Berlusconi: «Non voto il Mes». Conte ritorna ostaggio della fronda M5S

Berlusconi: «Non voto il Mes». Conte ritorna ostaggio della fronda M5S
Berlusconi: «Non voto il Mes». Conte ritorna ostaggio della fronda M5S
di Marco Conti
Mercoledì 2 Dicembre 2020, 07:27 - Ultimo agg. 13:22
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Più che un voto sarà una lotteria quella che tra una settimana si svolgerà in Parlamento quando si dovrà votare sulla riforma del Mes. Ironia della sorte si spaccano soprattutto i due partiti, M5S e FI, composti da parlamentari che più degli altri temono la fine della legislatura. E' per questo che nuove sorprese sono possibili quando in Parlamento si dovrà votare la mozione a sostegno della relazione che farà il presidente del Consiglio Conte in vista del Consiglio Europeo. Sulla carta i numeri al Senato non consentono a Conte di stare tranquillo anche se c'è ancora tempo per contare su qualche assenza e soccorso dei tanti grillini e azzurri finiti nei gruppi misti o altrove.

Le contorsioni grilline sono note da tempo e il voto per autorizzare non l'uso da parte dell'Italia, ma il via libera al cambio dello statuto del Mes, è solo l'inizio di quella spaccatura che sembra ormai inevitabile. La novità di ieri ha sorpreso persino Alessandro Di Battista che di prima mattina aveva bollato il Mes come «obsoleto come Berlusconi» e invece poco dopo se lo trova al suo fianco. Così Luigi Di Maio che, come il Cavaliere, parla di «riforma peggiorativa» e che comunque l'Italia il Mes «non lo userà mai anche perchè non ci sono i numeri in Parlamento» per autorizzarlo.

Il problema di Conte ora non è però l'utilizzo quanto permettere il cambio di statuto che i sovranisti non vogliono proprio per poter continuare ad attaccare il Mes vecchia maniera.

La novità è però capriola di Forza Italia che si consuma dopo l'altolà di Matteo Salvini («chi vota il Mes non sarà più compagno di strada della Lega»). Trascorrono poche ore e arriva l'annuncio di Silvio Berlusconi secondo il quale FI «non voterà il Mes perché sono state ignorate le nostre proposte».

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La giravolta

E così se il voto di tutto il centrodestra allo scostamento di bilancio è stato interpretato qualche giorno fa come il ritorno sulla scena del Cavaliere, ieri mattina si è compreso quanto limitato sia lo spazio di manovra che Salvini intende lasciare all'alleato. I primi ad essere sorpresi del cambio di rotta sono gli stessi parlamentari azzurri che sulle chat hanno alternato incredulità e rabbia per il repentino cambio di linea, ma hanno poi preferito quasi tutti il silenzio.

La spiegazione offerta dal leader di FI - con la distinzione tra Mes sanitario e Mes bancario - per giustificare il cambio di linea offre il fianco a molte critiche anche perché le modifiche allo statuto contestate sono state approvate dal Ppe e molti parlamentari di FI compongono l'intergruppo pro-Mes. Il caos esplode talmente fragorosamente che vengono rinviate le riunioni dei gruppi convocate proprio per discutere della faccende. L'azzurro Osvaldo Napoli se la prende con Licia Ronzulli che pochi minuti prima del Cavaliere ha annunciato la svolta.

La discussione sul prossimo Dpcm e su cosa potranno fare le famiglia a Natale nasconde ancora le tenzioni interne alla maggioranza che sono di nuovo esplose nelle sempre più turbolenti riunione della maggioranza sul programma di governo. Ieri lo scontro sul Mes si è rapidamente spostato sulla struttura piramidale studiata da Conte che prevede una cabina di regia con il premier e due ministri, sei commissari e trecento impiegati. «Meglio una struttura di missione», afferma Maria Elena Boschi che, insieme a Matteo Renzi boccia la proposta di palazzo Chigi e rilancia l'idea di un sottosegretario con delega che risponde però al Consiglio dei ministri che a breve dovrebbe essere investito proprio della questione. Ma lo stallo non è solo sul Next Generation Ue, ma coivolge anche dossier antichi, come quello di Autostrade, di Ilva come di Alitalia. Senza contare che il Pd, dopo aver votato il taglio dei parlamentari e sostenuto il referendum, è ancora in attesa della messa a punto di una riforma costituzionale e di una legge elettorale.
 

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