Elezioni Comunali nel Lazio. Viterbo, sfida al femminile. A Rieti niente ballottaggio. Testa a testa a Frosinone

Esclusi dal ballottaggio nel comune della Tuscia i due candidati ufficiali Allegrini (FdI) e Ubertini (Lega)

Elezioni Comunali nel Lazio. Viterbo, sfida al femminile. A Rieti niente ballottaggio. Testa a testa a Frosinone
Elezioni Comunali nel Lazio. Viterbo, sfida al femminile. A Rieti niente ballottaggio. Testa a testa a Frosinone
di Giorgio Renzetti, Mario Bergamini, Stefano De Angelis
Martedì 14 Giugno 2022, 00:33 - Ultimo agg. 15:04
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Elezioni comunali nei capoluoghi di provincia nel Lazio. A Viterbo ballottaggio al femminile fra Frontini e Troncarelli. Sinibaldi vince a Rieti al primo turno con il 53,9% delle preferenze. A Frosinone sarà testa a testa fra Mastrangeli e Marzi, che può rimontare. Ecco lo scenario dopo la tornata elettorale di domenica.

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Viterbo

Sfida al femminile e la "civica" Frontini spacca il centrodestra

Una sfida esclusivamente al femminile.

Il voto per il sindaco di Viterbo, già carico di particolarità e divisioni, certifica un dato che non trova riscontri altrove: sarà una donna, per la prima volta, a guidare l’amministrazione municipale che dopo il 26 giugno si insedierà a Palazzo dei Priori. Tutto secondo previsioni, per molti. Non per il centrodestra, che esce a pezzi dalla consultazione. 

Alessandra Troncarelli, 35 anni, assessore regionale del Pd nella giunta Zingaretti, avrebbe ottenuto (a circa metà sezioni scrutinate ieri notte) più del 30% dei consensi; con lei 7 liste oltre a quella di partito, compreso ciò che rimane del M5S e un pezzo di Forza Italia, con l’ex sindaco Giovanni Arena passato di qua. Al ballottaggio la sfida con Chiara Frontini, 33 anni, con la civica di centrodestra Viterbo 2020 più altre 5 liste amiche: anche al suo schieramento una percentuale di voti vicina al 30%. 

L’ESITO
Più staccati i due candidati del centrodestra ufficiale: Laura Allegrini (13,89%) per Fratelli d’Italia, e Claudio Ubertini (Lega e l’altro pezzo di FI), con un modesto 10,19%. Questi ultimi due verdetti delle urne comprovano la bocciatura dei viterbesi per la coalizione che ha retto la città dei Papi fino allo scorso dicembre. A Natale si sono dati appuntamento dal notaio quasi tutti i consiglieri di maggioranza, per dimettersi senza che il sindaco uscente potesse ipotizzare un ripensamento per non togliersi di mezzo. Da qui il commissariamento del Comune e la chiamata ai seggi anticipata. L’alto tasso di litigiosità, e la conseguente improduttività della macchina comunale, lascerà strascichi in area centrodestra, a cominciare dalle prossime politiche. I maggiorenti dei tre partiti di area non ne hanno azzeccata una: il senatore leghista Umberto Fusco, quello azzurro Francesco Battistoni e il delfino della Meloni, il deputato Mauro Rotelli, dopo aver mandato in frantumi la precedente giunta comunale hanno continuato a marciare divisi. E i risultati si sono visti ieri. Per tentare un’analisi si deve partire da Fratelli d’Italia, partito molto radicato in città, ha visto la sua candidata a sindaco Allegini toccare appena il 14% nonostante la spinta portata anche da Giorgia Meloni, arrivata per due volte in piazza del Plebiscito.

Ma sarà la partita Frontini-Troncarelli a monopolizzare l’immediato, ad accendere una campagna elettorale soporifera, fino a oggi. Se in politica spesso contano di più i nemici che non gli amici, a Viterbo può accadere ancora tutto. Fino a un possibile – anche se a oggi abbastanza remoto – apparentamento tra le due candidate e altri gruppi che avranno ottenuto seggi in consiglio. Per la Frontini, supportata da Vittorio Sgarbi – che si è autocandidato assessore alla Bellezza – questo è un aspetto da maneggiare con cura: nel 2018 perse il ballottaggio contro Arena del centrodestra allora unito, per 430 voti. Questo in virtù della sua determinazione/ostinazione nel rifiutare alleanze. Oggi la Frontini, forte anche della sua radice di centrodestra, ipoteticamente potrà attingere ai voti in libera uscita (o in gita al mare di Tarquinia e Montalto?) di quei viterbesi che hanno punito la squadra ufficiale.

Oggettivamente più complesso valutare le aggregazioni della sfidante Troncarelli al secondo turno. L’alleanza da campo largo, conti alla mano, sembra aver già fatto il pieno e riconfermare quel dato sarebbe già un successo. Vero è che in zona orbitano tre liste: Sinistra per Viterbo e quelle di Lisetta Ciambella. Ma Carlo D’Ubaldo (ieri 0.7%), della prima, si è sempre definito l’unico possibile rappresentante e difensore dei “valori della sinistra”. Mentre Ciambella (per lei il 9,49%), eletta nel 2018 proprio nel Pd per diventarne capogruppo in consiglio, è via via scivolata lontano dai dem: si è autosospesa prima del voto. Insomma, più che amica della Troncarelli, forse la prima nemica.

