Draghi, se va al Quirinale premier tecnico e ministri politici

Maggioranza invariata, ma serve un "mediatore"

Draghi, se va al Quirinale premier tecnico e ministri politici
Draghi, se va al Quirinale premier tecnico e ministri politici
di Marco Conti
Lunedì 10 Gennaio 2022, 07:16
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«Un governo Draghi non può esserci senza Draghi. Ho rispetto per tutti i ministri ma senza Draghi non può esserci». La sintesi offerta qualche giorno fa da Matteo Renzi a La7, fotografa perfettamente ciò che potrebbe accadere con il trasloco del presidente del Consiglio al Quirinale.
La speranza che accarezzano tutti gli attuali ministri di rimanere al proprio posto anche senza Draghi, si scontra con la necessità che le forze politiche trovino un'intesa tutta politica per continuare la legislatura, seppur sui binari sui quali l'attuale governo è stato posto dal precedente presidente della Repubblica. Senza Mattarella al Colle quel patto va rinnovato e dovrebbero essere le forze politiche ad assumere l'iniziativa mettendo in fila una sorta di mini programma di fine legislatura: dall'emergenza pandemica ed economica, al Pnrr, dal caro bollette alla legge elettorale.

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La musica

Il tentativo sarà quello di tenere in maggioranza tutti i partiti che avranno eletto Draghi al Quirinale.

Compreso quello di Giorgia Meloni alla quale sarà rinnovato l'invito fatto già alla nascita dell'attuale esecutivo. La necessità di rivedere la squadra di ministri sorgerà non solo se, come è peraltro poco probabile, si dovrà far posto a FdI, ma comincerà dalla scelta del nuovo premier che potrebbe essere pescato tra i tecnici proprio per non colorare politicamente l'esecutivo di unità nazionale. Sarà in quel momento che le segreterie di partito avranno l'occasione per riprendersi la scena, magari anche ai danni dell'attuale pattuglia tecnica.

 

E se i ministri del Pd sono già frutto di una sapiente distribuzione che tiene conto dei pesi interni ai dem, nel centrodestra di governo la musica rischia di essere diversa. Il duro scontro di novembre tra Salvini e il ministro leghista Giancarlo Giorgetti si è in parte ricomposto, ma il leader della Lega potrebbe decidere di dare all'esecutivo un impronta più marcata cambiando uomini o deleghe. Da leader del centrodestra Salvini sostiene però anche di avere più di un problema nei rapporti con i ministri di FI che Berlusconi sostiene di non aver indicato lasciando a Draghi la scelta. Ovviamente toccherà a Berlusconi e a FI decidere, ma gli umori interni propendono per favorire l'ingresso nell'esecutivo del coordinatore nazionale del partito, Antonio Tajani. Complessa la partita dentro il M5S che non potrà non tener conto di come il Movimento si è schierato, o scomposto, nell'elezione del nuovo Capo dello Stato.

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