Niente da fare per la legge sul fine vita in Veneto. Per un voto, considerato determinante, non è passata la legge di iniziativa popolare sul suicidio assistito, la votazione finisce 25 a 25. Si trattava delle legge regionale, che avrebbe dovuto regolamentare quanto già stabilito dalla Corte Costituzionale, e cioè tempi e modalità con le quali un cittadino può esercitare il suo diritto a scegliere se morire, in presenza di quattro requisiti: patologia irreversibile, trattamenti di sostegno vitale; sofferenze fisiche o psicologiche insopportabili. Tre sono state le astensioni, due dalla lista Zaia e uno da parte della consigliera cattolica del Partito Democratico Anna Maria Bigon che ieri in Consiglio ha deciso di andare contro corrente rispetto alle direttive (e al voto favorevole) del suo partito. Piovono immediatamente le polemiche per un voto che da subito è stato considerato più dirimente degli altri.
Chi è Anna Maria Bigon
"Sono una mamma, sono un avvocato, ho due figli e sono sposata" cosi si presenta Anna Maria Bigon, 57 anni, vicepresidente della commissione sanità in consiglio regionale del Veneto.
La risposta del Partito Democratico
Anna Maria Bigon ha smentito poi di aver ricevuto ordini, pressioni o indicazioni di alcun genere. Una ricostruzione leggermente diversa è quella fornita pubblicamente da Vanessa Camani, la consigliera regionale che è anche capogruppo del Pd. «Come Partito Democratico", ha spiegato Camani, "abbiamo sostenuto convintamente questa proposta. Siamo molto dispiaciuti per il voto espresso dalla consigliera Bigon, alla quale abbiamo riconosciuto piena legittimità e libertà. Detto ciò, il rammarico sta nel fatto che la consigliera, pur consapevole che il suo voto avrebbe fatto da ago della bilancia, cosa che le è stata ricordata, non abbia optato per una scelta diversa, dimostrando così un atteggiamento non rispettoso e che acuisce le distanze all'interno del gruppo». Critici anche dal Movimento 5 Stelle, la consigliera pentastellata Erika Baldin ha affermato: «I persistenti conservatorismi l'hanno avuta vinta, sia per la défaillance delle sedicenti voci liberali e moderate, che ormai sono acquattate sotto l’ombrello della destra più retrograda; sia per il voto della consigliera Bigon, la quale si è assunta la responsabilità di dividere il fronte progressista delle opposizioni».
A novembre, quando la proposta di legge era approdata in commissione, Baldin aveva chiesto a tutti i partiti di opposizione in Veneto di rimanere compatti «a sostegno di una proposta di legge che segna un passaggio storico per il Veneto e l'Italia nella cultura dei diritti».
Dopo l'esito della votazione molti sono stati i commenti negativi sui social della consigliera «Che vergogna il mancato sostegno al trattamento di fine vita. Che delusione», «Lei si dovrebbe vergognare a prendere i voti di un partito laico e di sinistra per fare il gioco della destra", si legge. L'attuale segretario veronese del Pd Franco Bonfante ha annunciato: "A breve convocherò il direttivo provinciale del Pd, perché la storia non finisce qui".