Covid 19, Conte: «Ammorbidire le regole o faremo senza l'Europa». Poi la retromarcia. Lagarde: «Si vedono primi segnali negativi»

Coronavirus, Eurogruppo sospeso: nulla di fatto. Conte: «Ue ragioni come squadra»
Coronavirus, Eurogruppo sospeso: nulla di fatto. Conte: «Ue ragioni come squadra»
Mercoledì 8 Aprile 2020, 08:45 - Ultimo agg. 9 Aprile, 08:48
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A Palazzo Chigi si cammina sui carboni ardenti in vista di un possibile accordo nell'Eurogruppo. Il premier Giuseppe Conte, alla vigilia della riunione decisiva per l'attivazione di un piano europeo anti-virus, intravede una «luce verde» nel dibattito in Ue. La linea dura, portata avanti anche in queste ore, secondo fonti della maggioranza potrebbe portare i suoi frutti sul sì dei falchi al fondo di solidarietà proposta dalla Francia, da finanziare con debito comune europeo. Ma serve tempo. E, nel frattempo, potrebbe essere inevitabile che l'Italia sia costretta, in qualche modo, ad accettare il Mes. Di tutto questo Conte, poco prima dell'ora di cena, parla con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, con il titolare del Mef Roberto Gualtieri e con il sottosegretario Riccardo Fraccaro. Si tratta, di fatto, di un vertice squisitamente politico con il titolare della Farnesina che da un lato ribadisce la massima fiducia nell'azione di Conte, ma dall'altro mette sul tavolo la linea del M5S. 

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Una linea durissima rispetto al Mes. Anche per questo a Conte tocca mettere in campo una strategia bifronte: da un lato l'obiettivo è ammorbidire le posizioni dei falchi del Nord, a cominciare dalla cancelliera Angela Merkel. Dall'altro il premier è chiamato convincere la parte più consistente della sua maggioranza a dire sì ad un accordo che contenga pure l'«odiato» fondo salva stati. Nella sua azione esterna il premier mantiene una linea rigidissima. Torna a parlare ad una testata teutonica - questa volta la popolarissima Bild - e il virgolettato che ne esce è il seguente: «Se non saranno allentate le regole del bilancio, per l'Europa sarà la fine».

Parole che, però, dopo un paio d'ore Palazzo Chigi smentisce: «Nell'intervista odierna alla «Bild» il Presidente Conte non ha fatto alcun riferimento alle regole di bilancio europee, come è stato erroneamente riportato in serata da alcune agenzie». Palazzo Chigi sottolinea come il ragionamento di Conte sia che, se l'Ue non si darà strumenti finanziari all'altezza della sfida, l'Italia sarà costretta a far fronte all'emergenza e alla ripartenza con le proprie risorse.

Questo il virgolettato esatto:
«In Germania potete avere tutto lo spazio fiscale che volete ma non potrete mai pensare di affrontare un'emergenza sanitaria, economica, sociale di così devastante impatto con il vostro spazio fiscale». E poi: «È nell'interesse reciproco che l'Europa batta un colpo, che sia all'altezza della sfida, altrimenti dobbiamo assolutamente abbandonare il sogno europeo e dire ognuno fa per sè ma impiegheremo il triplo, il quadruplo, il quintuplo delle risorse per uscire da questa crisi e non avremo garanzia che ce la faremo nel modo migliore, più efficace e tempestivò». Spiega Palazzo Chigi: «Il ragionamento di Conte, quindi, è che se l'Europa non si darà strumenti finanziari all'altezza della sfida, come gli Eurobond, l'Italia sarà costretta a far fronte all'emergenza e alla ripartenza con le proprie risorse. Ma le risposte nazionali rischiano di essere meno efficaci rispetto ad un'azione coordinata europea e possono mettere a repentaglio il sogno europeo».
 


Nell'atteggiamento con i suoi alleati l'exit strategy prevede un jolly: il fatto che il Mes sia inserito nell'accordo dell'Eurogruppo non significa che venga applicato visto che la sua attivazione non è obbligatoria. E, difficilmente, questo governo la chiederà. Ma, per ora, al M5S, non può bastare.

Serve un Mes che sia «ultraleggero» nelle condizionalità. In caso contrario anche le timide aperture che si intravedono in una parte dei vertici del Movimento andranno in fumo. Anche perché, come spiega una fonte di maggioranza, un minuto dopo «l'accordo Matteo Salvini ci farà campagna elettorale contro». Il tema, insomma, è soprattutto legato alla comunicazione. Perché al momento l'Italia non ha ancora firmato il Mes, che va comunque ratificato dalle Camere. Punto, quest'ultimo, sul quale resta tra l'altro il rebus della tenuta dei gruppi M5S. Domani, prima dell'Eurogruppo, Conte, Gualtieri e Di Maio torneranno ad aggiornarsi. Per il premier la giornata è spigolosa. A ora di pranzo un vertice con i capidelegazione certifica le diverse sensibilità in seno al governo sul dossier delle aperture.
 

Sulla gradualità c'è un sostanziale accordo ma su come applicarla le posizioni divergono (con Roberto Speranza che spinge per la linea di massima prudenza) e devono, tra l'altro, fare i conti con il crescente pressing degli industriali per la ripresa delle attività. A complicare il quadro arriva il grido d'allarme del numero uno dell'Anci Antonio Decaro. «O arrivano 5 miliardi ai Comuni o si interrompono i servizi», sbotta il sindaco di Bari prima di lasciare anzitempo la conferenza unificata tra Anci e Mef. Nelle stesse ore Cgil, Cisl e Uil tornano a chiedere, con tanto di lettera indirizzata a Palazzo Chigi, un incontro a Conte sulle riaperture. L'incontro ci sarà ma, al momento, dell'istituzione di una cabina di regia permanente, chiesta da giorni dai Dem, non si vede l'ombra.​​

Intanto «segnali preoccupanti» iniziano ad apparire sul mercato del lavoro dell'area euro. Lo afferma Christine Lagarde, il presidente della Bce, in un intervento su vari quotidiani europei fra i quali Le Monde. «Se la disoccupazione ci mette di solito più tempo ad aumentare in Europa ed è meno volatile, dei primi segnali preoccupanti emergono» osserva Lagarde, notando come negli Stati Uniti le richieste di sussidi sono schizzate nelle ultime due settimane.

«Non» c'è rischio default di un paese della zona euro. «L'architettura dell'area euro è stata rafforzata per evitare questo tipo di rischio. La Bce c'è e dispone di tutti gli strumenti necessari e fornirà lo scudo necessario per proteggere la zona euro. Prima di marzo mi dicevano 'la cassetta degli attrezzi è vuota, non avete nulla, non potrete utilizzare l'arma monetarià. E invece l'abbiamo utilizzata». Ad affermarlo è il presidente della Bce, Christine Lagarde in un'intervista a 'Le Parisien'.

 

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