Coronavirus, caos nel varo dei provvedimenti: alla fine arriva l’ordinanza unica

Coronavirus, caos nel varo dei provvedimenti: alla fine arriva l’ordinanza unica
Coronavirus, caos nel varo dei provvedimenti: alla fine arriva l’ordinanza unica
di Andrea Bassi
Lunedì 9 Marzo 2020, 00:51
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Spinto dall’urgenza di intervenire in fretta, il testo del decreto con il quale il governo ha separato in due l’Italia uscito dalle riunioni notturne di Palazzo Chigi, ha subito generato più dubbi che certezze. I telefoni del governo sono diventati bollenti già all’alba di domenica otto marzo, con il testo del provvedimento non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Dal ministero dello Sviluppo economico, a quello dei Trasporti, dalla Farnesina al ministero dell’Economia, sono piovute le richieste di categorie, sindacati, industriali. Tanto che nella serata di ieri la Protezione Civile è dovuta intervenire con un’ordinanza unica nazionale per fare chiarezza.

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Per ore però gli imprenditori si sono domandati se oggi avrebbero potuto riaprire gli stabilimenti, continuare a produrre e, soprattutto, continuato a trasportare e far transitare le merci attraverso la Lombardia e le province dichiarate zona rossa. «Il Dpcm adottato questa notte», ha detto Guido Nicolini, presidente di Confetra, «non blocca né trasporti né produzione». Il dubbio era lecito. Ma, come ha confermato lo stesso Nicolini, «il governo ha dato garanzia» che le attività non gestibili in remoto attraverso lo smart working rientrano tra le «comprovate esigenze lavorative» citate nel provvedimento. Del resto, ha spiegato Valter Scavolini, fondatore della Scavolini, «se le merci possono viaggiare non è un problema più di tanto, se si bloccano invece per noi sarebbe un disastro, perché noi non facciamo magazzino, lavoriamo sul prodotto che vendiamo, si produce quello che va consegnato, quello che assembliamo oggi va spedito tra due giorni». Gli uffici dello Stato invece restano aperti. L’Agenzia delle entrate ha deciso, per esempio, di tenere in funzione, in parte, anche le attività con il pubblico. Gli industriali di Padova e Treviso hanno bollato il provvedimento come «sproporzionato», chiedendo addirittura le dimissioni dell’esecutivo. E in effetti ieri l’idea di un blocco totale della produzione e dei trasporti in Lombardia e nella zona rossa, ha messo in allarme lo stesso governo che quella misura aveva scritto solo poche ore prima. Così è accaduto qualcosa senza precedenti. A poche ore dalla pubblicazione in Gazzetta del testo, molti ministeri si sono affrettati a diramare delle circolari “interpretative” del testo. La prima è arrivata dalla Farnesina. Già, perché anche dalle capitali estere si sono domandati se le merci potevano continuare a circolare in Italia e anche a uscire dal Paese. Le catene di produzione di molti settori avrebbero rischiato di interrompersi. 
Il ministero degli esteri ha chiarito che le merci possono circolare. Chi guida i Tir lo fa per una esigenza lavorativa e, dunque, giustificata dal decreto. E lo stesso vale per i lavoratori transfrontalieri che devono varcare il confine per arrivare al loro posto di lavoro. Una rassicurazione analoga è arrivata anche dal ministero dei Trasporti. Il dicastero guidato da Paola De Micheli ha confermato riga per riga le indicazioni che erano già state date dalla Farnesina. Così ha fatto anche il ministero dello Sviluppo economico. 

Dopo la confusione iniziale, infatti, è scattata subito un’operazione interna al governo per provare a parlare con una voce sola e dare indicazioni chiare su come vanno interpretate le norme del decreto. Così ieri sera è arrivata l’ordinanza unica della Protezione civile che ha stabilito la possibilità di spostamento delle merci sul territorio e ha anche deciso di lasciare aperti tutti gli uffici pubblici. Una mossa necessaria per evitare l’effetto confusione che si sta generando dovuto anche alle differenti norme per la zona rossa rispetto a quelle decise per il resto d’Italia. Un vademecum per permettere ai cittadini di orientarsi tra i divieti e le limitazioni messi in atto per fronteggiare la diffusione del coronavirus
 

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