarlo ti voglio ringraziare, è solo grazie a te se oggi mi sento serena….. Oggi, dopo trentatré anni dalla tua morte, sono seduta alla mia scrivania, nel mio appartamento nel centro di Napoli con una tazza di tè sulla mia scrivania. Sono appena tornata da lavoro. Oggi sono una giornalista e lo devo a te! I tuoi articoli  mi hanno aperto “una finestra sul mondo”, mi hanno aiutata a capire che l’ignoranza genera diffidenza e si finisce per non capire dove sta il bene.  Quando allarghi i tuoi orizzonti riesci a comprendere meglio quello che hai vicino e così impari a riconoscere la strada migliore  e tu per me sei stato quell’orizzonte! Oggi  ho sentito  il bisogno di raccontarti la mia storia, so che ci sei da qualche parte e che ascolti le mie parole, anche io come te sono giornalista di cronaca nera e mi occupo di camorra e di mafia, consapevole di correre rischi, ma «La criminalità, la corruzione, non si combattono soltanto con i carabinieri. Le persone per scegliere devono sapere, conoscere i fatti. E allora quello che un giornalista   dovrebbe fare è questo: informare». Queste tue parole le porto scolpite nel mio cuore e nella mia mene.

T.V.B.   

SARA della terza C

Caro Giancarlo, 

scriverti questa lettera non è affatto facile. Non immagini quante volte l’ho letta, riletta, corretta e riscritta, senza esserne comunque soddisfatta. Di solito scrivere mi viene naturale, ma questa volta è diverso, perché tu non sei una persona qualunque. Il tuo non è soltanto un altro nome in un elenco sporco di sangue. La tua morte ha cambiato qualcosa, ha segnato una rottura nella vita di questa città, un cambiamento. Ciò nonostante, questa non vuole essere una lettera in cui mi limito ad elogiarti, perché lo potrebbero fare tutti facilmente, senza troppi sforzi. Preferisco invece essere sincera, e raccontarti, come si farebbe con un amico lontano, ciò che accade qui, le mie preoccupazioni, le i miei pensieri. Magari ti chiederai come sta la tua città, se qualcosa è cambiato in questi anni. La camorra esiste ancora, ed è ancora spaventosa e letale. È una vipera che si aggira silenziosamente tra le strade che percorriamo ogni giorno, in attesa di colpire. È un mostro fatto di fango, che colpisce e si nasconde, che ti afferra e ti soffoca, che ha mille volti e mille braccia. E tuttavia, così come esiste ancora la camorra, esistono ancora le persone che la combattono, gli eroi che scelgono di fronteggiare il mostro. Sono persone come le altre, macon un pizzico di coraggio in più. Sono persone che non puntano lo sguardo altrove, verso un orizzonte troppo lontano, perché sanno che questa è casa loro, ed è qui che vogliono stare. 

Napoli è ancora una città magica, piena di colori e musica, che sa di mare e di sole. Qui le epoche passate si intrecciano tra loro, e riprendono vita. Ma ci sono giorni in cui la magia si spegne, e anche questa magnifica città si riduce a un insieme di tetti grigi e espressioni rassegnate. Sono i giorni in cui tutti noi permettiamo a uomini piccoli di fingersi grandi, di fare della vita un gioco violento di caos e sangue. In quei momenti ci rassegniamo, e fingiamo che la camorra sia un mondo lontano, che non può toccarci, fatto della carta dei giornali e di battute recitate da attori. Semplicemente l’eco di uno sparo, che si perde nella notte, tra mille altri rumori. Io amo questa città: ci sono cresciuta. Napoli mi conosce, sa dei miei piccoli trionfi e delle mie piccole sconfitte, e non vorrei mai dover rinunciare a questi luoghi. Questa città è davvero impregnata di magia, più di quanto possa sembrare, ma se non facciamo qualcosa, e continuiamo a lasciare scivolare le parole nel vento, senza dar loro un senso, una forma concreta, la paura continuerà ad opprimerci, e loro avranno vinto. Tu hai avuto coraggio, ed io ti ammiro enormemente per questo. Le persone coraggiose sono come i primi fiori che sbocciano in primavera: distendono i petali e non hanno paura del gelo. E dall’esempio del primo fiore, ecco che seguono tutti gli altri. Sì, scriverti è stata una bella sfida, spero solo di non averti annoiato e che ti faccia piacere sapere che, ancora oggi, molti ti considerano un esempio.

