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GIORGIA MELONI

Calenda in Ucraina: «Armi, generatori e protesi: solo 24 ore per salvare Kiev. Linea Meloni? Sottoscrivo»

Il leader di Azione: Conte? Pacifismo finto. Insegniamo nelle scuole tutti i crimini del comunismo sovietico

Calenda in Ucraina: «Armi, generatori e protesi: solo 24 ore per salvare Kiev. Linea Meloni? Sottoscrivo»
Calenda in Ucraina: «Armi, generatori e protesi: solo 24 ore per salvare Kiev. Linea Meloni? Sottoscrivo»
di Francesco Bechis
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 14 Dicembre 2022, 00:12 - Ultimo agg. : 11:33
4 Minuti di Lettura

Passi sulla neve, fiato corto. Carlo Calenda sta per salire su un treno che da Leopoli lo porterà a Kiev. Il leader di Azione è in Ucraina. Missione personale, ma il messaggio è lo stesso veicolato dal governo Meloni: «L’Italia non può abbandonare questa gente». 

Quanto è grave la situazione?
«Gravissima. L’Ucraina rischia il black-out totale entro 24 ore. I missili russi colpiscono le infrastrutture energetiche, le città sono già al buio».

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Cosa chiedono gli ucraini?
«Generatori: le centrali stanno saltando una ad una. Possiamo fare la nostra parte: dobbiamo inviare una squadra di tecnici di Terna per aiutarli a ripristinare la rete elettrica. Agli ospedali servono protesi per i bambini mutilati. Ma la richiesta numero uno, qui, è un’altra».

Quale?
«Armi, proiettili, munizioni. Stanno finendo, per fortuna anche per i russi. Mettiamocelo in testa: gli ucraini vogliono difendersi».

Al G7 Giorgia Meloni ha ribadito il sostegno incondizionato, anche militare, all’Ucraina. Sottoscrive?
«Al cento per cento. L’ho detto e lo ripeto: su questo la linea di Meloni coincide con la nostra».

Quindi voterete a favore del decreto armi anticipato da Crosetto?
«Ovviamente sì. Questo non vuol dire non cercare una soluzione diplomatica. Tutti i leader europei hanno chiesto a Putin di fermarsi, lui ha sempre risposto picche. Oggi disarmare gli ucraini significa stendere a Kiev un tappeto rosso per Putin».

E le sanzioni alla Russia? Meloni ha sposato la proroga. 
«Giusto. Il nostro export in Russia è una quota trascurabile del saldo commerciale. Le sanzioni fanno male ad alcune aree, come le Marche o il Triveneto: non è abbastanza per venire meno ai nostri impegni». 

Giuseppe Conte parla di escalation. E annuncia il voto per lo stop all’invio di armi.
«Il suo è qualunquismo amorale. Possiamo solo scusarci con gli ucraini per la spregiudicatezza di Conte. E per i suoi silenzi, quando sorvola su un dettaglio: lasciare l’Ucraina senz’armi vuol dire consegnarla alle truppe russe. Putin non si fermerà».

Una parte del Pd sembra seguire l’avvocato...
«Soprattutto la generazione più anziana: ex comunisti con una antica fascinazione per i regimi autoritari. Gli altri, vedi Bonaccini, scelgono di non scegliere». 

Siete la stampella di Meloni?
«Falso. Siamo critici sulla manovra, sulla gestione della crisi migratoria e dei rapporti con la Francia. Su altri fronti, come la giustizia e la politica estera, votiamo a favore. Le opposizioni funzionano così in tutto il mondo».

 

Torniamo a Kiev. Che idea hanno gli ucraini dell’Italia?
«Un Paese amico, sono informati sulla linea della Meloni e sugli sforzi degli italiani per aiutarli. E ne sono contenti». 

Ma il conto per gli italiani è salato. Quanto si può andare avanti?
«Finché serve. Qui ho capito una verità sugli ucraini: non lottano per una generica idea di libertà, ma perché in tutti, vecchi e giovani, è viva la memoria degli orrori della dominazione sovietica. Da noi invece ci sono troppe amnesie». 

Di chi?
«Di una classe politica figlia del comunismo italiano che ha contribuito a edulcorare quegli orrori. In Ucraina sono fin troppo conosciuti. Ci sono genitori, nonni uccisi dai sovietici. Chi fucilato in una foresta, chi spedito in un gulag». 

Quindi?
«Bisognerebbe ravvivare la memoria anche in Italia. Insegnare nelle scuole i crimini del comunismo sovietico. E invece c’è un filone del pacifismo italiano che ha il vizio, insopportabile, di trasformarsi in odio aperto verso gli ucraini, accusati di ogni crimine. E in aperto sostegno alla Russia putiniana».

Una volta tornato cosa farà?
«Contatterò la Commissione europea: ho promesso a un gruppo di madri che cercheremo i loro bambini deportati e scomparsi. E spero si possa dar vita a un gemellaggio tra Roma e Kiev. Sarebbe un segnale importante». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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