(Giorgio Renzetti)

Rieti

Sinibaldi sbanca: ballottaggio evitato, Lista “ConTe” al 2%

Alle 16, appena due ore dopo l’inizio dello spoglio, una proiezione, scritta a penna su un foglietto di carta, già circolava di mano in mano tra i tanti militanti di Fratelli d’Italia radunati nel comitato elettorale di Daniele Sinibaldi. Dava il giovane candidato sindaco del centrodestra al 54,1 per cento, contro il misero 35 per cento del suo sfidante numero uno, Simone Petrangeli, espressione del centrosinistra, già sindaco di Sel nel quinquennio 2012-2017. Percentuali che sono mutate di poco nelle ore successive, tanto che alle 18 e 45 i primi tappi erano già pronti a saltare in aria, in attesa dell’arrivo del nuovo sindaco della città, che il dolce sapore della vittoria, prima di concedersi all’abbraccio popolare, lo ha assaporato in casa, con compagna e figlioletta. Una vittoria netta quella di Sinibaldi, capace di evitare anche la possibile “trappola” del ballottaggio e maturata dopo un lungo percorso. Assessore e vicesindaco dal 2017, candidato del centrodestra già dall’autunno scorso, onnipresente in questi mesi di campagna elettorale, capace di incassare con diplomazia anche quale scivolone dei suoi, in primis del sindaco uscente. 

Un percorso opposto, e forse si può trovare tutta in questo aspetto la radice del successo del centrodestra, rispetto a Petrangeli. Un’opposizione per nulla epocale negli ultimi cinque anni, in autunno ancora sfogliava la margherita di una sua ricandidatura, poi d’incanto la discesa in campo. Tanto feroce e determinata da trascinare anche il Pd a primarie che non voleva, avendo da tempo individuato nell’assessore regionale Claudio Di Berardino il proprio candidato. Il Pd, per debolezza o presunzione o forse per entrambe, le ha accettate e le ha perse. Ma le primarie hanno segnato anche l’inizio della sconfitta per il centrosinistra. È arrivata subito la candidatura a sindaco di Carlo Ubertini, socialista della prima ora, a spezzare il fronte, mentre il Pd ha giocato il ruolo del “bello senza anima”. E le urne non hanno mentito, sancendo una sconfitta netta, non facile da rimarginare nei prossimi cinque anni. 

Esulta invece il centrodestra, con Fratelli d’Italia largamente primo partito e Forza Italia, ma il dato definitivo è ancora lontano, avanti a una Lega in forte regressione nel territorio. Per nulla esaltante la performance dei candidati di Italia Viva, confluiti nella lista civica “Rieti al centro” che alle 20 era sotto il 2 per cento. 
Al 2,1 per cento il risultato raccolto, ma anche questo è un dato parziale, dai grillini di “Con Te”. Se quello reatino doveva rappresentare un esperimento sulla nuova trasformazione leaderistica del movimento, è necessario riprovare.

(Mario Bergamini)

Frosinone

Mastrangeli davanti, ma al secondo turno Marzi può rimontare

Il centrodestra compatto sfiora il 50 per cento, ma non centra la vittoria e il tris di mandati. Il campo largo del centrosinistra guidato dal Pd combatte, regge e ora punta ad allargare l’alleanza nell’area riformista. Questo lo scenario a Frosinone, dove il nuovo sindaco sarà eletto al ballottaggio, tra due settimane. È quanto hanno sentenziato le urne al termine di una giornata entusiasmante, di trepidante attesa e di pathos, non solo per i candidati.

Il presidente dell’Ordine provinciale dei farmacisti, Riccardo Mastrangeli, assessore uscente sostenuto da Lega, FdI, Forza Italia e quattro civiche, in netto vantaggio, ha vinto il primo round con il 49 per cento circa, ma non è bastato per raccogliere il testimone lasciato da Nicola Ottaviani (Lega). È stato in testa tutto il giorno, ma non è riuscito a dare la spallata allo sfidante dei dem, l’avvocato Domenico Marzi. Quest’ultimo, già sindaco dal 1998 al 2007, è tornato nell’agone come leader di uno schieramento formato da Pd, M5S e cinque formazioni indipendenti di area riformista. Ha raggiunto una percentuale vicina al 40%. Saranno loro due, dunque, a contendersi la fascia di primo cittadino di Frosinone.

Piuttosto staccati, invece, gli altri tre aspiranti sindaco: il socialista Vincenzo Iacovissi, vicesegretario nazionale del Psi, che ha conquistato il 6 per cento (dovrebbe essere utile per aggiudicarsi un seggio); il civico Mauro Vicano, appoggiato anche da Azione, Udc e Progetto Lazio, che ha totalizzato il 4,3 per cento, lasciando il comitato elettorale piuttosto deluso e parlando di «risultato al di sotto delle aspettative»; il civico Giuseppe Cosimato (in campo con una lista indipendente), che si è fermato all’1,18 per cento.
Il candidato del centrodestra (Fratelli d’Italia è risultato il primo partito di coalizione) per alcuni tratti dello spoglio ha anche superato il 50 per cento, poi, però, il dato si è stabilizzato tra il 48 e il 49. Una sorta di saliscendi che non si è più scostato. Gli è mancato un soffio, dunque, per farcela al primo turno.

Il centrosinistra, che si è presentato diviso in tre tronconi, con il “campo largo” a guida Pd avallato da Zingaretti è rimasto dentro una forbice di otto-nove punti di distacco e ora punta a un’intesa con i pezzi mancanti dell’orbita progressista, ossia Azione e Psi, per cercare di riconquistare la guida del Comune dopo dieci anni. Da oggi, dunque, inizia una nuova partita. Il centrodestra, che ha messo in evidenza la forza della coalizione schierata compatta, si mostra fiducioso per il ballottaggio. Il centrosinistra, invece, parla di «grande risultato» e spera nel ribaltone.

(Stefano De Angelis)

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