Bonafede, M5S e Pd: rischio crisi. Iv frena: ma tavolo sulla giustizia

Bonafede, M5S e Pd: rischio crisi. Iv frena: ma tavolo sulla giustizia
Bonafede, M5S e Pd: rischio crisi. Iv frena: ma tavolo sulla giustizia
di Emilio Pucci
Mercoledì 20 Maggio 2020, 09:08
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«Non mi presto ai giochi che hanno fatto i 5Stelle in questi anni, votando mozioni di sfiducia contro chiunque». Caso risolto, la maggioranza oggi non rischia. Renzi con i suoi chiude alla possibilità di convergere con il centrodestra o sul documento a prima firma Bonino. Italia viva (il gruppo si riunirà prima dei lavori dell'Aula) non proporrà le dimissioni di Bonafede, ma in ogni caso nella discussione al Senato sulle mozioni contro il Guardasigilli il senatore di Scandicci rilancerà sul tema della giustizia. Proponendo un tavolo tecnico e chiamando in causa non un politico ma il presidente delle Camere penali Caiazza.
CAMBIO IN VIA ARENULA
L'intenzione di puntare ad un cambio di direzione al dicastero di via Arenula resta. «Io sono un garantista, non un giustizialista», ribadirà Matteo Renzi, invocando dei correttivi alla riforma della prescrizione. Tuttavia l'ex presidente del Consiglio insisterà più che altro sull'importanza di politiche a sostegno della famiglia, sulla necessità di sbloccare' il Paese, di farlo ripartire abbattendo la burocrazia. «Non è solo il governo ad essere ad un bivio. E' l'Italia questo il refrain - che deve scegliere quale strada percorrere per salvarsi».

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Basta limitarsi al corto respiro della tattica, dunque, serve una strategia di medio e lungo periodo ed è necessario «riscrivere insieme» le regole della convivenza democratica. Sul tema dei cantieri lo scontro è sulla cifra sul tavolo (Iv insiste sull'ok a lavori per 120 miliardi) e con la ministra De Micheli che, tra l'altro, vuole al massimo due commissari (Renzi ne vorrebbe uno per ogni grande opera). Tuttavia a meno di ripensamenti dell'ultima ora la tensione nei rosso-gialli è destinata a calare. Del resto Conte ieri, incontrando la Boschi (la capogruppo di Iv ha visto pure il capo gabinetto del premier, Goracci) ha fatto recapitare un messaggio chiaro al leader di Iv: «Si deve fidare. Da parte mia c'è stata sempre la massima disponibilità a discutere e ad inserire le richieste del suo partito nel dl semplificazione ma tutti devono restare nel perimetro della maggioranza».

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MANO TESA
Insomma, votare la sfiducia a Bonafede sarebbe «un atto politico» che non potrebbe non avere ripercussioni gravi. Il premier non hga affatto gradito l'aut aut di Iv. Da una parte ha messo in gioco l'esecutivo («con un voto contro un ministro ovvio che si aprirebbe una crisi»), dall'altra ha confermato la mano tesa. Si tratta dunque. Nel frattempo anche gli altri leader della maggioranza hanno lanciato un avvertimento a Renzi. Non è consentito neanche uscire dall'Aula. Una mossa del genere porterebbe la maggioranza sotto l'asticella dei 145 voti. E la mozione firmata da Bonino e Richetti potrebbe passare tranquillamente. Ma anche nel gruppo dem di palazzo Madama non si nasconde l'irritazione nei confronti del Guardasigilli.
«Non vogliamo la crisi afferma Marcucci e votiamo per salvare il governo. Ma ecco l'aggiunta - c'è un problema di metodo. Bonafede deve ricordarsi di essere ministro in un governo di coalizione nella stesura delle riforme del processo penale e civile». Il tentativo in atto è quello di commissariare' il capo delegazione M5s, difeso a spada tratta dai vertici pentastellati. «Credo che la mozione sarà largamente respinta», prevede il ministro per i Rapporti con il Parlamento, D'Incà. «Se qualcuno nella maggioranza vota la sfiducia ovviamente è una sfiducia al governo ma sono convinto che non ci saranno sorprese», osserva Crimi.

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SINTONIA
Sulla stessa lunghezza il capogruppo del Pd alla Camera, Delrio: «Non si può pensare che con il ministro della Giustizia, capo del principale partito in Parlamento, la cosa si risolve con una pacca sulla spalla». Le fibrillazioni sono destinate a durare.
LA SQUADRA
Nel Pd monta l'insoddisfazione anche nei confronti dell'Azzolina, come sottolinea esplicitamente Marcucci. Renzi ai suoi spiega di non volere un rimpasto anche se pure lui mette nel mirino il ministro della Scuola. E al premier ha proposto l'ingresso come ministri di Boschi, Migliore o Annibali. Conte (per ora) ha chiuso la porta ad ipotesi di ripensamento della squadra e del resto i vertici di Pd e M5s non ritengono che sia necessario una operazione del genere.
 


 

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