Basilicata al voto. Lega, l'obiettivo è il 20% per i grillini l'incubo flop

Basilicata al voto. Lega, l'obiettivo è il 20% per i grillini l'incubo flop
Basilicata al voto. Lega, l'obiettivo è il 20% per i grillini l'incubo flop
di Mario Ajello
Domenica 24 Marzo 2019, 09:08 - Ultimo agg. 19:40
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C'è una soglia che è quella della vita o della (semi)morte, del trionfo o della disperazione. E questa cifra, nel voto regionale di oggi in Basilicata, è il 20 per cento. Se la Lega arriva a questa cifra, e il vento salvinista che soffia laggiù non la rende impossibile, lo sfondamento del Carroccio nel Mezzogiorno - dove però il partito ex lumbard fatica a strutturarsi organizzativamente e a trovare classe dirigente all'altezza della sfida nazionale, troppi riciclati anche da sinistra e pochi talenti e nuove risorse - farà un corposo passo in avanti. Ma c'è un 20 per cento anche per M5S. Che funziona così: se i grillini, dati per sconfitti in anticipo, precipitano dal 44,4 per cento delle ultime politiche (a Matera fu il 51 e altrove quasi il 60) a sotto il 20, il filotto negativo composto dai flop anche in Friuli, Trentino, Abruzzo e Sardegna, diventerà un dato stabile nella mappa geopolitica del voto italiano e i problemi di Di Maio aumenteranno non poco. Perché è vero che è una regione piccola e periferica la Lucania, e che sono poco più di mezzo milione i votanti, ma simbolicamente e come sonda per capire gli indirizzi generali a livello nazionale queste elezioni hanno il loro valore. C'è un 20 per cento pure per il Pd. E' il partito che, guidando il centrosinistra, non è mai andato sotto come coalizione al 60 per cento dal 1995 in poi. Ovvero, ha sempre stravinto. E adesso?



EFFETTO ZINGA
Il Pd e i suoi alleati (qui Leu il 4 marzo 2018 ha raggiunto il record, 6,4, migliore performance rispetto a tutte le altre regioni italiane, forse anche grazie al fatto che Roberto Speranza è luicano) quest'anno sono sempre stati inchiodati nella media delle previsioni al 17 per cento. Ma l'effetto Zingaretti, la crisi grillina e la rimobilitazione di certo elettorato deluso ma spaventato dalla ruspa Salvini possono portare i dem oltre la quota del 20 e attestarli al secondo posto dopo il centrodestra. O addirittura al primo? Certamente sono in risalita i democrat, e possono fare meglio del 19,6 che il centrosinistra ha ottenuto alle politiche del 4 marzo dello scorso anno. Che per altro fu il miglior risultato che il Pd ottenne nel Mezzogiorno.
Questa regione è quella che, secondo Rocco Papaleo, celebre per il suo Basilicata coast to coast e per la canzone Basilicata on my mind, «non ha retto la modernità, anche se a noi piace pensare che l'ha rifiutata». Ed è la terra in cui il centrodestra è sempre andato molto male, mai superando il 40 per cento nelle elezioni di ogni tipo dal 94 in poi.

Nelle tornate migliori si è attestato tra il 35 e il 39,5 per cento. Mentre nella consultazione politica del 4 marzo 2018 non era andato oltre il 25,4 per cento, ossia 11,6 punti sotto il risultato nazionale. Perciò, se davvero espugna la Basilicata il centrodestra, ma sarebbe meglio chiamarlo ormai il destra-centro, sarebbe un fatto storico. Vito Bardi, generale della Guardia di Finanza in pensione, è il candidato voluto da Berlusconi e accettato da Salvini e Meloni (gli altri due sono Antonio Mattia per i 5 stelle e Carlo Trerotola per il Pd e in più Valerio Tranmutoli per la sinistra radicale con Yanis Varufakis come sponsor) e sta facendo una campagna sotto tono, da vincitore annunciato. Se non dovesse vincere, il primo a pagarne le conseguenze sarebbe il Cavaliere: lui l'ha voluto, a Forza Italia è toccata nella spartizione delle varie regioni con gli alleati la casella lucana.

IL CAV E IL CAP
Il problema è che in Basilicata, rispetto alle altre regioni del Sud, i forzisti il 4 marzo hanno ottenuto il peggior risultato. Con il 12,4 per cento. Ma Berlusconi aveva comunque doppiato Salvini: la Lega si era fermata al 6,2.

Proporzioni che stasera cambieranno di certo, i margini di crescita del Carroccio sono notevoli e se Forza Italia viene battuta molto, il Capitano comincerà a pensare ancora di più - ma è già un suo chiodo fisso - alla vocazione maggioritaria del Carroccio e alla nuova-vecchia sfida per la prossima Italia: destra-centro contro centrosinistra.

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