Dopo il primo plauso alla scelta di Sergio Mattarella di dare a Mario Draghi il compito di comporre un nuovo esecutivo in modo da evitare di andare al voto in piena pandemia, iniziano ad affiorare le prime differenze. Il Pd di Nicola Zingaretti, che ha subito un decisivo cambio rispetto ad un possibile nuovo incarico a Giuseppe Conte, ieri sera si subito schierato a sostegno di Draghi salvo sottolineare che i suoi voti non bastano per avere la maggioranza. Il M5S è sulle barricate. Crimi, dopo aver gestito abbastanza male la trattativa, ha detto che il Movimento non sosterrà Draghi, ma è stato contestato. Visto che però l’altenativa è il voto, forse anche prima di giugno, è facile immaginare che i distinguo non tarderanno ad ampliarsi. Ieri l’ex direttore di Sky Carelli è uscito dal Movimento e ha già annunciato altri parlamentari sono pronti a seguirlo.
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Draghi, che natura avrà il governo?
Il nodo da risolvere è però anche la natura che avrà l’esecutivo che potrebbe essere composto non solo da tecnici.
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Draghi, il nodo della Lega
È anche da comprendere in che forma la Lega di Matteo Salvini potrebbe sostenere l’esecutivo. Il leader leghista tiene alti i temi del Carroccio ma da settimane non parla di migranti, bensì di tasse e lavoro. È il segnale che il Nord è in sofferenza e che piuttosto delle elezioni preferirebbe provvedimenti concreti oltre a poter dire la sua sul Recovery Plan. Forza Italia aspetta un segnale dagli alleati, ma nel frattempo in molti hanno fatto già le valigie pronti a saltare sul governo di Super-Mario. Scontato il si di +Europa che con Benedetto Della Vedova si schiera per l’esecuto Draghi, e degli stessi “responsabili” messi insieme per sostenere un possibile Conte-ter.
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