Regge l'asse del centrosinistra. A conteggi ancora da avviare infatti, nel campo largo c'è chi vince e chi pareggia. E pure se qualche riflessione sarà d'obbligo tanto nel Pd quanto nel M5S, almeno per oggi ciò che manca sembra essere uno sconfitto vero e proprio.
Enrico Letta, ansioso di testare quel modello Napoli su cui punta per arginare il centrodestra alle politiche del 2023, può dirsi soddisfatto. Con il pallottoliere ancora da sgranare, i primi risultati danno ragione al «Si vince uniti» dispensato a piene mani nelle piazze italiane. Senza però vincolare il Pd a nessuno anzi, come ha in mente fin dall'inizio l'ex premier, semmai rendendolo indispensabile per gli altri, rendendo quasi i 5S un satellite. Tant'è che in tutte le città in cui c'è stata convergenza con i grillini (18 tra i capoluoghi), il candidato è stato un dem. Meno favorevole la situazione di Giuseppe Conte che, però, non aveva grandi aspettative e fin dall'inizio ha puntato allo zero a zero. La bollinatura della ritirata 5S del resto, era già arrivata al momento della presentazione delle liste (64 quelle ufficiali, su 978 comuni al voto). E quindi l'avvocato, consapevole che alle amministrative il Movimento non ha mai brillato, ha fatto di tutto per rendere il ridimensionamento una sorta di passo obbligato. «Siamo nella fase finale di una transizione» spiegano i grillini mettendo le mani avanti e sottolineando che la vera sfida «inizia a comunali finite».
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PARTITA IN TRASFERTA
Così in tutta la peculiarità di quella che è una «partita in trasferta» per i rosso-gialli (che hanno governato solo in 5 dei 26 capoluoghi al voto, più 3 liste civiche), per questo primo turno il Nazareno sembra aver infatti segnato una marcatura decisiva a Verona insieme ai 5S e, un'altra a Parma, ma da soli. Andiamo con ordine. Gli exit poll attuali, condotti solo sulle 6 città principali (Palermo, Genova, L'Aquila, Catanzaro, Verona e Parma), offrono un quadro parziale ma significativo. A Genova e L'Aquila, feudi del centrodestra, la sfida lanciata dal campo largo con i candidati Ariel Dello Strologo (36-40%) e Stefania Pezzopane (23-27%) fa temere anche per il ballottaggio ma non può essere considerata una sconfitta dell'asse. Anzi, per quanto in salita, qui Letta - che ha spinto Conte sui suoi candidati - ha ottenuto una prima prova di maturità. Con un però che lancia qualche indicazione sul ruolo dei centristi in vista del 2023. A Genova Italia Viva si è schierata con il leghista Bucci (51-55%) e ha vinto, mentre a L'Aquila andava con la Pezzopane e i risultati sono stati diversi.
Discorso più o meno assimilabile per Palermo.
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Chiaramente la situazione è più articolata delle 6 città con gli exit poll e indicazioni altrettanto significative arriveranno oggi, a scrutini iniziati. Ad esempio per valutare i grillini bisognerà guardare alle poche realtà dove sono andati da soli come Cuneo, Lucca e Piacenza (qui il M5S è presente assieme a Sinistra italiana e Verdi in competizione con il Pd). Mentre per il Pd, saranno interessanti i dati lombardi, specie quelli di Lodi. Nel feudo del centrodestra - ma patria del ministro dem Guerini - il 25enne Andrea Furegato può portare Letta all'ultimo vero obiettivo di questa tornata: un gol fuori casa. Cioè lo slancio che gli permetta di fare un passo avanti anche nei confronti di Meloni, e portare il Pd ad essere (almeno per il momento) il primo partito in Italia.