Draghi e Cartabia al carcere di Santa Maria Capua Vetere: «Il sistema va riformato»

Draghi e Cartabia in visita al carcere di Santa Maria Capua Vetere
Draghi e Cartabia in visita al carcere di Santa Maria Capua Vetere
Mercoledì 14 Luglio 2021, 16:12 - Ultimo agg. 15 Luglio, 08:07
4 Minuti di Lettura

A Santa Maria Capua Vetere per dare un segno tangibile che il governo non dimentica. E che, ora più che mai, l'ordinamento penitenziario va riformato. Il premier Mario Draghi e la ministra della Giustizia Marta Cartabia scelgono il carcere dell'«orribile mattanza» - parole del Gip che si è occupato del caso - per ampliare il raggio delle riforme dell'esecutivo nel campo della giustizia. Andando a toccare non solo i processi civili e quelli penali ma anche il sistema delle carceri e i diritti dell'uomo sanciti dalla Costituzione. «Oggi non siamo qui a celebrare trionfi o successi ma ad affrontare le conseguenze delle nostre sconfitte», sottolinea non a caso dopo la visita. Il premier e la Guardasigilli - con loro anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli - arrivano nel casertano nel primo pomeriggio. Restano oltre un'ora nel penitenziario «Francesco Uccella».

Carceri, Draghi e Cartabia: «Il sistema va riformato»

Draghi visita diversi bracci del carcere, come quello femminile o quello con i detenuti con disabilità.

Entra in alcune celle e parla con i suoi inquilini. E, nel cortile del penitenziario, arriva anche l'acclamazione dei detenuti. «Draghi, Draghi», urlano al passaggio del capo del governo, scandendo anche la richiesta di «indulto».

Il presidente del Consiglio ovviamente incontra anche la polizia pentenziaria. E il messaggio che gli viene recapitato è univoco: il corpo, con l'aumento dei detenuti, è sottodimensionato. A loro Draghi promette che il governo non li lascerà soli e che la riforma dell'ordinamento pentenziario toccherà anche il settore della polizia. «Il governo non ha intenzione di dimenticare. Non può esserci giustizia dove c'è abuso. E non può esserci rieducazione dove c'è sopruso», sottolinea al termine della visita. E, il premier, a prescindere dalle indagini sugli abusi risalenti al 6 aprile 2020, evidenzia «la responsabilità collettiva» per le violenze, quella «di un sistema che va riformato».

«La detenzione - spiega ancora - deve essere recupero, riabilitazione. Gli istituti penitenziari devono essere comunità. E dobbiamo tutelare, in particolare, i diritti dei più giovani e delle detenute madri. Le carceri devono essere l'inizio di un nuovo percorso di vita. Alle parole del premier fanno eco quelle di Cartabia che prenderà in mano il dossier della riforma delle carceri.

«Questa deve essere l'occasione per far voltar pagina al mondo del carcere», sottolinea la ministra assicurando che metterà in campo, «subito», più assunzioni per il personale e più formazione. Al di là dei fatti di S. Maria Capua Vetere, da anni le carceri italiani sono segnate dal sovraffollamento. Una lieve diminuzioni (da oltre 60mila a 53.329) si è registrata nel passaggio dal 2020 al 2021 ma i numeri restano alti. E il Covid ha accentuato le difficoltà.

«La pandemia ha fatto da detonatore a questioni antiche», osserva Cartabia. E Draghi, a sua volta, sottolinea: «L'Italia è stata condannata due volte dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per il sovraffollamento carcerario. Ci sono migliaia di detenuti in più rispetto ai posti letto disponibili. Sono numeri in miglioramento, ma sono comunque inaccettabili». Per la riforma dell'ordinamento penitenziario ci vorranno alcune settimane. Ma sui principi il premier è chiaro. «La Costituzione sancisce all'art. 27 i principi che devono guidare lo strumento della detenzione: Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».

«A questi principi deve accompagnarsi la tutela dei diritti universali - spiega Draghi -. Ma la strada del governo non è in discesa». Sull'onda delle notizie dei pestaggi di S. Maria Capua Vetere la maggioranza è tornata a mostrare le sue divisioni sull'argomento. Pd e Lega partono da posizioni molto distanti. Toccherà al premier e a Cartabia trovare la, non facile, mediazione.

 

Garante detenuti: «Santa Maria Capua Vetere non è caso isolato ma nemmeno la prassi»

© RIPRODUZIONE RISERVATA