«Il centrodestra intende continuare a lavorare come coalizione e ha confermato conseguentemente la propria indisponibilità a sostenere un cambiamento della legge elettorale in senso proporzionale». In queste tre righe del comunicato stampa diffuso dopo il vertice del centro-destra svoltosi oggi a Roma c'è tutto il senso della riunione. Che è presto detto: dopo la batosta elettorale delle comunali Berlusconi, Meloni e Salvini tentano di salvare l'alleanza almeno fino all'elezione del Capo dello Stato prevista per gennaio-febbraio.
Berlusconi, Salvini e Meloni: «Compatti per l'elezione del Capo dello Stato. No al proporzionale»
L'ipotesi ritorno al proporzionale
Per il momento una nuova legge elettorale non è sul tavolo. Ma nei palazzi romani già si era cominciato a parlare di un possibile ritorno al proporzionale che in parole semplici significa che ogni partito è spinto a correre per sé.
All'evidenza dunque lo stop al proporzionale (che non c'è) è una mossa difensiva: il primo timore dei tre leader del centro-destra è l'avvio di un processo di ricomposizione generale degli equilibri politici che questa volta potrebbe persino essere spinoso per la loro leadership personale.
Il "caso" M5S
Tuttavia l'ennesimo processo di ricomposizione è già partito: nessuno può negare la perdita di peso dei 5Stelle (e comunque della spinta della protesta che per alcuni anni i 5Stelle hanno saputo interpretare), i vagiti di un sorta di polo di centro dopo il successo elettorale a Roma di Carlo Calenda e la ripresa (con molti limiti quantitativi) del Pd. Questi processi avranno ripercussioni anche sul centro-destra chiamato inevitabilmente - non subito, ma dopo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica - a sciogliere alcuni nodi strategici fra i quali spicca quello del rapporto con l'Europa.
Non a caso ieri la prima reazione all'esito del vertice del centro-destra è arrivata dal centrista Carlo Calenda. E si tratta di una dichiarazione molto puntuta verso Berlusconi e il suo cerchio magico. «Dal comunicato del centro destra si evince che Forza Italia, contrariamente al suo posizionamento europeo, continuerà a seguire i partiti sovranisti. Gli elettori popolari e liberali che credono nell'Europa e nella democrazia liberale dovranno trovare una nuova casa». Tradotto: Berlusconi, se vuole, resti con i sovranisti ma questa volta non è detto che i suoi elettori gli saranno fedeli. Insomma, proporzionale o meno nella politica italiana si sono riaperti tutti i giochi e ne vedremo delle belle.