Contagi in calo, Cts verso la chiusura. E negli stadi la capienza torna al 75%

Vezzali: «Il decreto Covid alla Camera ripristina subito le capienze sugli spalti»

Stadi, si torna al 75%: «Pronti già da domani». Cts verso la chiusura
Stadi, si torna al 75%: «Pronti già da domani». Cts verso la chiusura
di Francesco Malfetano
Mercoledì 16 Febbraio 2022, 21:46 - Ultimo agg. 17 Febbraio, 11:19
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Il primo step saranno le capienze di stadi e palazzetti. Sport e musica infatti, torneranno a respirare con più posti a disposizione del pubblico sugli spalti. In particolare si tornerà al 75 per cento per gli impianti all’aperto e al 60 per cento per quelli al chiuso. Forse sin da subito. «Non escludo che le nuove regole possano valere già da questo fine settimana» spiega la sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali. Poi, con ogni probabilità, sarà la volta dello Stato d’emergenza. Il 31 marzo infatti non verrà rinnovato. E, con esso, identica sorte toccherà anche il Comitato tecnico scientifico.

I segnali, del resto, ormai ci sono tutti. I contagi e le ospedalizzazioni Covid continuano a calare.

Le morti iniziano a stabilizzarsi. E anche le somministrazioni delle dosi booster hanno raggiunto livelli degni di nota (oltre il 60% della popolazione). E allora, è inevitabile, che non solo crescano le pressioni sul governo perché inizi un percorso che porti ad allentare le restrizioni anti-Covid, ma anche che si cominci quantomeno ad abbozzare una strategia sul da farsi.

LE CAPIENZE

Un piano in cui, dopo la riapertura delle discoteche e l’addio alle mascherine all’aperto di una settimana fa, come ha anticipato anche il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, il nuovo punto cardine saranno stadi e palazzetti. In principio limitati rispettivamente al 50 e al 35 per cento con l’ultimo decreto Covid del 2021, sono poi stati bloccati ulteriormente a 5mila spettatori (per la Serie A) durante la fase di recrudescenza pandemica di gennaio. Ora però, appunto, sembra tutto pronto perché le capienze tornino al 75 e al 60 per cento. A spiegarlo è Vezzali: «Abbiamo un decreto in conversione, su cui è stata posta la fiducia - dice alludendo al testo approvato ieri alla Camera con voto di fiducia - che prevede il ripristino della capienza precedente». Vale a dire che, a dispetto delle anticipazioni che prevedevano il ritorno ad un riempimento maggiore degli impianti sportivi solo a partire dal 1 marzo, «basterà attendere il voto finale e la pubblicazione in gazzetta ufficiale, un passaggio che, di norma, non dovrebbe prendere più di un paio di giorni» spiegano fonti che hanno lavorato alla pratica, concertata dallo Sport e dal ministero della Salute. 

L’obiettivo, chiaramente, è andare oltre e «nell’ottica della fine dello Stato di emergenza tornare ad una capienza al 100 per cento». Difficile possa accadere prima del 31 marzo quindi, ma il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina non molla. «Il 75 per cento è già un passo avanti - spiega - ma mi auguro che, vista anche l’involuzione della pandemia, si possa partire con il 100% già a fine mese». Discorso a parte merita il Comitato tecnico scientifico. Il consesso di 12 esperti che ha supportato il governo nelle scelte compiute fino ad oggi “vive” in seno allo Stato d’emergenza. Senza una nuova proroga quindi, il 31 marzo verrebbe sciolto.

Vale a dire che se lo status non sarà rinnovato, come rivelano essere altamente probabile diverse fonti di governo e come chiedono con forza alcuni presidenti di Regione, i tecnici non svolgeranno più la propria funzione. Così, anche se il ministro della Salute Roberto Speranza, come sempre, usa grande cautela e frena («Le formule tecnico-organizzative saranno valutate nei giorni immediatamente precedenti il 31 marzo»), sono gli stessi protagonisti a dirsi convinti. «Non credo verrà prorogato lo stato di emergenza e, quindi, si scioglierà anche il Cts» spiega ad esempio l’immunologo Sergio Abrignani. 

Un ulteriore passo verso la normalizzazione che prevederebbe, salvo diverse disposizioni successive, anche la dismissione dal 31 marzo della struttura del Commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo. Le sue competenze però (comprese quelle relative all’approvvigionamento di vaccini e mascherine), non andranno disperse, perché passeranno alla Protezione Civile, nel cui comitato operativo Figliuolo già siede come numero uno del Covi (Comando operativo di vertice interforze). Resta aperto, infine, il tema dell’eliminazione del Green pass, con un dibattito acceso tra oltranzisti, che vorrebbero eliminarlo da subito, e attendisti, che preferirebbero rinviare ancora di qualche mese. Un argomento, quello del certificato verde, che crea profonde fratture anche all’interno del Movimento 5 Stelle, con il leader Giuseppe Conte costretto non solo a ricucire lo strappo ma anche a rintuzzare le critiche nei confronti del sottosegretario Pierpaolo Sileri.

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