Il M5S spaccato tra Conte e Raggi. Torna la tentazione del proporzionale

Il MoVimento è in piena crisi interna e l’arrivo dell'ex premier non sembra riuscire a tenere insieme le diverse componenti

Il M5S spaccato tra Conte e Raggi. Torna la tentazione del proporzionale
Il M5S spaccato tra Conte e Raggi. Torna la tentazione del proporzionale
di Marco Conti
Venerdì 8 Ottobre 2021, 13:41 - Ultimo agg. 9 Ottobre, 13:03
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Con l’avvicinarsi dei ballottaggi a Roma e Torino, diventano sempre più funambolici gli esercizi dialettici di Giuseppe Conte per arrivare a dire che appoggia i candidati del Pd, ma solo un pochino, solo in parte e comunque senza esagerare. Il MoVimento è in piena crisi interna e l’arrivo di Conte non sembra riuscire a tenere insieme le diverse componenti che da domenica scorsa sono aumentate con Virginia Raggi che sta proponendo una linea alternativa a quella dell’ex premier. 

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Conte, la frenata sull'ingresso nel "nuovo Ulivo"

La frenata di Conte sull’ingresso del MoVimento nel nuovo Ulivo risponde al tentativo di non aumentare le fibrillazioni in vista dei ballottaggi al punto che l’ex premier non ha neppure detto se a Roma voterà Gualtieri o Michetti. A metterci un carico pesante è anche la promessa fatta a Roma da Gualtieri di non imbarcare i 5S nella giunta. Una promessa fatta a Carlo Calenda che sembra voler riproporre la conventio ad excludendum anche in vista di una possibile intesa alle elezioni politiche.

 

Il M5S spaccato

Un problema in più per Conte ma anche per Enrico Letta che dopo i ballottaggi potrebbe trovarsi con un MoVimento destinato a spaccarsi tra chi torna a predicare la corsa solitaria e chi l’intesa con il Pd. Da un lato Virginia Raggi, che è stata indicata da Beppe Grillo nel comitato dei garanti insieme a Roberto Fico e Luigi Di Maio, e dall’altro Giuseppe Conte.

 

Dallo sbocco che prenderà il MoVimento si capirà anche se c’è spazio per confermare l’impianto dell’attuale legge elettorale o per cambiare completamente il sistema e passare ad una legge elettorale dove si risolve in partenza il tema delle alleanze.

Letta e Salvini sono contrari, ma senza Ulivo è complicato. Così come nel centrodestra aumentano coloro che pensano che sia impossibile essere competitivi con una coalizione egemonizzata da una Lega sovranista e con forti simpatie anti-euro.

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