Consiglio Ue, Meloni rivendica il protagonismo italiano per "scacciare" la polemica con la Francia

Alla conferenza stampa con cui si è chiuso il Consiglio europeo straordinario il premier si è presentata con un unico obiettivo: rivendicare il ruolo recitato tra i Ventisette

Consiglio Ue, Meloni rivendica il protagonismo italiano per "scacciare" la polemica con la Francia
Consiglio Ue, Meloni rivendica il protagonismo italiano per "scacciare" la polemica con la Francia
di Francesco Malfetano
Venerdì 10 Febbraio 2023, 18:03
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«L'Italia è stata protagonista». Alla conferenza stampa con cui si è chiuso il Consiglio europeo straordinario di giovedì e venerdì, Giorgia Meloni si è presentata con un unico obiettivo: rivendicare il ruolo recitato tra i Ventisette. O, volendo, spostare l'attenzione dalle polemiche sul mancato invito di Parigi alla cena con Volodymyr Zelensky di mercoledì. Tant'è che il premier annuncia fin da subito ai giornalisti di voler marcare «gli importantissimi passi in avanti» compiuti a Bruxelles.

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Consiglio Ue, Meloni rivendica il protagonismo italiano

Conclusioni finali alla mano (con tanto di sottolineature in blu ben visibili), Meloni spiega come nel testo vi siano almeno «sette o otto proposte italiane», frutto delle interlocuzioni compiute al Consiglio e del lavoro preparatorio svolto nei giorni scorsi con il ministro Raffaele Fitto.

Posto che il sostegno a «trecentosessanta gradi» per Kiev non è affatto in dubbio (con la conferma dell'invio a breve dello scudo aereo italo-francese Samp-T), il riferimento è in primis alla difficile trattativa sugli aiuti Stato. "In cambio" del via libera italiano alla riforma, si è ottenuta non solo la flessibilità sull'uso dei fondi già stanziati per ridurre le disparità tra Paesi con agibilità fiscali differenti, ma anche l'impegno ad una revisione «conforme» del Fiscal Compact e quello al compiere dei passi in avanti sull'istituzione di un fondo sovrano. Idem per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori verso la Ue. Meloni in questo caso sottolinea di essere riuscita a spostare il focus europeo dai movimenti interni a quelli primari. E quindi dall'accordo di Dublino al riconoscimento della «specificità del confine marittimo e della rotta del Mediterraneo centrale».

 

Un passaggio che prepara il terreno al piano d'azione già annunciato nei mesi scorsi dalla Commissione Ue e momentaneamente finito nel dimenticatoio. Inoltre, grazie alla mediazione italiana, i Ventisette hanno finito con il concordare sulla necessità di una «maggiore cooperazione». Ovvero all'impegno - più o meno concreto lo si vedrà tra qualche mese - a stanziare risorse per lavorare con «i Paesi di provenienza e i Paesi di transito». In altri termini Meloni vorrebbe che qualcosa di simile al lavoro che l'Italia sta compiendo in Africa per aumentare la propria influenza e la stabilità dei Paesi, avvenisse anche sotto l'egida europea. «Crediamo che - aggiunge  - collaborando meglio con queste nazioni, si possano anche combattere i flussi illegali e segnatamente i trafficanti di esseri umani».Non solo, la posizione italiana ha trovato riscontro nell'inserimento di un passaggio definisce l'immigrazione «un problema europeo che ha bisogno di una risposta europea» e di uno che riattiva il tavolo di contatto tra istituzioni europee ed Ong «nell'ottica di regolamentare il funzionamento di queste attività».

LE PAROLE
A fronte di alcune che - nell "guerra di parole" in cui si traduce ogni Consiglio europeo - sembrano a tutti gli effetti delle vittorie, è però inevitabile leggere nelle dichiarazioni del premier una postura differente sulla Francia. Il cambiamento è soprattutto nei toni più freddi e nell'atteggiamento più distaccato: l'«inopportuno» riferito alla cena parigina in ingresso del Consiglio, diventa all'uscita un «se fossi stata invitata avrei consigliato di non fare quella riunione perché a noi sull'Ucraina interessa soprattutto dare un messaggio di compattezza». Il tentativo è "assorbire" lo sgarbo per imputarlo, comunicativamente, ad una mancanza francese più che ad una minore rilevanza italiana. La Penisola, in pratica, non può dirsi isolata: «A Parigi c'erano due presidenti europei, ne mancavano 25». 


Anche perché, e qui sta un'altra rivendicazione che dimostra il cambio di passo di Giorgia, l'Italia non si muove per alleanze, ma per opportunità. E cioè, in questi contesti, si avvicina ai Paesi che più possono aiutarla a portare avanti i propri interessi. Una «geometria variabile» come la definisce chi lavora ai dossier dell'Ue per palazzo Chigi, che ha portato ad un avvicinamento con l'olandese Mark Rutte sui movimenti secondari o ad un trilaterale con Germania e Malta per "sbloccare" la trattativa sulle ong. «Chi pensa ad una Ue di serie A e serie B, chi pensa che l'Europa debba essere un club in cui c'è chi conta di più e chi meno, sbaglia. Secondo me quando si dice che l'ue ha una prima classe e una terza classe, vale la pena ricordarsi del Titanic. Se una nave affonda non conta quanto hai pagato il biglietto».

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