Mariafrancesca della quarta B 

Caro Giancarlo

è a terra toja ca t’ parl’. Mi chiedevo perché a scuola si parla accussì poco 'e me e te  e chell’ ca cj'hann fatt'…Certi vot’ ij vuless’ crolla'. Mi conoscono tutti come "la terra dei fuochi", dell'ignoranza e della miseria. Ij nun song sol’ chest’  Giancà e tu o’ saje. Ij song pure arte, creatività, ingegno, song ‘o mar ca brill .. a genta mij' è leal’ e a me dispiace assai quando sento dire che è cafone, è semplicemente aller’. A gent malament’ c’ sta, e tu o saj forse meglio e’ me, dice che lo fa  p’ me, ma noi, Giancà, sappiamo ca’ nun è o’vero! Però ci stanno pure persone comm' a te, con le palle, che lottano e tu hai lottato fin e l’ùrdimo "per amore della Verità". T'hanno accis’ senza manc' nu poco e rispett'… ma c'era da aspettarselo. ‘O curaggio, l'umiltà, l'intelligenz' so cose ca fann' paura e che vanno eliminati, secondo la logica ‘ra genta malamente. Lo sapevi come sarebbe finita, eppure hai continuato a testa alta perché era la cosa giusta. Sei diventato l'ennesimo martire. Non stavi facendo nulla di sbagliato, era tuo diritto scrivere, era tuo diritto parlare…era il tuo lavoro. Ma le parole fanno male e tu lo hai constatato con la tua stessa vita. Sono tante le persone che hanno dovuto pagare per aver espresso il loro pensiero, ca' vulev’n' fa coccos 'e concret p' 'stu paese. Sono 335 gli innocenti uccisi dalla violenza criminale, 335 solo in Campania. La cosa che più mi scoraggia è che sono davvero pochi i giovani ca sapn’ tutt’ chesto. S'essna' inchina' ad Eroi come Borsellino, Don Peppe Diana, Falcone, Te, e tanti altri; mi chiedo come sarebbe finita questa battaglia se l'avessero combattuta in tanti, si’ nun fuss’ rimast’ sul’ tu, con la tua macchina fotografica e la tua macchina da scrivere. Certi vot’ m’ sento ‘e crolla'. E' addventat' quasi normale ca ‘e uagliunciell’ cammin’n con i coltellini nelle tasche e ammazzano persone il cui unico sbaglio è stato uscire per una passeggiata, per fare la spesa, per andare in lavanderia. E' diventato quasi normale respirare aria sporca, causata dai roghi tossici e restare a guardare. E' diventato quasi normale non sognare, non sperare, non fare nulla per cambiare le cose… è diventato quasi normale rinunciare. Ij nun m’ voglj arrennr' Gianca', ije ce voglio crer'r ‘o futur’. L'aggia fa pa' genta mia, p’ te, per dimostrare a tutti che si sbagliavano su di me. Ij song’ fort’! Io ci credo nel futuro!  Ij c’ crer’! La tua Napoli.

Maria Francesca della quarta C liceo scienze umane 

Ogni volta che vien giorno, ogni volta che ritorno, ogni volta che cammino e mi sembra di averti vicino...Tra le note di questa canzone, la tua preferita, mentre eri seduto nella tua Mehari verde, dieci colpi di pistola si susseguirono l'un l'altro, ininterrottamente, la sera di quel 23 settembre 1985, a piazza Leonardo, al Vomero, quartiere che ti ha visto nascere, crescere e purtroppo, quel giorno, anche morire.

Tutto si fermò e tutto fu messo a tacere, la tua vita, i tuoi sogni...

Da ciò che raccontano seguì tanto silenzio, anche il vento taceva di fronte a quel che stava accadendo e che purtroppo già era accaduto in altre sedi, con altre vittime e che dopo di te ancora accadrà, con Borsellino, Falcone, Peppe Diana...

La storia si ripeteva ancor una volta; si poteva udire solo il rumore delle moto con cui, soddisfatti, i tuoi assassini riuscirono a scappare.

Freddato, ma da chi? Da cosa?

Il mattino seguente: "Cronista del Mattino ucciso in un agguato" riportavano proprio le righe del tuo giornale. La voce girava ovunque, così come fortunatamente accade oggi: in radio, in tv, tra i banchi di scuola e anche tra i balconi delle vecchiette che già sanno tutto prima di tutti.

Mi sembra strano sai... Oggi, scrivere di te, scrivere a te, scrivere per te.

Raccontano di te come un ragazzo dalle mille passioni e di una grande tenacia, quelle stesse mille passioni e quella stessa grande tenacia che, però, quel giorno non ti furono d'aiuto...

Non volevi metter fine alla tua passione, perché ci credevi, credevi nel voler diventare un giornalista, anzi “il” giornalista.

La passione non conosce ostacoli, nemmeno quelli che sanno del piombo delle pistole impugnate come fossero giocattoli.

La camorra abbraccia ancora tutte le nostre vite, un’organizzazione criminale regolata da leggi proprie e da una sorta di potere "preteso", a cui tu, soltanto attraverso il tuo lavoro, cercavi di metter fine, informando. Perché è soltanto attraverso la conoscenza che, forse, è possibile far qualcosa per cambiare.

Napoli... Un via vai di persone, il sole, la musica, i bambini, i clacson, i ragazzini sopra quei muretti su cui forse eri stato anche tu... Oggi, passando per quei posti, non mi resta che ricordarti.

Quasi nulla è cambiato da quando sei andato via... Infatti sento sin da piccola parlare del "boss del quartiere", sento sin da piccola parlare del pizzo, della camorra e sento sin da piccola parlare della Napoli “negativa...”.

