Giuseppe Conte, dal governo alle regionali: scontro con M5S. «È uscito pazzo ‘o padrone»

Giuseppe Conte, dal governo alle regionali: scontro con M5S. «È uscito pazzo ‘o padrone»
Giuseppe Conte, dal governo alle regionali: scontro con M5S. «È uscito pazzo ‘o padrone»
di Mario Ajello
Giovedì 20 Agosto 2020, 11:39 - Ultimo agg. 1 Settembre, 09:46
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Giuseppe Conte vuole fare il politico, vuole tracciare la linea del movimento 5 stelle? Sì, questo ha fatto il premier dicendo con forza, senza avvertire Luigi Di Maio, infischiandosene di Vito Crimi, dando lezioni di strategia elettorale e assumendosi la paternità, la titolarità, la rappresentatività massima e personalissima dell’incontro tra M5S e Pd, che nelle Marche e in Puglia dem e grillini devono andare insieme. Perché se si vince alle elezioni regionali in quelle due Regioni, il governo si stabilizza e chi lo smuove più. Ma proprio perché Conte vuole fare il leader, rubando il ruolo a Di Maio e agli altri, tutti i grillini hanno innescato l’effetto boomerang ai suoi danni.

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Ovvero: ha straparlato Giuseppe, si sente il Dio che non è, si atteggia a Napoleone e dunque il patto rosso-giallo che lui vuole non glielo daremo proprio. Crimi:
«No a forzature». Ovvero, Conte pensi a governare e non alle alleanze locali. Gli amici di Di Maio: «Un’intromissione cosi, in cose di partito al quale Conte non è neppure iscritto, e senza prepararla e senza concordarla, diventa un suicidio». E infatti, i due candidati presidenti del M5s, la pugliese Laricchia e il marchigiano Mercorelli, si sono precipitati a replicare a brutto muso a quello che pure dovrebbe essere il loro presidente del Consiglio. E anche Toninelli e gli altri sono sulla linea: Conte pensi a governare e non s’impicci delle nostre cose da movimento e delle nostre alleanze. Ma lui le alleanze con il Pd le vuole, e loro anche perché le vuole lui non gliele vogliono dare. Grillo è con Conte, ma tutti gli altri no.
 

 

E dicono dell’ex Avvocato del popolo: «Ormai ubbidisce a Franceschini». Di sicuro il Nazareno, al netto delle Oreste di distanza tattiche di Nicola Zingaretti che mai porteranno a vera divaricazione o rottura, ha adottato a Giuseppe. E nel mondo politico romano lo sanno tutti. A cominciare dai grillini. «La verità è che tra Conte e Di Maio ora c’è la gara a chi è più filo-Pd», sbotta un ministro grillino. «E siccome Luigi giorni fa si è intestato l’apertura sull’alleanza rossogialla, Giuseppe ha rilanciato». Come che sia, è stato un mezzo disastro. Perché tutto il M5s pugliese s’è schierato a difesa della sua candidata. «Ma non crederà mica di usarci come sue pedine», sbotta l’ex ministra Lezzi nei conciliaboli tra pugliesi. «Conte non ha capito con chi ha a che fare», insiste la senatrice tarantina, a cui vengono attribuite parole non riferibili all’indirizzo del premier.
Quelle che ripetono un po’ tutti nel movimento, dove dell’ex amico Giuseppe che hanno inventato loro dal nulla - e il quale vorrebbe farli scendere anche dalla barricata del No Mes, e magari ci riuscirà - il premier “di servizio” che vuole farsi leader politici viene bollato con questa immagine vernacolare:
«È uscito pazzo ‘o padrone”.

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