Covid, dal 7 gennaio tornano i colori: Veneto e Puglia verso la zona arancione

Covid, dal 7 gennaio tornano i colori: Veneto e Puglia verso la zona arancione
Covid, dal 7 gennaio tornano i colori: Veneto e Puglia verso la zona arancione
di Francesco Malfetano
Lunedì 28 Dicembre 2020, 22:56 - Ultimo agg. 30 Dicembre, 14:27
4 Minuti di Lettura

«Dopo una lunga notte si rivede l’alba, ma il mattino è ancora lontano». Così, un po’ prosaicamente, pochi giorni fa il ministro della Salute Roberto Speranza si è riferito al gennaio in arrivo per intendere che la lotta contro il Covid è tutt’altro che alla fine. Per sua stessa ammissione infatti, dal 7 gennaio la Penisola tornerà «al sistema delle aree colorate». Vale a dire che tra 10 giorni le Regioni italiane dovranno rifare i conti con le differenti restrizioni previste per aree gialle, arancioni e rosse. In pratica, la “battaglia” riprenderà da dove l’avevamo lasciata il 23 dicembre, con l’entrata in vigore delle misure natalizie. Con alcune differenze però.

Prima delle feste infatti, il Paese si accingeva a diventare giallo per intero ma ora, in attesa ovviamente di dati aggiornati che tengano conto di quel po’ di lassismo portato proprio dai festeggiamenti e con l’Rt nazionale in lenta risalita, alcune Regioni rischiano di retrocedere ad arancioni. L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) infatti, nel suo ultimo report (quello relativo alla settimana tra il 14 e il 20 dicembre) ha evidenziato come ben nove Regioni siano da considerarsi a rischio moderato o alto. In particolare, 5 di queste (Liguria, Marche, Puglia, Umbria e Veneto) sono classificate a rischio alto e 12 a rischio moderato, di cui quattro (Emilia-Romagna, Molise, Provincia Autonoma di Trento e Valle d’Aosta) ad elevata probabilità di progredire a rischio alto nel prossimo mese nel caso si mantenga invariata l’attuale trasmissibilità.

In pratica nei territori in questione l’indice Rt è troppo alto. Se nel nuovo monitoraggio dell’Iss, quello di questo fine settimana, dovesse essere ancora così e se la resilienza dei loro sistemi sanitari risulti essere messa ancora a dura prova come sembra, queste Regioni rischiano seriamente il declassamento in area arancione.

Vaccino, piano già a rischio ritardi: consegne ostacolate dalla neve. Arcuri: entro il 31 in Italia altre 470 mila dosi

Il caso Veneto

Posto che l’Rt nazionale è attestato attorno allo 0,90 (sempre nel periodo preso a riferimento dall’Iss) mentre la scorsa settimana era a 0,86 e quindici giorni fa a 0,82, ci sono territori che preoccupano più di altri. La più concreta indiziata al declassamento è ad esempio il Veneto che continua a registrare numeri decisamente poco favorevoli. Tant’è che non solo è stata indicata dall’Istituto Superiore di Sanità come uno dei 5 territori ad alto rischio per il suo indice Rt, ma anche nei dati di ieri ha registrato ancora 2.782 nuovi casi. Più di chiunque altro nella Penisola. Se è vero che il trend continua ormai da settimane e non può essere ignorato lo è pure che, come sostiene il governatore Luca Zaia, questa impennata è dovuta anche ad un numero di tamponi più alto degli altri. Anche i dati del bollettino sull’epidemia pubblicato ieri, attestano come il Veneto realizzi un numero di test molecolari crescenti rispetto a quasi tutte le altre Regioni (circa 10mila in più delle 24 ore precedenti).

Zaia: «Passaporto sanitario per prendere aerei e andare in albergo: in Veneto provvederemo subito»

Il bollettino

Tant’è che proprio il bollettino diffuso dal ministero della Salute ha evidenziato una leggera flessione dei casi ma solo a fronte di un basso numero di tamponi. Ieri infatti i nuovi positivi sono stati 8.585 con 68.681 tamponi effettuati (contro i 59.879 di domenica). Aumentano invece i morti (445, per un totale di 72.370 decessi da inizio pandemia) e i ricoveri (+361, rispetto ai 259 di domenica). Al contrario, dopo il picco del 14,9% delle 24 ore precedenti, cala fortunatamente il tasso di positività (che torna sul 12,5%). Restano invece sostanzialmente stabili gli ingressi in terapia intensiva, con un incoraggiante meno 15 a cui fa da contraltare il caso della Puglia. Sui 167 nuovi ingressi infatti, ben 57 sono stati registrati nella Regione che è mai riuscita a riportare il livello di ricoveri entro le soglie di sicurezza fissate dal ministero: il 30% dei posti di terapia intensiva e il 40% di quelli di area medica. Un dato che sommato ad una cronica sofferenza registrata anche nel tracciamento dei contagi e alle valutazioni dell’Iss, rende la Puglia la seconda principale indiziata per un immediato rientro in zona arancione dopo il 7 gennaio.

Covid, spunta la variante italiana: «In circolazione a Brescia da agosto, ecco perché i guariti avevano il tampone ancora positivo»

Vaccino obbligatorio, il governo ora si divide: Conte non lo esclude

© RIPRODUZIONE RISERVATA