Fase 2, Zaia: «Riaprire dal 4 maggio o morire». Anche Lombardia, Piemonte e Sicilia in pressing sul governo. La scheda

Fase 2, Zaia: «Riaprire dal 4 maggio o morire». Fontana: «Spalmare il lavoro su 7 giorni». Sindacati: serve regia nazionale
Fase 2, Zaia: «Riaprire dal 4 maggio o morire». Fontana: «Spalmare il lavoro su 7 giorni». Sindacati: serve regia nazionale
Giovedì 16 Aprile 2020, 09:41 - Ultimo agg. 17 Aprile, 00:27
9 Minuti di Lettura

Fase due già dal 4 maggio. Il giorno dopo la richiesta della Lombardia, da Nord a Sud si allunga la lista delle Regioni che chiede di accelerare l'uscita dal lockdown che sta sì aiutando a contenere l'epidemia del Coronavirus ma rischia di paralizzare il Paese fino a uno stato irreversibile. Mentre l'Istituto superiore di sanità avverte che l'immunità di gregge è ancora «lontana» e predica cautela, dal Piemonte alla Sicilia i governatori propongono la loro ricetta e mettono in campo le loro task force, provocando più di qualche malumore sia nel governo sia tra gli esperti chiamati da Palazzo Chigi sotto la guida di Vittorio Colao proprio per elaborare linee guida per l'uscita dalla fase più acuta dell'emergenza. 

Coronavirus, passeggia per Palermo con una pecora: multato
Coronavirus, a Roma 65 nuovi casi, nessun morto: è allarme case di riposo. Lazio, oggi 147 positivi e 5 decessi
Confindustria, Bonomi: Voragine Pil tremenda

Una delle ipotesi, spiega Fabrizio Starace, psichiatra del Consiglio superiore di sanità e componente della task force, è quella di aperture differenziate tenendo conto delle caratteristiche dei vari territori. Ma la sua è l'unica voce che si leva in una giornata in cui era attesa una nuova riunione degli esperti: la task force, insediata da poco, ancora non è pronta a fornire le prime indicazioni all'esecutivo - inizialmente si era ipotizzato entro il fine settimana - e non si è nemmeno più riunita in plenaria dopo la videoconferenza del giorno di Pasquetta. 

Coronavirus, i volontari della Croce Rossa potranno usare i treni Italo gratuitamente

Certo, ci si è divisi in vari sottogruppi e alcuni compiti sarebbero stati assegnati anche a singoli componenti, ma una plenaria era attesa nel pomeriggio e invece è stata rinviata. Il manager bresciano avrebbe comunque intensificato i contatti con il comitato scientifico e con il commissario Domenico Arcuri. I temi sul tavolo sono tantissimi, dagli approvvigionamenti di protezioni individuali a regime per rispondere alle necessità del sistema sanitario, ma molto lontane dalle esigenze di mascherine quotidiane se si dovesse far rientrare tutti al lavoro: se si decidesse di renderla obbligatoria per tutti per uscire di casa - come già sta accadendo in alcune Regioni - il fabbisogno crescerebbe a dismisura e di sicuro non si sarebbe pronti dall'inizio di maggio. 

Coronavirus, in Svezia oltre 1.200 decessi: crescono le critiche al governo

Arcuri e Colao avrebbero discusso anche di metodi di tracciamento attraverso app anti-contagio che, ha detto poi Arcuri in tv, sarà volontaria e sperimentata in «alcune regioni pilota», mentre i test sierologici sul campione di 150mila persone saranno avviati da inizio maggio. C'è poi il grande nodo degli spostamenti e delle regole con cui riorganizzare l'accesso agli esercizi commerciali, dai negozi a bar e ristoranti, per consentire un rientro in sicurezza alla «nuova» normalità. Ma la Task force al momento è in stand by, visto l'iperattivismo dei governatori: accanto ad Attilio Fontana si schierano, seppur con accenti diversi, il Piemonte e il Veneto ma anche la Sicilia che, forte proprio del suo 'isolamentò naturale, chiede a sua volta di ripartire. 


ù

Trump guarda avanti e prepara direttive per ripartenza

Il presidente della Lombardia si dice pronto a dialogare con il governo, e annuncia che nel weekend inizieranno i lavori di una (ulteriore) cabina di regia con il ministro Francesco Boccia e i rappresentanti degli enti locali proprio per «discutere di quelle che possono essere le modalità di riapertura». A quel tavolo Fontana porterà la sua proposta ad esempio di spalmare il lavoro non su 5 ma su 7 giorni per evitare congestionamenti dei mezzi pubblici in orari di punta. Mentre il governatore del Piemonte Alberto Cirio prepara la distribuzione di 5 milioni di mascherine in tessuto multiuso ai suoi concittadini prima di introdurre l'obbligo.

Coronavirus, operazione GdF Torino: sequestrate 400mila mascherine

 L'andamento in ordine sparso delle Regioni agita anche la maggioranza, col viceministro M5S Stefano Buffagni che torna in affondo contro la Lombardia e chiede a Fontana di «non seguire gli annunci di Salvini» ma di sedersi con il governo a «lavorare in modo serio» e il Pd che si oppone a soluzioni a macchia di leopardo e chiede un intervento nazionale. Preoccupatissimi anche i sindacati che hanno chiesto un nuovo incontro al premier Giuseppe Conte per essere coinvolti nella preparazione della fase 2, invocando una «regia nazionale» sulla sicurezza dei lavoratori e il rispetto alla lettera del protocollo siglato a metà marzo, da accompagnare con «sostegni legislativi». 
 


LA SCHEDA DELLE REGIONI
 Tra attesa e azioni di forza ecco le posizioni delle regioni sulle riaperture della Fase 2.

- VALLE D'AOSTA: la «riapertura» per la maggior parte delle attività non avverrà prima del 4 maggio. Alliance Valdotaine ha ribadito che «sicurezza sanitaria e sostegno al lavoro sono le priorità» invitando però a compiere «anche piccoli passi disciplinati per un ritorno progressivo alla normalità».

- PIEMONTE: «Parlare di normalità sarebbe imprudente, ma credo che il 4 maggio si possa iniziare una nuova normalità». Lo ha detto il governatore Cirio: «Aspettare a braccia conserte che il virus se ne vada per ripartire come prima è il più grande errore che si possa fare. Attrezzarci in questa fase per ripartire con una nuova normalità in sicurezza è il grande sforzo di responsabilità e lungimiranza che la politica tutta deve fare».

- LIGURIA: ha una task force che dovrà studiare la metodologia per riprendere le attività. Il governatore Toti auspica che ciò avvenga immediatamente dopo il 3 maggio in sicurezza. E per questo ha indicato di individuare alcune aziende pilota in cui poter sperimentare comportamenti da adottare per la ripartenza.

- LOMBARDIA: la regione guida il 'frontè della riapertura. Il governatore Attilio Fontana ipotizza di 'scaglionare il lavoro su 7 giorni anziché su 5, con orari di inizio diversi per evitare l'affollamento dei mezzi pubblicì. «Credo che si debba andare veloci» perché «comunque e in ogni caso dobbiamo cercare di fare ripartire la vita», sempre nel rispetto dei cittadini.

- VENETO: «Se ci sono i presupposti di natura sanitaria dal mondo scientifico, dal 4 maggio o anche prima si può aprire con tutto», ha detto Zaia: «dal 4 maggio dobbiamo essere pronti con dispositivi, regole, ovviamente negoziati con parti sociali e datori di lavoro. A me risulta che questo si stia facendo a livello nazionale con questa prospettiva. Non escludo che attività possono essere anche messe in una griglia di partenza, magari, un pò prima. Immagino che deadline sia il 4 maggio».

