Restituire i beni sequestrati alla collettività, impoverita dalle mafie

di ​Maurizio Cinque *
Lunedì 30 Marzo 2015, 10:44 - Ultimo agg. 12:58
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Non vi è oggi più alcun dubbio che il contrasto alla criminalità mafiosa e organizzata vada finalizzato e proteso, oltre che sempre più rafforzato, all’emersione e apprensione di patrimoni, di ricchezze e di ogni più lato meccanismo di illecita accumulazione, anche frutto di riciclaggio e corruzione. In tale ottica, il tema della destinazione dopo una virtuosa gestione dei beni confiscati, assume rilievo centrale anche rispetto alla stessa aggressione patrimoniale.



Sequestrare, confiscare e poi non destinare i beni ablati con ravvicinata tempistica, rischia di caducare gli sforzi mirabilmente profusi da Forze dell’Ordine, Magistratura e Amministratori Giudiziari e fa echeggiare il messaggio negativo ai cittadini secondo il quale la mafia crea ricchezza e lo Stato la disperde.



Nel complesso circuito dell’ablazione dei patrimoni illeciti le criticità che impediscono una fluida, rapida e concreta destinazione dei beni da restituire alla collettività sono però ancora numerose. Se i nodi, che attualmente vengono ritenuti ostacolo per una sollecita riconversione dei beni confiscati nel circuito della legalità e del riutilizzo sociale, sono l’intervallo temporale tra sequestro e confisca definitiva e quello tra quest’ultima e l’assegnazione del bene previa destinazione, è da considerarsi che, invero, sono le due facce della stessa medaglia.



L’aggressione patrimoniale non potrà mai essere veramente incisiva sino a quando i beni ablati non verranno sollecitamente destinati attraverso un riutilizzo essenzialmente sociale e, quindi, restituiti alla collettività, impoverita dalle mafie. Se è vero che un miglioramento in termini temporali delle procedure di assegnazione e destinazione è compito dell’Agenzia Nazionale Beni Confiscati, è altrettanto vero che una drastica riduzione temporale degli iter, ad opera dell’Agenzia, può essere attuata per i beni che pervengono in confisca definitiva privi di criticità; perché tanto accada è necessario che sia stata resa, come talvolta non è, una sana e virtuosa amministrazione giudiziaria.



Il ruolo dell’amministratore giudiziario assume sempre più centralità e non deve assolutamente essere dispersa l’esperienza e la specifica professionalità che alcuni di essi hanno accumulato in decenni di attività (come, invece, non condivisibili proposte di attuali emendamenti normativi tenderebbero a fare). Occorre la consapevolezza di tutti per un impegno condiviso al fine di una effettiva “destinazione”, intesa quale battaglia culturale, giuridica, civile e sociale.



Il tempo del cambiamento è adesso! Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità per una destinazione dei beni sempre più celere e per una valorizzazione, tra questi, delle aziende sequestrate e confiscate. Appare, a mio avviso, subito necessario:

1) apportare ulteriori modifiche legislative in tema di “destinazione”;

2) rendere più snelle le istruttorie da parte dell’Agenzia Nazionale B.S.C. (encomiabile l’attività profusa dalla Sede della Campania) destinataria, suo malgrado, delle criticità sedimentatesi sui beni confiscati e del non infrequente immobilismo degli Enti Territoriali;

3) potenziare, in termini economici e strutturali, l’Agenzia Nazionale BSC e incrementarne le Sedi Regionali;

4) attuarsi una virtuosa gestione dei beni ad opera degli amministratori giudiziari, adeguatamente coordinata dall’Autorità Giudiziaria;

5) rendere investigazioni patrimoniali con esatta indicazione degli estremi catastali degli immobili da sequestrare;

6) potenziare le Cancellerie penali per una tempestiva trascrizione dei provvedimenti di sequestro e successiva confisca, per un puntuale invio degli atti all’Agenzia Nazionale, per la comunicazione dei provvedimenti dell’A.G. agli amministratori giudiziari (spesso completamente ignorati nell’ambito delle procedure relative alle c.d. “confische allargate”).



* avvocato, amministratore giudiziario, presidente Associazione Ius et Gestio, componente Comitato Scientifico Fondazione Pol.i.s.