Gas, dalle sanzioni al tetto Ue al prezzo: partiti divisi. Le ricette dei partiti per la crisi energetica

Gas, dalle sanzioni al tetto Ue al prezzo: partiti divisi. Le ricette dei partiti per la crisi energetica
Gas, dalle sanzioni al tetto Ue al prezzo: partiti divisi. Le ricette dei partiti per la crisi energetica
di Francesco Bechis
Domenica 4 Settembre 2022, 17:22 - Ultimo agg. 5 Settembre, 07:36
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Sulla malattia, nessun dubbio. La crisi del gas è una condanna per imprese e famiglie e va fermata subito, gridano in coro tutti i partiti. Sulla cura, invece, il coro non canta all'unisono. Chi promette l'autosufficienza energetica, chi ancora scommette sulle rinnovabili, chi, invece, propone una tregua per un po' di gas russo in più. La guerra energetica tra Ue e Russia divide i partiti in corsa per le elezioni. 

LE SANZIONI

Da Cernobbio, ospiti al Forum Ambrosetti, i leader di partito hanno messo in campo le ricette per la crisi. Matteo Salvini, segretario della Lega, continua a pensare che le sanzioni alla Russia siano un boomerang e vadano riviste. «Mi domando se quello che stiamo facendo serva a danneggiare coloro che vorremmo danneggiare», il dubbio serpeggiato sul lago di Como. Ma questa volta il «Capitano» aggiusta il tiro. Se le misure contro la Russia devono restare in campo, allora bisogna costruire «uno scudo europeo, come abbiamo fatto con il lockdown», dice.

Una misura su cui sembra convergere la leader di FdI Giorgia Meloni, che lancia invece un «fondo compensativo» per le nazioni europee più colpite dal contraccolpo delle sanzioni, Italia in testa. E però ribadisce anche la linea dura contro Mosca: «È la nostra posizione che stiamo decidendo, la nostra credibilità», ha chiosato da Cernobbio.

Le sanzioni, insomma, non si toccano, è la linea della leader-in-pectore del centrodestra. A cui fa eco, dall'altra parte, il segretario del Pd Enrico Letta, convinto che le sanzioni contro il Cremlino debbano restare, costi quel che costi. E chi promette di rimuoverle - aggiunge il leader dem con una stoccata diretta a Salvini - fa «un danno pesantissimo all'Italia, alla nostra affidabilità e al nostro ruolo in Europa».

Laconico anche Carlo Calenda, leader di Azione e del Terzo polo: «Non vale la pena parlarne», la frecciatina al leader della Lega. 

LE BATTAGLIE UE

Sullo sfondo restano in sospeso due battaglie europee che possono allentare la morsa russa sulle bollette italiane. La prima è targata Mario Draghi: un tetto europeo al prezzo del gas. Una misura su cui si esprimerà intanto il Consiglio Ue per l'energia convocato in via straordinaria il 9 settembre e poi il primo consiglio europeo di ottobre. Sulla carta, tutti i partiti in corsa verso le urne si sono espressi a favore.

A cominciare da Meloni, che dopo i dubbi iniziali ha infine dato il suo endorsement alla causa. Non senza puntare il dito contro l'Ue. «Il tetto al prezzo del gas oggi non c'è perchè non conviene a Olanda e Germania e questo significa che nell'Europa della solidarietà gli altri difendono i propri interessi nazionali», ha detto da Cernobbio. Si trova d'accordo Salvini che però ha proposto di seguire «il modello Macron». Ovvero di introdurre per legge - come ha fatto il governo francese lo scorso gennaio - un tetto al prezzo del gas per fermare il caro-bollette. E poi sovvenzionare i fornitori energetici per compensare le perdite.

Letta fa del "price-cap" un punto fermo del programma ed è convinto che si possa introdurre «a livello nazionale» introducendo «un regime di prezzi amministrati con il disallineamento tra i prezzi del gas e delle rinnovabili», ha chiarito nei giorni scorsi. E se per il leader di Impegno Civico il tetto al prezzo del metano è una battaglia che deve vedere uniti tutti i partiti, Matteo Renzi e Calenda restano cauti: per l'ex ministro è «realizzabilissimo» ma prima «servono altre misure». 

Tra queste - e qui si arriva alla seconda partita europea - il disaccoppiamento del prezzo del gas dal prezzo delle energie rinnovabili. Per Meloni si può fare anche subito, «si puo' fare a livello nazionale» anche se, ha aggiunto, «io non sarei per lo scostamento di bilancio». D'accordo anche il leader del Pd Letta, «il prezzo va resettato» e la proposta campeggia in cima anche all'agenda di Calenda e Renzi.

LE RICETTE DEI PARTITI

Di energia e crisi però parlano anche i programmi elettorali depositati dai partiti. Sono cinque i punti nell'agenda Pd. Dal controllo dei prezzi dell'energia elettrica, con un regime di prezzi amministrati per 12 mesi, al «nuovo contratto luce sociale» per famiglie con redditi medio-basse e microimprese. E poi ancora il «raddoppio del credito d’imposta per compensare gli extra-costi delle imprese per gas e elettricità», «un grande piano nazionale di risparmio energetico, incentivando degli investimenti delle imprese in efficienza energetica» e investimenti nelle rinnovabili.

Forza Italia punta invece sulle infrastrutture energetiche con Silvio Berlusconi che auspica «provvedimenti urgenti per sterilizzare gli aumenti e partendo immediatamente nella realizzazione dei rigassificatori, dei termovalorizzatori, delle energie rinnovabili ed anche con le ricerche sul nucleare pulito». Renzi e Calenda puntano sull'energia pulita con l'obiettivo di ridurre «del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 attraverso l’utilizzo delle fonti rinnovabili». Nel lungo periodo invece la missione è ottenere «un mix ottimale con rinnovabili e nucleare».

Nel programma di FdI risuona invece un mantra: sì alla transizione green ma a patto di «difendere e tutelare gli interessi del sistema industriale e produttivo nazionale». E per il caro-bollette c'è una misura per gli utenti più a rischio: «Introduzione delle “utenze di sussistenza” per situazioni di difficoltà economica: livello minimo di energia elettrica e gas garantito anche in caso di morosità».

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