Campidoglio, Tajani: «Subito più poteri per Roma. Il nostro candidato sarà civico»

Campidoglio, Tajani: «Subito più poteri per Roma. Il nostro candidato sarà civico»
Campidoglio, Tajani: «Subito più poteri per Roma. Il nostro candidato sarà civico»
di Mario Ajello
Sabato 29 Agosto 2020, 00:12 - Ultimo agg. 18:32
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Onorevole Tajani, a sinistra si sta pensando a un sottosegretario a Palazzo Chigi che si occupi di Roma. E voi del centrodestra state a guardare?
«Pd e grillini usano Roma per i loro giochi. Un sottosegretario nuovo sarebbe l’ennesima mossa propagandistica. La Capitale ha bisogno di serietà».

Non è che invece avete paura che Conte e i rossogialli prendano finalmente per le corna il toro della questione romana, e magari vi sconfiggano poi alle elezioni del 2021?
«Tutta questa loro dedizione ai problemi della Capitale non la vedo affatto. Al massimo, sottosegretario sì o sottosegretario no, faranno una task force, tanto ormai non si nega a nessuno e non serve a niente».

Anche voi del centrodestra però non state brillando.
«Noi però, liberi da ipoteche, senza avere il problema della Raggi che è una zavorra per i nostri avversari, abbiamo un’idea chiarissima di ciò che vogliamo fare per Roma».

E cioé?
«Ci batteremo, da qui a prima del voto del 2021, per far approvare la legge costituzionale su poteri e risorse per la Capitale, che abbiamo presentato alla Camera, a firma di tutti i parlamentari di Roma e del Lazio, con cui si porta a termine il percorso di rafforzamento inaugurato da Berlusconi nel 2009 con la legge per Roma Capitale. Prevede per la Capitale italiana uno status simile a quello che hanno Parigi, Berlino, Madrid. Non si può trattare l’Urbe come una città normale».

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La legge Berlusconi è stata abbandonata per colpa della Lega, ma la Lega c’è ancora nella vostra coalizione.
«C’è però anche una consapevolezza diversa del fatto che l’immagine e la forza dell’Italia, senza il pieno riconoscimento legislativo e politico della sia città guida, non potranno crescere. C’è un discorso patriottico da fare su Roma e nel centrodestra questa sensibilità ormai è pienamente acquisita».

Guardi però che dare attuazione alla legge di Berlusconi 2009 è anche quello che dovrebbe fare il sottosegretario giallorosso.
«Li voglio vedere. Litigano su tutto, e non credo proprio che Roma rappresenterà il loro miracolo di pragmatismo e operosità. Non ci sono proprio i presupposti».

Il problema, anche per voi, non è che Roma è indebitata fino al collo?
«Bisogna ristrutturare il debito del Campidoglio, non facendo più spendere soldi ai cittadini per gli interessi. Ma facendo intervenire lo Stato. L’importante è che questa città capitale non deve essere messa sotto tutela né della Regione né dal governo e non può essere oggetto dei loro capricci. Se Zingaretti ha a cuore Roma, ceda i poteri ma la Raggi non li ha chiesti e lui non li vuole cedere».

La prima cosa da fare?
«La smettano con i balletti. La sindaca si dimetta per manifesta incapacità e tutte le forze politiche presentino al più presto candidati non improbabili».

Voi perché non avete ancora il candidato?
«Lo stiamo cercando e non è facile da trovare. Dev’essere una figura modello Bertolaso. Un uomo del fare».

Ma esiste a Roma una figura del genere?
«Fuori dal mondo della politica va individuato. E dev’esser uno, o una, capace di volare alto per quanto riguarda le ambizioni di Roma e il suo sviluppo al servizio anche dell’Italia e allo stesso tempo in grado di garantire il funzionamento ordinario di questa metropoli. L’importante è che tuteli l’interesse generale e non quello di un partito o di un altro».

Nomi?
«Siamo per ora all’identikit. Un sindaco manager. Che sia espressione larga della città, trasversale e non autoreferenziale. L’importante è che abbia solo Roma come sua ambizione. E non, come accade agli esponenti della sinistra e alla Raggi, che pensi poi a come riposizionarsi. I danni che la Raggi ha fatto alla città non possono essere ripetibili perché Roma e già allo stremo e ha pagato fin troppo per colpa dell’incapacità al potere in questi anni umilianti».

Il programma qual è?
«C’è per esempio da sburocratizzare. Da velocizzare ogni processo decisionale. Non possiamo bloccare i lavori pubblici perché lo vuole una soprintendenza. Si faccia un museo se si scoprono area archeologiche e si vada avanti. C’è una cultura del vincolo che è diventata immobilismo e Roma invece ha bisogno, nel rispetto delle regole, di sviluppo e di futuro. Occorre un salto di qualità, un surplus di ambizione, fantasia e creatività. E, appunto, l’attuazione di quelle leggi che possano garantire alla Capitale una svolta nel campo dei trasporti, della viabilità, della pulizia e del decoro, e anche nella sicurezza pur non dipendendo solo dal sindaco».

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