Covid, Lazio per ora in fascia a basso rischio ma si teme per la tenuta degli ospedali

Covid, Lazio per ora in fascia verde ma si teme per la tenuta degli ospedali
Covid, Lazio per ora in fascia verde ma si teme per la tenuta degli ospedali
di Mauro Evangelisti
Mercoledì 4 Novembre 2020, 00:39 - Ultimo agg. 14:06
5 Minuti di Lettura

La notizia ieri negli uffici dell’assessorato alla Salute della Regione Lazio è stata accolta quasi con dispiacere. Anche se a Roma e nelle restanti quattro province ci sono già 197 pazienti Covid in terapia intensiva e 2.192 ricoverati negli altri reparti, anche se dai pronto soccorso arrivano bollettini di guerra perché è difficile trovare posti letto, il Lazio resta nella fascia bassa di rischio, dunque con le misure di contenimento più blande indicate dal Dpcm. Eppure, l’Rt del Lazio nell’ultimo report della cabina di regia era a 1,51, dunque nell’area dello scenario “arancione”. Ma il rischio è ancora moderato, perché ci sono gli altri indicatori (in totale sono 21) a salvare, per ora, il Lazio: sta funzionando il tracciamento, si riescono a diagnosticare per tempo i casi Covid (anche se fino a qualche giorno fa c’erano lunghe file ai drive in), la percentuale di riempimento delle terapie intensive è ancora sotto il 30%. Altri indicatori però preoccupano, a partire da quello sulla percentuale di saturazione con pazienti Covid dei reparti di area medica che è al 43 per cento (in questo caso la soglia critica è 40 per cento). Il paradosso di questa storia è che l’assessore alla Salute, Alessio D’Amato, di fronte all’aumento di nuovi casi positivi anche nel Lazio (ieri sono stati 2.209, solo un mese fa, il 3 ottobre, erano 261, quasi nove volte di meno), da tempo sta predicando che servono misure molto più severe.

 

La sintonia

Fosse stato per lui, la didattica a distanza nelle scuole superiori sarebbe stata applicata molto prima nel Lazio, ma il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, aveva frenato per restare in sintonia con le decisioni del governo. Però alla Regione Lazio, malgrado l’inserimento nella fascia meno a rischio, hanno due convinzioni: la prima è che questo risultato potrebbe essere rimesso in discussione presto, perché con il nuovo report non solo l’Rt regionale potrebbe salire ulteriormente, ma anche perché altri indicatori potrebbero dare segnali di sofferenza. Inoltre, avrebbe poco senso dire che va tutto bene mentre i pronto soccorso stanno esplodendo.

«Siamo consapevoli che si è creata una situazione di difficoltà perché stanno arrivando moltissimi pazienti Covid negli ospedali - dice D’Amato - stiamo già potenziando l’offerta, arriveremo a seimila posti letto.

Calcoliamo che presto, negli ospedali di Roma e delle altre province, dei pazienti ricoverati uno su 3 sarà per Covid-19». L’altro tassello è l’assistenza domiciliare, per la quale si stanno coinvolgendo i medici di base perché si vuole migliorare, per quanto possibile, l’opzione di curare a casa i pazienti Covid con i sintomi meno importanti. Infine, sui tamponi - nel Lazio sono aumentati sensibilmente, ma i disagi sono stati notevoli sia per l’attesa ai drive in, sia per l’attesa dei risultati - da una parte c’è il ricorso in forma massiccia all’antigenico, il test rapido, che si potrà fare anche dal medico di base; dall’altra, dopo le resistenze della Regione nella prima fase, è stato deciso di coinvolgere anche i laboratori privati: 11 hanno presentato la candidatura per eseguire il tampone molecolare a prezzo calmierato, anche se prima di cominciare dovranno essere sottoposti a una verifica dell’Istituto Spallanzani.

Zone rosse nel Lazio, allerta in 16 comuni: ecco quali, dai Castelli al Viterbese

Il sistema sanitario laziale, almeno secondo quanto dice il report della cabina di regia nazionale, sta resistendo meglio di altre, ma è comunque in grande sofferenza e la crisi ha fatto balenare anche la possibilità di prevedere delle zone rosse provinciali. Stando all’indice di trasmissione, in questi giorni l’Rt è più basso a Roma, più alto nel Viterbese e a Frosinone. Prima di decidere misure più severe su questi territori, in Regione stanno studiando i dati dell’epidemia di Latina. Si vuole capire se stiano funzionando le limitazioni che furono attivate l’8 ottobre (quindi prima del resto del Paese) in tutta la Provincia pontina. Prevedevano, tra l’alto, un massimo di 20 persone in eventi privati, un massimo di 4 al tavolo nei ristoranti, bar e pub chiusi a mezzanotte, divieto di accesso alle Rsa dei parenti. I casi positivi aumentano anche a Latina, ma in modo molto meno marcato di province come quelle di Frosinone e Viterbo. In sintesi: visto che ora arriva una nuova stretta con il Dpcm, potrebbe essere inutile istituire delle zone rosse specifiche perché a Latina si è dimostrato che con il tempo i risultati arrivano. «Ma stiamo ancora studiando i dati, è presto per giungere a conclusioni» precisa D’Amato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA