Draghi, dopo la lista dei ministri quale partito esce vincitore (e chi perde)?

Governo Draghi, chi vince e chi perde nella partita dei ministeri
Governo Draghi, chi vince e chi perde nella partita dei ministeri
di Diodato Pirone
Sabato 13 Febbraio 2021, 12:22 - Ultimo agg. 13:44
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Tra le molte partite che si giocano intorno al governo Draghi ce n'è una, in questo momento decisamente "minore" ma tuttavia importante, che riguarda i partiti. Nel giro di pochi giorni hanno dovuto seppellire quella montagna di propaganda condita da urla e insulti che accompagna da anni il loro marketing per acconciarsi obtorto collo a collaborare fra loro. E' un segnale importantissimo per il Paese. Significa che tutti siamo chiamati a far uscire l'Italia dalla secca sulla quale la pandemia (e la mancanza di riforme) ci ha fatto finire ma per i partiti le nuove regole sono difficili da digerire.

Collocati su un terreno collaborativo e propositivo le forze politiche comunque continueranno a competere sia pure sotto l'alta vigilanza non di uno ma di due arbitri: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Mario Draghi.

Già, ma con la nascita del governo Draghi chi sono i vincitori e chi ne esce ammaccato?

Diciamo subito che per misurare correttamente l'equilibrio dei poteri bisognerà attendere l'elenco dei sottosegretari che potrebbe riservare molte sorprese. L'analisi della distribuzione dei ministeri tuttavia non è esercizio inutile. Vediamo chi vince e chi perde  partito per partito.

M5S

E' il primo partito in Parlamento con quasi 300 fra deputati e senatori. E' quello che ha perso più potere ma mantiene quattro ministri fra i quali quello prestigioso degli Esteri ma i 5Stelle perdono qualsiasi influenza sui temi economici che pure sono stato un loro mantra negli ultimi due anni.

I quattro ministri pentastellati sono suddivisi fra le correnti interne. Di Maio è il capo dei "governisti" la corrente più numerosa dentro i 5Stelle e quella che vorrebbe un rapporto organico con il Pd. Anche Patuanelli, finito all'Agricoltura dopo una gestione vivace del ministero dello Sviluppo, milita fra i pentastellati favorevoli ad un futuro nel centro-sinistra. D'Incà e la Dadone (Rapporti col parlamento e Giovani), della corrente che fa capo al presidente della Camera Roberto Fico, hanno poco potere essendo a capo di ministeri senza portafoglio. Il partito non ha avuto il ministero della Transizione energetica lanciato in pompa magna da Grillo e che è stato affidato a un tecnico di alto profilo come il fisico Roberto Cingolani. Ma non si capisce bene di cosa i 5Stelle possono lamentarsi. Il loro ex capo politico, Di Maio, si è dimesso da quasi un anno e il pattito ancora non ha trovato il modo di nominare una dirigenza stabile e autorevole. Ha lasciato il compito di rappresentarlo di fatto all'ex premier Conte che non poteva fare troppi  miracoli. La perdita di fatto dell'ala più demagogica rappresentata da Di Battista probabilmente spingerà questo partito a trasformarsi in qualcosa di simile a quello che solo i Verdi in Germania e Francia. 

LEGA

Dal punto di vista politologico è la partita più interessante. Mattarella e Draghi hanno inserito nell'esecutivo tutti esponenti leghisti dell'ala pragmatica e meno ideologica del Carroccio. Giorgetti, varesino, ha avuto il ministero dello Sviluppo che dovrebbe svolgere un ruolo strategico nella spesa dei fondi del Recovery Plan con l'obiettivo di mettere in moto l'industria e, soprattutto, il commercio. Anche il moderato Garavaglia si occuperà di Turismo, un settore che esce disastrato dal Covid. Avranno poco tempo per fare grandi proclami e dovranno lavorare intensamente. La Lega ha ottenuto poi il ministero simbolico della disabilità affidato all'ex ministro Stefani. Resta fuori dal governo l'ala più convintamente anti-europea e quella più brava ad agire sulla leva della paura del futuro. Questo partito ora somiglia molto ad un laboratorio.

PD

Ha mantenuto tre ministeri di peso: Cultura, Lavoro e Difesa. In quest'ultimo, che ricade sotto la sfera diretta del Quirinale, è stato riconfermato Guerini. FRanceschini mantiene la Cultura. Orlando, vicesegretario del partito dovrà far vedere quel che vale sul fronte del Lavoro dove è in scadenza la legge sul blocco dei licenziamenti. Serve come il pane una riforma degli ammortizzatori sociali (che la Ue ci sta finanziando con decine di miliardi del piano Sure) ed è indispensabile risistemare la legge sul Reddito di Cittadinanza. I tre ministri del Pd sono di tre diverse correnti ma fra loro non ci sono donne. Zingaretti ha promesso di rimediare con i sottosegretari. I governi tecnici non hanno mai portato fortuna ai partiti di sinistra. vedremo cosa succederà questa volta. Fra i tecnici Giovannini (Infrastrutture) e Bianchi (Istruzione) sono dati come vicini al Pd.

FORZA ITALIA

E' il partito che ha fatto tredici al totocalcio. Il governo Draghi non solo ha risdoganato Berlusconi (che alla fine del 2011 dovette dimettersi da Presidente del Consiglio sotto l'enorme pressione dell'esplosione dello spread che ne misurava la profonda sfiducia internazionale) ma riserva tre ministeri a un partito che i sondaggi danno al 7/8%.  Si tratta di ministeri senza portafoglio, cioè senza strutture autonome: Pubblica amministrazione (Brunetta); Regioni (Gelmini) e Sud (Carfagna). Tutti e tre i ministeri però hanno grande visibilità. Inoltre l'Unione Europea chiede una forte semplificazione burocratica in cambio dei soldi del Recovery Fund e le Regioni sono protagoniste della lotta alla pandemia. Insomma ai tre non mancherà certo il lavoro. I tre ministri sono tutti deputati e i senatori del partito hanno mugugnato. Ma la vera partita di Forza Italia è quella per la riconquista del Centro senza farsi scavalcare da Renzi e dalla Lega. Una partita per la vita.

FRATELLI D'ITALIA

Il partito di Giorgia Meloni ha preferito restare fuori dal governo Draghi cui promette di fare le pulci proseguendo nella competizione con la Lega nata oltre un anno fa. E' un disegno rischioso perché il partito, che ha il suo baricentro soprattutto nel Centro-Sud, rischia di essere escluso dagli eventuali benefici del buon funzionamento del governo Draghi. Si vedrà solo con il tempo.

LEU

Al ministero della Salute resta Speranza. E dunque è un risultato importante per una formazione che viaggia sul 3%. Resta il nodo strategico per questa piccola formazione di svolgere un ruolo propositivo nella sinistra.

ITALIA VIVA

Renzi è senza dubbio il vincitore della partita politica aperta sul governo Conte. Se ne vedrà i frutti sarà nel medio termine. Al momento ha mentenuto solo il ministero (senza portafoglio) della Famiglia rimasro alla Bonetti.

AZIONE E +EUROPA

Ovviamente vedono con favore la nascita del governo Draghi ma non hanno ministri. Vedremo i sottosegretari. La loro partita si gioca sul lungo periodo e sul radicamento nel territorio. Come l'esperienza del mitico Partito d'Azione insegnò nell'Italia del secondo dopoguerra non basta avere ottime idee per raccogliere voti.

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