- ALTO ADIGE: «La tutela della salute ha la precedenza assoluta, anche per quanto riguarda la ripartenza, per non sprecare i primi successi», ha detto il governatore Kompatscher.

- FRIULI VENEZIA GIULIA: per Fedriga le Regioni non sono autonome nella riapertura e che si devono coordinare con il governo. Nel frattempo sta lavorando a un piano. Parola d'ordine è 'ripresa presto e in sicurezzà.

- EMILIA ROMAGNA: vuol provare a ripartire con alcune aperture di imprese prima del 3 maggio. Il percorso è di istituire tavoli provinciali sui singoli casi, d'intesa con imprenditori e sindacati. Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare una proposta al governo in cui si chiede di autorizzare le deroghe, laddove ci saranno le condizioni di sicurezza.

- TOSCANA: il governatore Rossi sta tenendo incontri con imprenditori e sindacati per presentare entro il 27 aprile un piano di ripartenza delle attività produttive, con particolare riferimento alle aziende più esposte alla concorrenza internazionale come moda e meccanica: così la Regione si prepara alla riapertura delle attività per la data indicata dal governo.

- MARCHE: in generale si aspettano le indicazioni del governo, ma se le imprese sono sicure possono lavorare.

- UMBRIA: la Regione lavora per farsi trovare pronta per la 'fase 2' senza comunque adottare iniziative diverse da quelle previste dalle norme nazionali.

- LAZIO: la regione si sta preparando alla ripartenza della fase 2, ma saranno rispettati i tempi e le indicazioni nazionali.

- ABRUZZO: la Regione non ha ancora richieste specifiche sulla fase 2. Le ordinanze su orti e lavori per i balneari vanno nella direzione della riapertura del turismo, considerata primaria. Per il resto attesa su decisioni Fca Val di Sangro.

- MOLISE: «Osserviamo, riflettiamo e poi decideremo». Così il Presidente Toma.

- CAMPANIA: un piano regionale per lo screening di massa e l'acquisto di 3 milioni di mascherine. Questi i capisaldi della fase 2 ipotizzata per la Campania dal governatore De Luca.

- PUGLIA: «Ci stiamo preparando per la ripartenza. Non stiamo solo osservando la situazione e gestendo l'emergenza, ma a far ripartire la Puglia in sicurezza. Questo sarà fatta attraverso un rafforzamento di tutti i sistemi di sorveglianza. Le valutazioni sui tempi e modalità saranno fatte di concerto non solo con i tecnici ma anche con il supporto scientifico di tutto il mondo accademico pugliese. Se i numeri nei prossimi giorni ci daranno ragione partiremo con il piede giusto», ha detto il governatore Emiliano.

- BASILICATA: Agricoltura e l'automotive, con lo stabilimento di Melfi di Fca: sono i due settori che, il 4 maggio, si rimetteranno in moto. Il presidente Bardi sta valutando anche la ripartenza delle aree industriali, ma in sicurezza.

- CALABRIA: Ancora si attende di vedere l'evolversi della situazione, ma si attendono le indicazioni del governo.

- SICILIA: «Il premier ha chiesto alle Regioni di condividere con i ministeri competenti eventuali scelte di anticipare riaperture di attività. Valutiamo l'ipotesi che lo Stato propenda di andare oltre al 3 maggio, mentre la nostra posizione è che non si può andare oltre a quella data, perché in Sicilia ci troviamo in una condizione epidemiologica diversa da quella di altre regioni». Così l'assessore alla Salute, Razza.

- SARDEGNA: sta già lavorando alla ripartenza, da quando è stata messa a punto un'app per tracciare gli spostamenti che però attende il via libera dal Governo. Nel frattempo si pensa a salvare la stagione turistica puntando anche a recuperare una parte dei flussi esterni grazie al passaporto sanitario. Per riaprire agli spostamenti si fa strada l'ipotesi di rendere obbligatorie le mascherine per tutti. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA