Fontana e il caso camici, i pm: «Diffuso coinvolgimento del governatore». Acqusiti file del cellulare della moglie

Fontana e il caso camici, i pm: «Diffuso coinvolgimento del governatore». Acqusiti file del cellulare della moglie
di Claudia Guasco
Venerdì 25 Settembre 2020, 08:42 - Ultimo agg. 11:52
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C'è «il diffuso coinvolgimento di Fontana in ordine alla vicenda relativa alle mascherine e ai camici accompagnato dalla parimenti evidente volontà di evitare di lasciare traccia del suo coinvolgimento mediante messaggi scritti». Lo scrivono i magistrati nella richiesta con cui ieri si sono fatti consegnare i cellulari a una decina di persone coinvolte nell'inchiesta sui camici, tra cui la moglie del governatore indagato per turbata libertà del contraente. Andrea Dini, dopo aver avuto conferma dell'affidamento senza gara il 16 aprile di una fornitura di 75 mila camici dalla Regione Lombardia, informa la sorella Roberta Dini, moglie del presidente lombardo che detiene il 10% della Dama spa: «Ordine camici arrivato. Ho preferito non scriverlo ad Atti». Lei risponde: «Giusto, bene così».

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NON LASCIARE TRACCE
Il messaggio, scrivono i pm, «va letto nel senso di un'accortezza finalizzata a non lasciare tracce scritte». Ieri il nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza di Milano ha acquisito i telefoni di Filippo Bongiovanni, ex dg di Aria, e della dirigente della centrale acquisti regionale Carmen Schweigl, entrambi indagati, di Roberta Dini, Giulia Martinelli, capo della segreteria di Fontana ed ex moglie del premier leghista Matteo Salvini, degli assessori lombardi Raffaele Cattaneo e Davide Caparini e di altre persone che fanno parte dello staff della presidenza della Lombardia e dell'assessorato al Welfare. Per i pm di Milano ci sarebbe «la piena consapevolezza» di Andrea e Roberta Dini, rispettivamente cognato e moglie del governatore Attilio Fontana, riguardo alla «situazione di conflitto di interessi» nel caso della fornitura di camici e altri dpi da parte di Dama, «al punto da predisporre strumentali donazioni di mascherine al fine di precostituirsi una prova da utilizzare per replicare alle presumibili polemiche derivanti dal conflitto di interessi relativo alla commessa di camici ottenuta da Aria spa». In un messaggio scambiato tra Andrea Dini e un responsabile della Dama, l'imprenditore scrive: «Dobbiamo donare molte più mascherine, se ci rompono per le forniture di camici causa cognato noi rispondiamo così». Dalle chat scaricate dal telefono del titolare di Dama emerge l'irritazione dei fratelli Dini per l'intervento scomposto del governatore che, pressato dall'inchiesta giornalistica di Report, impone la conversione della commessa di camici in donazione. Il 25 maggio scorso la moglie di Fontana scrive ad Andrea Dini: «Mi chiama Attilio (già ti dice il cervello) per chiedermi il numero di fattura, perché ti ha fatto un bonifico ma manca il numero della fattura». Risposta del fratello: «Non va bene un bonifico tra privati. Digli di non farlo. Fa più danni».

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IL BARACCONE
Con il marchio Paul & Shark, controllato da Dama, messo in ginocchio dal Covid, i fratelli Dini erano impegnati a «ricercare nuove occasioni di guadagno, in particolare riconvertendo la produzione nel settore di camici e delle mascherine». Ma quando la fornitura si trasforma in donazione, cercano di «recuperare i camici consegnati anche nel tentativo di coinvolgimento di Fontana». Scrive l'imprenditore: «Stamattina consegnati 6.000 camici. Almeno quelli possono essere resi». Risposta di Roberta: «Ma in quel baraccone. Attilio ora è a Milano. Ti devi imporre». Tra i telefoni acquisiti, c'è anche quello dell'ex moglie di Salvini Giulia Martinelli, che ascoltata dai magistrati «ha riferito anche in merito della consapevolezza di Fontana sulla fornitura di Dama» alla centrale lombarda Aria. «Lui mi chiese: Ma è una donazione?. E io risposi: No. Fontana ebbe una reazione attonita, rimase in silenzio per un paio di minuti poi mi disse: Mia moglie ha il 10% di questa società. Prese le sue cose e se ne andò».
 

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