Bullismo, il deputato Sensi si sfoga in Aula: «Ciccione, così mi insultavano da bambino» Video

Filippo Sensi in aula alla Camera durante il suo intervento
Filippo Sensi in aula alla Camera durante il suo intervento
Mercoledì 29 Gennaio 2020, 19:53 - Ultimo agg. 22:44
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«Vi parlo da persona obesa. Da uno che è stato per tutta la vita, e sono, cito: un cicciobomba cannoniere, un panzone, un trippone, una palla di lardo». Un esordio choc, quello del deputato dem Filippo Sensi, che nell'aula di Montecitorio ha presentato un ordine del giorno per chiedere misure specifiche contro il "fatshaming", letteralmente "la vergogna del grasso", una sorta terribile di bullismo. Per prevenire e sostenere le vittime, in primo luogo.

Allarme “grassofobia”, la nuova discriminazione tra i giovani




In aula si sta discutendo la legge contro bullismo e cyberbullismo, e Sensi (che sovrappeso non è più da un pezzo, ma - evidentemente - come per chi ha sofferto di qualsiasi altra dipendenza, l'obesità ti resta dentro anche se fuori sei magro) ha voluto sostenere, con la sua testimonianza diretta, la necessità di non dimenticare questa forma, violenta, di discriminazione, citando il bel libro di Costanza Rizzacasa D'Orsogna appena uscito, che racconta lo stesso tormento visto al femminile.


 

Uno studio dell'università della Florida, riporta Sensi, dice che per chi è vittima di fatshaming, continuare a ingrassare e di due volte e mezzo più probabile, finendo per scatenare comportamenti autodistruttivi come le abbuffate compulsive, l'anoressia, fino al suicidio.

«Un ragazzino una volta mi gridò: Sensi mi fai senso. Me lo ricordo come fosse ieri», racconta l'ex portavoce di Renzi e Gentiloni mentre i colleghi deputati ascoltano, per una volta, senza fiatare. «Sul mio peso scherzo, ci sorrido, lo esorcizzo, Non tutti però ce la fanno. Quando sei ragazzo, quando sei ragazza, è più difficile, lasciatevelo dire. Ci si chiude in casa, magari si finisce in cucina a rubare cibo, si seppellisce la derisione mangiando. Il cibo come anstesia, come stordimento, per non sentirli più, per non sentirsi più».

 
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