Benzina, Freni (Mef): «Il taglio delle accise non era più rinviabile»

Il sottosegretario all’economia: «Nel Def sarà previsto lo sblocco di nuove risorse»

Benzina, Freni (Mef): «Il taglio delle accise non era più rinviabile»
Benzina, ​Freni (Mef): «Il taglio delle accise non era più rinviabile»
di Andrea Bassi
Martedì 15 Marzo 2022, 07:00
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Sottosegretario all'Economia Federico Freni, c'è attesa per gli interventi del governo contro il caro energia. Che tipo di aiuti arriveranno?
«La crisi energetica si va aggravando, e gli strumenti di risposta per sostenere famiglie e imprese devono essere adeguati rispetto al nuovo contesto. Ci stiamo battendo in Europa per consentire una maggiore flessibilità sugli aiuti di stato».

Per fare cosa?
«Sono necessari allo stesso tempo una iniezione di liquidità ed un supporto concreto al conto economico delle imprese per far fronte al caro energia; servono anche deroghe importanti per importi e durata degli aiuti, perché è chiaro che in questo contesto un finanziamento a breve o di modico importo non serve a nessuno.

Tempi straordinari richiedono interventi straordinari».


Lo Stato sul caro-benzina sta guadagnando. È possibile intervenire sulle accise per ridurre i costi del carburante?
«Un intervento è possibile, ed anzi auspicabile. C'è più di una soluzione sul tavolo: per esempio agire prima che l'aumento dei costi del carburante confluisca nel quadro tendenziale».


Nel quadro tendenziale?
«Mi spiego: l'incremento del gettito delle accise, causato da un incremento del prezzo del petrolio, viene fisiologicamente inserito nella prospettiva tendenziale; se invece venisse accantonato potrebbe essere usato per ridurre il prezzo alla pompa, attraverso una riduzione temporanea dell'accisa. Ma questa è solo una delle soluzioni possibili, siamo al lavoro per ottenere un alleggerimento della pressione fiscale sul settore».


Questo approccio come si concilia con la minor crescita attesa a causa della crisi?
«È una spirale che va spezzata. La minor crescita attesa è dovuta al rincaro di energia e materie prime, che deprimono produzione e consumi. Solo calmierando i costi a monte potremo garantire una ripresa dei consumi e, quindi, una maggiore crescita. Anche in quest'ottica si sta lavorando ad una rateizzazione delle bollette e credo sia giunto il momento di considerare seriamente la riapertura dei termini della rottamazione».


Parla delle cartelle esattoriali?
«Sì, sarebbe una vera boccata di ossigeno per tante famiglie e tante imprese che non sono riuscite a pagare in tempo».


Il governo poche settimane fa ha usato 8 miliardi presi a prestito dal Def per ridurre i costi dell'energia. Dove prenderete ora i soldi?
«Ci sono diverse scuole di pensiero. Lo scostamento la soluzione di più immediata percezione, quella cui siamo stati abituati in tempi di pandemia. Ma potrebbe essere sufficiente una correzione di rotta nell'ambito del Def per reperire le stesse risorse. Ciò che più conta non è il mezzo tecnico con cui si trovano i fondi, ma il poter sostenere in modo concreto famiglie e imprese».


Sempre più spesso si sente parlare di economia di guerra. Dobbiamo prepararci a razionamenti di luce e gas?
«Paghiamo una politica miope in materia energetica, paghiamo i troppi no ideologici detti senza cognizione di causa: la strada verso l'autonomia energetica è ancora lunga e decisamente in salita, ma il razionamento non è all'ordine del giorno. Più che razionare dovremmo sbloccare: in materia di rinnovabili, per esempio, serve a poco un aumento della capacità produttiva se quella già esistente non entra in rete, e quindi non può contribuire concretamente al fabbisogno quotidiano».


Da tempo si parla di imporre un tetto europeo al prezzo del gas. È fattibile?
«Una calmierazione in senso tecnico (a meno di non immaginare un provvedimento con effetti globali) rischierebbe di paralizzare l'offerta di gas, con effetti devastanti su imprese e famiglie. Quello del gas è un mercato vero e proprio, che risponde a regole di mercato, la regolazione, che pure esiste, difficilmente può spingersi fino ad imporre un prezzo amministrato, ma certo qualche soluzione mediana si può immaginare».


Nel mercato del gas ci sono speculazioni?
«Io credo che prima di calmierare le tariffe sia necessario rivedere il meccanismo di formazione del prezzo in bolletta, che non dipende certamente dal solo costo della materia prima (legato all'indice TTF). Se il prezzo in bolletta per famiglie e imprese aumenta più del costo dell'importazione del gas significa che chi importa e distribuisce sta incrementando i profitti: su questo tema una riflessione è ormai ineludibile».
 

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