Ma in realtà io sostengo che ciò avvenga in ogni angolo del mondo, soltanto che a Napoli si dice: "male a 'cchi porta a 'nummenata", perché la nominata è un marchio difficile da cancellare.

Bisognerebbe affrontare e non appoggiare certe situazioni, dovremmo unirci per combattere, perché noi napoletani sì, siamo divertenti, ma quando vogliamo sappiamo anche essere solidali.

Giancà io ci spero, spero in un cambiamento... Spero che i turisti, un giorno, non abbiano più paura di venir qui, spero che Napoli possa tornar ad esser bella, non solo in foto o in cartolina, ma anche e soprattutto in quei vicoletti con i panni stesi, 'ca tenimme sol nuije'.

Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere.

Spero, come diceva Falcone, che la mafia, in quanto fenomeno umano, abbia un principio, un'evoluzione e una fine.

Bisogna aver memoria di ciò, ricordare per cambiare.

A uno scrittore che viveva per raccontare, che raccontava per informare, che informava per combattere.

Uuna ragazzina che ti stima, una ragazzina 'cca ce crede ancora'.

Benedetta della quarta B Scienze Umane

Ciao Giancarlo

Mi chiamo Chiara e frequento il terzo anno di liceo presso l’istituto magistrale “Pasquale Villari”.

Ho imparato a conoscerti a scuola, perché ogni qualvolta si avvicina l’anniversario del tuo omicidio, i nostri insegnanti  ci aiutano a tenere vivo il tuo ricordo, attraverso la lettura dei tuoi articoli, su cui poi ragioniamo insieme e ci poniamo domande sul presente. Sì il presente perché io non riesco a pensarti “morto”, io ti immagino ancora vivo, che continui a passeggiare tra le strade di Napoli scrutando con occhi attenti situazioni che potrebbero essere un nuovo articolo di giornale, un articolo che ancora una volta ci regalerebbe una riflessione attenta e critica sulla nostra città. Sì vivo, per me vivi ancora e per questo ti scrivo questa lettera…

Caro Giancarlo,
 sei così diverso da tutti gli altri giornalisti in giro, che sembrano solo un paio di mani che battono i tasti delle lettere del computer a comando e magari l’unico articolo interessante che fanno è sulla D’Urso che litiga con la Panicucci.

 Tu, invece, non sei così, tu vai oltre, scrivi consapevolmente con l’obiettivo di far conoscere alla gente ciò che, certe volte sembra sia voluto tenere volutamente nascosto, e tutto parte da te e dalla tua passione che ti accompagna fin da bambino. Vedo che non hai nemmeno un profilo social, perché questa scelta? Penso di sapere la risposta: le critiche. Ti definiscono scomodo, con i tuoi articoli dai “fastidio”, costringi chi non vuole sapere e capire ad aprire gli occhi su fatti che vorrebbero tenere nascosti, ma senza di loro, senza i tuoi articoli che accadrebbe? Nessuno di noi poi sarebbe più informato? O qualcun altro prenderebbe il tuo posto? Ma dubito ci sia qualcuno al giorno d’oggi con la tua stessa fermezza d’animo.

La situazione oggi a Napoli è cambiata rispetto a trent’anni fa, o quasi, la camorra è diventata, apparentemente, meno aggressiva e distruttiva di una volta e pochi fanno inchieste coraggiose come le tue,  eppure il potere  che la camorra aveva ottenuto soprattutto nel dopo terremoto rimane ancora nelle loro mani. Però la verità oggi è che si sta sviluppando un nuovo tipo di camorra più frazionata in clan e contro clan, più aggressiva e incosciente, perché sono soprattutto i giovanissimi, che quando cammini per strada non sai se in tasca abbiano delle caramelle o coltellini, quelli più ingestibili; quei “muschilli” di cui tu ci hai raccontato nei tuoi articoli,ora sono organizzati in  baby gang, e purtroppo se ne sente parlare poco Giancarlo, e invece so per certo che, se tu fossi ancora qui, sarebbero comparsi centinaia di articoli sulla questione, che ti saresti interessato a questo fenomeno e avresti usato i tuoi articoli per aprire gli occhi. Ecco perché tanto mi sei caro, tu hai sempre guardato a noi ragazzi, e volevo rassicurarti, oggi  fortunatamente grazie all’evoluzione e diffusione del sistema scolastico si riesce a recuperare ragazzi che magari stavano per prendere una brutta strada. Oggi la scuola fa tanto per ridurre la dispersione scolastica, per sottrarre quanti più “muschilli” può alla camorra. Ma ancora tanto c’è da fare, ancora bisogna lavorare, ancora bisogna lottare, come ci hai insegnato tu.

La tua morte Giancarlo, insieme a tante altre, ha provocato consapevolezza nei napoletani che: “faccio finta di non sapere”  equivale a lasciare Napoli nelle mani ti chi la vuole distruggere, che così facendo non permettiamo a tutti noi di sentirci liberi, di sentire che viviamo in una democrazia….  

Chiara della terza B 
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