E' un inedito assoluto: una manifestazione politico-sindacale il giorno prima di una tornata elettorale importante. E' quella di oggi pomeriggio a Piazza San Giovanni, targata Cgil-Cisl-Uil, con il Pd schierato ma senza bandiere di partito (ci sarebbe pur sempre il silenzio elettorale), con i vessilli tricolore e con lo slogan per lo scioglimento di Forza Nuova dopo le violenze contro la sede del sindacato. Al «sabato fascista» della scorsa settimana risponde questo «sabato antifascista» a San Giovanni e tutti si chiedono quanto questa manifestazione - attese almeno 20mila persone - influirà sul ballottaggio a Roma e anche nelle altre città dove si è tornato, sulle macerie del grillismo, al confronto classico tra centrosinistra e centrodestra.
Ballottaggi, sinistra in piazza e destra a caccia di rivincita
Nello schieramento che sostiene, per la Capitale, Michetti si ostenta tranquillità: «La sinistra s'è infilata in una trappola auto-prodotta.
Ma l'effetto Cgil, al contrario, ci si augura che sia positivo dalle parti del Pd. C'è chi, al Nazareno, fa addirittura circolare stime non verificabili, secondo le quali la piazza sindacal-antifascista potrebbe produrre per il centrosinistra un incremento su base nazionale del 6-7- per cento. Di sicuro, il fonte salvinian-melonian-berlusconiano non sta vivendo questa vigilia del voto al tempo del ritorno dell'antifascismo con grande scioltezza. Ma a preoccupare sono, più che le questioni storico-ideologiche legate all'estremismo nero, la situazione elettorale nelle varie città. Dove il centrodestra cerca la rivincita. Riconquistare Latina e tenere Trieste («Cari moderati, tornate alle urne!» è l'appello lanciato ieri da Berlusconi agli elettori di questa città) è l'obiettivo minimo dei leader anti-sinistra.
IL COLPACCIO
Il colpaccio per il centrodestra sarebbe aggiungere anche Torino. Ma lì il testa a testa tra Lorusso e Damilano (43,8 contro 38,9) potrebbe riservare buone sorprese al Pd, se arrivano i voti grillini, in una battaglia comunque apertissima. Infatti Letta e Salvini nel capoluogo piemontese, in due piazze a poche centinaia di metri di distanza, hanno chiuso la campagna elettorale. A caccia dell'ultimissimo voto per battere il fronte avversario. Il derby torinese tra i due leader è la riprova che questa città - dove mai c'è stato un sindaco non di sinistra da quando è cominciata la Seconda Repubblica - riveste una importanza estrema nella partita di domenica e lunedì.
AFFLUENZA
Per Salvini, Meloni e Berlusconi il vero punto è insomma la riconquista degli astensionisti che un po' hanno marcato visita al primo turno perché schifati dalla politica, un po' perché convinti che ormai governa Draghi e i partiti o questi partiti non servono più, un po' perché diventati pigri o spaventati da anni di emergenza Covid. Gli apatici daranno al centrodestra la spinta che il centrodestra auspica per se stesso? Ai vertici del Pd non vige la preoccupazione: «Lo sanno tutti che al secondo turno votano ancora meno persone rispetto al primo».
Il caso Varese è assai interessante. «Se perdo a Varese, mi imbufalisco», dice Salvini. Ma la Lega lì dove ha avuto la sua culla - Bossi, Maroni, Fontana e anche Giorgetti sono di Varese o del contado - rischia. E' favorito il sindaco uscente, di centrosinistra, Davide Galimberti, sostenuto anche da M5S. Salvini che ha perso a Milano e vuole rifarsi («Prenderemo almeno 70 sindaci») è tornato ieri per la quarta volta in comizio a Varese.
Roma, ballottaggio: Gualtieri punta sui rifiuti, Michetti sulla sicurezza (e sui voti di Raggi)
La paura per Varese sarà compensata da Latina? Leghisti e meloniani assicurano: «Qui non c'è partita». Il sindaco Coletta, civico di centrosinistra, è sotto di oltre dieci punti rispetto all'ex Msi, Zaccheo. Quanto a Roma, questo è il super-match e da qui partirà, oppure no, l'effetto Cgil.